La lezione austriaca

La lezione austriaca. L'ecologista Alexander Van der Bellen sfiderà Norbert Hofer

Da qualche settimana l’Austria ha conquistato un posto speciale nel dibattito politologico internazionale. Un luogo nel quale si tocca con mano il fatto che l’Europa sta perdendo la sua partita con la globalizzazione.
Come accaduto in passato, i muri si ergono quando le civiltà perdevano la propria spinta propulsiva: è successo dal Vallo di Adriano fino alla Grande Muraglia. E ogni muro è stato il preludio della fine di quella civiltà che vi si rinchiudeva.
Siamo passati, in pochissimi anni, dalla “Fortezza Europa” ai fortini nazionali: in pratica, ci siamo illusi che Frontex e Triton potessero fungere da ideale muro contro la nuova invasione barbarica. Ma poi si è scoperto che neanche quello bastava. Eurolandia si scopre vulnerabile: prima si mette a regalare miliardi di euro ai dittatori africani per non meglio precisati “progetti di sviluppo”, chiaramente finalizzati a bloccare le migrazioni (con quali metodi?); poi si fa taglieggiare da Erdogan in cambio di campi di concentramento per migranti in Turchia. Infine: ognuno per sé e quindi arriviamo al capolinea: al Brennero.
Il governo austriaco, non fidandosi dell’Italia, erige una barriera che ha lo scopo di fermare i migranti. L’aspetto interessante è che ci troviamo di fronte a un governo guidato, non dalla destra, ma dai socialdemocratici dell’SPÖ, eredi (ormai molto alla lontana, per la verità) dell’austromarxismo di Otto Bauer, che governano in coalizione con i cattolici dell’ÖVP. In Austria, insomma, governano le due famiglie politiche che, insieme ai Liberali, hanno mandato in pezzi l’Europa.
Molti analisti hanno spiegato il “muro” come una mossa elettorale: un disperato tentativo dei due partiti tradizionali di arginare la loro frana elettorale alle presidenziali. Ma il muro si è tradotto in un assist proprio per quella estrema destra che si voleva arginare.
Oggi, come largamente previsto, l’FPÖ, il partito di estrema destra fondato da Jörg Haider, è il primo partito austriaco e il suo candidato alla presidenza Norbert Hofer, con il 36% dei voti, va per la prima volta al ballottaggio, raccogliendo i frutti dell’approccio securitario del governo al tema immigrazione.
Nella vicenda austriaca però c’è anche un’altra sorpresa. La vera novità è che Hofer non andrà a ballottaggio contro il candidato di uno dei due partiti tradizionali, ma contro lo storico leader ecologista Alexander Van der Bellen, che ha ottenuto oltre il 20% dei suffragi.
In Austria, insomma, si sta concretizzando uno scenario che attraversa, in modo non omogeneo, varie parti d’Europa. Da una parte, certamente, l’affermazione di vecchie e nuove destre nazionaliste, dall’altra una nuova soggettività alternativa: ecologista/verde nel mondo germanico e scandinavo, quella dei radicali danesi, olandesi e francesi che hanno in comune la diversa narrazione della crisi, quale effetto del collasso del nostro modo di stare su questo pianeta. Si va strutturando un nuovo bipolarismo: da una parte le destre che cavalcano gli effetti della crisi, dall’altra una nuova sinistra “eco libertaria” che sta muovendo i suoi primi passi e che cerca le prime convergenze per dare una risposta innovativa non agli effetti della crisi del nostro modello di (sotto)sviluppo, ma che punta alla causa, cioè al modello stesso.
L’Europa quindi muore o rinasce in Austria: la nostra unica certezza, ad oggi, è che l’Europa burocratico/finanziaria sta per andare in soffitta.

Fabrizio Cianci
Segretario EcoRadicali – Associazione Radicale Ecologista
Membro del Comitato Nazionale di Radicali Italiani

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Fonte: http://ecoradicali.it/2016/04/la-lezione-austriaca/

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