Relazione visita Casa circondariale di Latina del 12 dicembre 2015
Sabato 12 dicembre 2015 una delegazione dell’Associazione Radicale Pier Paolo Pasolini, composta dal segretario Michele Latorraca, Arianna Colonna, Sandro Di Nardo, Giorgio Cataldi, Carmine De Martino Adinolfi e capeggiata dall’ex segretario di Radicali Italiani Rita Bernardini, si è recata presso la Casa Circondariale di Latina.
Arrivati sul luogo ed espletati tutti i controlli in merito alle autorizzazioni previamente concesse, alle ore 10,00 siamo entrati nella struttura e siamo stati ricevuti dalla Direttrice, la d.ssa Nadia Fontana, dal comandante della Polizia penitenziaria e da un Ispettore capo.
Su precisa richiesta di Rita Bernardini, si è deciso di svolgere un incontro conoscitivo ed informativo fra la delegazione e le massime autorità dell’istituto all’interno dell’Ufficio della Direttrice.
Nell’incontro, molto colloquiale fra le parti, si è prestata molta attenzione e condivisione su tre argomenti in particolare.
• Innanzitutto l’assenza de facto del magistrato di sorveglianza, figura che dallo scorso aprile non visita la struttura e che, come rilevato già nella visita dello scorso mese, è stato sostituito, per motivi che non ci è dato di sapere, con una turnazione di magistrati che non consentono una linea di impostazione del lavoro che possa garantire alcun risultato.
• La preoccupante mancanza di concorsi da direttore del carcere che, abbinata alla giusta equiparazione delle carriere per le forze di polizia penitenziaria, farà sì che i comandanti, equiparati a dirigenti, assumeranno anche il ruolo di direttore, facendo venir meno la figura terza del direttore del carcere. Su questo la stessa Rita Bernardini si è fatta carico di una precisa battaglia che intenderà organizzare nei prossimi mesi.
• La mancanza di una efficiente rete di organizzazione interna al sistema carcerario che potrebbe consentire di poter usufruire di forniture da parte degli stessi detenuti che, sì facendo, potrebbero contare anche su un mercato istituzionale per collocare proprie produzioni (scarpe, abbigliamento, alimenti, ecc.), con il doppio vantaggio di consentire economie di spesa per il Ministero ed un maggior successo dei programmi di risocializzazione dei detenuti stessi.
Dopo aver completato questa nostra conversazione ci siamo recati nelle sezioni detentive.
Abbiamo visitato innanzitutto la sezione dei cosiddetti protetti, dove abbiamo di nuovo potuto constatare che stanze detentive pensate per ospitare singoli detenuti sono invece state adattate per ospitarne addirittura il triplo con letti a castello a tre piani.
In questa sezione i detenuti stanno perennemente chiusi in cella e possono contare solo su tre ore di “ora d’aria” in tutto l’arco della giornata.
Fra gli altri, abbiamo potuto raccogliere la testimonianza di un detenuto rumeno che ha chiesto lo scorso venti ottobre il trasferimento al carcere di Teramo o di Pesaro, lo ha risollecitato il 21 novembre, ma alla data non ha ricevuto alcuna risposta. Lo stato d’animo del detenuto era particolarmente affranto in quanto non si capacitava del fatto che non fosse riuscito nemmeno ad avere un rigetto e questa totale burocratica indifferenza e assenza del magistrato di sorveglianza era ai suoi occhi incomprensibile e inaccettabile. Concordiamo pienamente col detenuto.
Successivamente siamo andati in una delle aree adibite al passeggio, dove erano presenti detenuti in media sicurezza che trascorrono circa otto ore all’aria, a differenza dei protetti. Abbiamo avuto la possibilità di parlare con quasi tutti loro ed in questa fase ci siamo imbattuti in detenuti stranieri che sono ospiti di questa struttura da tre, sette, alcuni perfino dieci mesi, ma che non hanno potuto comunicare alle loro famiglie nei paesi di origine il loro status di detenuto, in quanto non autorizzati a telefonare su cellulari all’estero. Ovviamente vivevano molto male questa situazione e la trovavano profondamente ingiusta e disumana.
La visita è continuata passando per l’infermeria dove abbiamo incontrato il responsabile sanitario della struttura. Il dottore ci ha riferito che il passaggio dalla medicina penitenziaria alla dipendenza dell’Asl ha creato grave nocumento sia alla qualità del lavoro dei sanitari stessi che alla salute dei detenuti. Abbiamo potuto constatare come vi era un laboratorio odontoiatrico perfettamente funzionante ma non operativo, in quanto l’Asl competente preferisce che le visite vengano fatte al di fuori del carcere, con tutto ciò che ne consegue in termini di sicurezza e costi di traduzione e del rispetto della salute del detenuto. Ad oggi prestazioni che normalmente venivano erogate all’interno dell’Istituto quali cardiologia, ginecologia e odontoiatria si effettuano solo all’esterno in strutture ospedaliere della provincia, mentre come prestazioni specialistiche interne rimangono esclusivamente quelle psicologiche, psichiatriche e infettivologhe. Lo stesso responsabile ci ha anche riferito che da circa due anni sono stati stanziati circa centoventimila euro per la ristrutturazione dell’infermeria ma che ancora i lavori non sono stati programmati.
A questo punto prima di passare alla visita della sezione femminile, abbiamo effettuato una fugace incursione nella sezione di Prima Accoglienza, sicuramente poco ospitale e con alcune celle che non prevedono neanche le tende, non diciamo le porte, nei bagni, costringendo il detenuto a espletare le proprie esigenze fisiologiche davanti al proprio compagno di cella ed eventualmente all’agente di turno.
Nel completare la nostra visita abbiamo visitato la sezione femminile. Le detenute all’arrivo della nostra delegazione e soprattutto alla vista di Rita Bernardini si sono lasciate andare in urla di gioia e attestati di vero e proprio amore nei suoi confronti. In linea generale le detenute, come anche la maggior parte dei detenuti, hanno avuto parole di rispetto e stima per il personale di polizia penitenziaria. In una atmosfera natalizia , con la presenza di un alberello di Natale a colorare quella sezione, il problema principale che hanno denunciato è sempre quello della magistratura di sorveglianza. Gli sconti di pena derivanti dall’applicazione dell’art. 54 della legge 354/75 sulla liberazione anticipata tardano ad arrivare ed anche qui ci si lamenta soprattutto della mancanza di una risposta, qualunque essa sia. Una sola detenuta ha mostrato insofferenza nei confronti di talune norme che si applicano all’interno della Casa Circondariale, in particolar modo ha denunciato il fatto che il cibo sottovuoto che le famiglie portano alle visite, viene puntualmente aperto con l’impossibilità di conservare tali alimenti per un periodo più o meno lungo.
Una ultima considerazione la riserviamo per il personale di Polizia Penitenziaria che, a livello di organico, è più o meno in linea con quello previsto dalla pianta organica, tuttavia la maggioranza di essi ha un’età superiore ai 50 ed anche ai 60 anni, con l’impossibilità fisica di adempiere al meglio le proprie mansioni in quanto trattasi di lavoro delicato e altamente usurante.
Alle 14.30 dopo i saluti di rito abbiamo terminato la nostra visita.
Si allega questionario debitamente compilato dalla Direzione del Carcere.
Visita Istituto C.C. Latina complete

- Login to post comments