Eco di Bergamo: «FederCaccia contro gli EcoRadicali»? EcoRadicali replicano a FederCaccia

Il 1 febbraio, l’Eco di Bergamo ha pubblicato la mappa delle vittime della caccia redatta dagli EcoRadicali, relativa alla stagione venatoria appena conclusa, mettendo in evidenza come i morti in Lombardia siano triplicati rispetto alla stagione venatoria dell’anno precedente. Il giorno successivo, sullo stesso giornale, appare un attacco della FederCaccia teso a minimizzare i dati.
Questa è la nostra lettera di replica a FederCaccia inviata all’Eco di Bergamo e che mettiamo a disposizione di tutti. Cogliamo anche l’occasione per ringraziare Antonello Romano, autore della bellissima illustrazione che correda questo articolo, per avercela messa a disposizione per la campagna sulla caccia.
Eco di Bergamo: «FederCaccia contro gli EcoRadicali»? EcoRadicali replicano a FederCaccia
Nel ringraziare l’Eco di Bergamo per aver dato spazio alla nostra indagine sui morti e feriti della stagione venatoria 2015 – 2016, crediamo sia doveroso e rispettoso, innanzi tutto verso le lettrici ed i lettori del giornale, fornire alcune precisazioni, nonché rispondere a FederCaccia che, per la verità, nessuno aveva chiamato in causa, ma visto che pone delle domande, ci sembra gentile ed opportuno fornirle.
FederCaccia accusa EcoRadicali di aver diffuso «dati fuorvianti e tendenziosi» attraverso la mappa georeferita della vittime della caccia, ma la nostra Associazione si è solo limitata a rappresentare su una mappa il lavoro di centinaia di giornalisti, quindi – nel caso – dovrebbero rincorrere tutte quelle testate giornalistiche.
Per quanto concerne la questione dei malori, questi sono stati inclusi come da protocollo Eurostat, che computa negli incidenti anche le cause accidentali connesse a «tutte le attività umane»; un aspetto che FederCaccia dovrebbe conoscere: così come dovrebbe saper contare e conoscere i confini della Lombardia. Interessa meno che FederCaccia non conosca la differenza, almeno lessicale, tra animalismo e ecologismo: ma non è certamente questa la sede per questo tipo di trattazione.
Non ci interessa neanche fare alcun tipo di moralismo verso chi pratica la caccia: questa è una questione che demandiamo alla coscienza e alla sensibilità dei singoli.
Piuttosto, ci interessa che i cittadini possano conoscere i costi sociali, ambientali ed economici della caccia. Ci interessa che tutti i cittadini siano eguali di fronte la legge, con eguali diritti e doveri.
Quando si parla di caccia, immediatamente il nostro pensiero va agli animali sterminati e agli innumerevoli morti e feriti. Queste sono le vittime più visibili della caccia.
Poi ci sono le vittime invisibili e inconsapevoli. E siamo tutti noi.
L’ISPRA ha diffuso da anni studi sull’impatto delle 17mila tonnellate di piombo, 510 tonnellate di antimonio, 85 di arsenico, che – mediamente – vengono rilasciate nell’ambiente attraverso le munizioni nel corso di ogni stagione venatoria. Così come sono noti al mondo scientifico gli effetti dei 300 milioni di cartucce che producono 6mila tonnellate di plastica disperse nell’ambiente. Sostanze tossiche che inquinano suoli ed acque: entrano nella catena alimentare e che ritroviamo sulle nostre tavole. Questo, ad esempio, lo sanno i cittadini?
Ma passiamo ai morti e feriti. Prendendo in considerazione le giornate venatorie effettive, la caccia produce circa un morto e due feriti per giornata, in gran parte cacciatori, ma anche passanti, agricoltori, turisti: e perfino bambini. Nella stagione venatoria appena conclusa, tra i minori, si contano un ragazzo di soli 15 anni ucciso da una fucilata, uno di 12 gravemente ferito e uno di 4 che lotta tra la vita e la morte. Se la sentono i signori della FederCaccia di andare dai genitori e spiegare che i loro figli sono morti o feriti perché questo è inevitabile in «tutte le attività umane»?
A differenza di quanto ritiene FederCaccia, i danni all’agricoltura derivanti dalla caccia sono davvero incalcolabili. Danni alle colture, provocati dal passaggio dei cacciatori che possono introdursi nelle proprietà private anche senza il consenso dei proprietari. Proprietari che possono impedire l’ingresso dei cacciatori soltanto affrontando ingenti spese per recintare le proprietà che sono loro: non dei cacciatori. Con buona pace del diritto alla proprietà privata e della libertà d’impresa.
Inoltre la legge prevede che gli agricoltori vengano indennizzati per i danni provocati dalla caccia, ma questo avviene raramente, o quasi mai. Basti pensare che gli agricoltori della provincia di Vicenza hanno avviato una Class action contro la Regione Veneto, chiedendo 175 milioni di euro di risarcimenti. Quei soldi non li pagherà la FederCaccia ma i contribuenti italiani: anche quelli contrari alla caccia. Oltre il danno, anche la beffa.
Ma i danni maggiori sono provocati dai ripopolamenti: dagli animali che, dopo essere stati allevati o importati principalmente con esborso di denari pubblici, vengono rilasciati nelle campagne per il divertimento dei cacciatori. Queste problematiche si moltiplicano per le imprese turistiche diffuse: agriturismi prima di tutto per la riduzione delle presenze e dei flussi turistici.
Quindi, facciano attenzione gli imprenditori agricoli e del turismo a non farsi illudere dalle organizzazioni venatorie. La caccia è il problema, non la soluzione.
Anche in considerazione del fatto che, dopo i cacciatori, gli agricoltori sono la seconda categoria più colpita tra le vittime della caccia: generalmente mentre lavorano nei loro campi.
Ma, l’aspetto disarmante della risposta della FederCaccia è quello di non rendersi conto che queste modalità di caccia sfrenata, in un paese dove ormai i controlli ambientali (e non) sono stati dismessi, stanno uccidendo innanzitutto i loro associati.
La miopia delle associazioni venatorie è tale da non comprendere che l’attuale legislazione, tagliata su misura sulle esigenze dell’industria delle armi, prima ancora che dei cacciatori, è fallita. Invitiamo quindi FederCaccia a riflettere su quanto sia «doveroso», cioè suo dovere, prendere atto della gravità della situazione, invece di minimizzare. È paradossale che un’associazione ecologista debba farsi carico anche di difendere la vita dei cacciatori, visto che per le organizzazioni venatorie questo è un fatto da tacere: da nascondere. Carissima FederCaccia: se non vedi il problema, non puoi risolverlo.
In attesa che FederCaccia mediti, facciamo sommessamente notare che la nostra Costituzione tutela il patrimonio artistico e culturale, la proprietà privata, il diritto alla salute, il diritto all’impresa, il diritto alla sicurezza. La caccia non è un diritto costituzionale.
Le lobby della caccia e delle armi, se ne facciano una ragione.
Segretario EcoRadicali – Associazione radicale Ecologista
Membro del Comitato Nazionale di Radicali Italiani
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