Non fossilizziamoci: cambiamo energia! Manifesto radicale in favore del sì al referendum del 17 aprile
Siamo pienamente convinti che il mondo radicale debba prendere una posizione forte e chiara rispetto al referendum del 17 aprile sulle trivelle, sostenendo il sì. EcoRadicali, in quanto associazione ecologista radicale e in quanto membro del comitato per il sì, lancia un manifesto – appello a tutta l’area radicale perché un miracolo di democrazia possa avvenire: perché si possa percorrere un primo passo verso una nuova politica energetica nazionale. Chiamiamo quindi a raccolta tutte le associazioni e i singoli radicali che condividano questo obiettivo, chiedendo di sottoscrivere il manifesto e promuoverlo
Il 17 aprile non andremo al mare, ma voteremo e invitiamo a votare sì al referendum contro le trivelle: perché quel mare che è storia, turismo e nutrimento, e che è di tutti noi, non venga svenduto e sfigurato per pochi spicci e qualche goccia di petrolio o qualche metro cubo di metano.
A questo Governo che ha fatto di tutto per impedire la consultazione referendaria – e poi – per farla fallire, vogliamo inviare un messaggio forte e chiaro: l’era fossile è finita.
Vogliamo un’Italia pulita e rinnovabile.
Voteremo sì il 17 aprile per far sapere alle istituzioni tutte che come cittadini contiamo: che vogliamo contare.
Vogliamo far sapere ai potenti che sentiamo il dovere della responsabilità verso il nostro Pianeta: che vogliamo lasciare in eredità un paese migliore di come lo abbiamo trovato.
Il nostro sì al referendum equivale alla consapevolezza che c’è bisogno di una nuova politica energetica: che un nuovo modello di sviluppo che rispetti i diritti della Terra, la vita e il suo rigenerarsi non solo è possibile, ma anche obbligatorio.
Vogliamo farlo sapere a un Governo che ha posto l’Italia tra i paesi firmatari dell’Accordo sul Clima di Parigi COP21: abbiamo preso l’impegno – davanti e insieme alla comunità mondiale – di contribuire alla riduzione dei gas climalteranti perché la temperatura terrestre aumenti (ancora!) ma entro i 2 gradi.
Un obiettivo appena sufficiente solo per limitare i danni, ma che potrà essere raggiunto soltanto se ciascun paese taglierà le proprie emissioni del 70%. A partire da subito.
E se, certamente, le nostre emissioni non sono paragonabili a quelle statunitensi o cinesi, va anche detto in modo chiaro che noi, l’Italia, che rappresentiamo neanche lo 0,9% della popolazione globale, pesiamo il quadruplo in termini di emissioni di CO2.
Quindi non siamo innocenti e al tempo stesso siamo vittime: 19 delle 30 città più inquinate d’Europa sono italiane; italiano è anche il primato europeo per le morti connesse a inquinamento.
La nostra totale dipendenza dall’estero di combustibili rappresenta la nostra resa incondizionata a regimi criminali o, peggio ancora, la nostra connivenza nelle guerre scatenate per l’accaparramento di risorse.
Le trivelle sono un simbolo di tutto questo. E da questo incubo vogliamo uscire.
Abbiamo quindi bisogno di azioni di adattamento e non di raschiare il fondo del barile.
Non abbiamo bisogno di trivelle, ma di fonti energetiche alternative, pacifiche, pulite, umane, per una diversa qualità della vita.
Abbiamo soprattutto bisogno di avviare una vero dibattito democratico per organizzarci e poter governare in modo efficiente gli scenari che, ci piaccia o no, sono di fronte a noi. Scenari nei quali non c’è più posto per i combustibili fossili.
È il momento di uscire dall’era fossile e dal modello di sviluppo senza radici che ad essa è legato: è il momento di entrare nel ventunesimo secolo.
Per queste ragioni, votiamo e invitiamo a votare sì.
Prime adesioni
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