Relazione Visita Casa Circondariale di Latina del 21-11-2015

Sabato 21 novembre 2015 una delegazione dell’Associazione Radicale Pier Paolo Pasolini, composta dal segretario Michele Latorraca, Monia Ciotoli, Arianna Colonna, Sandro Di Nardo e Carmine De Martino Adinolfi, si è recata presso la Casa Circondariale di Latina.
Arrivati sul luogo ed espletati tutti i controlli in merito alle autorizzazioni previamente concesse, alle ore 10,15 siamo entrati nella struttura e siamo stati ricevuti dalla Direttrice, la d.ssa Nadia Fontana, dal comandante della Polizia penitenziaria e da un Ispettore capo.
La d.ssa Fontana ha subito precisato come il questionario, da noi inoltrato nei giorni precedenti per reperire alcuni dati sul penitenziario in oggetto, non fosse stato da loro compilato. È stato obiettato che non erano tenuti a farlo dal momento che nell’autorizzazione da noi richiesta esso non era menzionato. È la prima volta, nell’esperienza dell’associazione Pasolini con i vertici delle amministrazioni penitenziarie, che viene avanzato un tale diniego.
La Direttrice ha lamentato l’assenza del magistrato di sorveglianza, la cui attività, non essendoci molti detenuti definitivi, è esigua ma comunque fondamentale. Inoltre, dal colloquio è emersa l’assenza di un regolamento interno, in quanto presentato ma mai approvato dal magistrato di sorveglianza competente.
I detenuti – ha riferito la Direttrice – hanno facoltà di svolgere attività extra.
La struttura comprende sei sezioni detentive, di cui quattro maschili e due femminili (alta sicurezza). Le celle dei primi sono munite di docce, mentre per le seconde – ci viene riferito – sono in costruzione.
Le celle vengono aperte alle 08.30 fino alle 11.30, poi riaperte dalle 12.50 fino alle 17.00.
La popolazione carceraria è composta da 108 uomini e da 28 donne, i primi sono divisi fra media sicurezza e promiscui/protetti, mentre le donne si trovano tutte in Alta Sicurezza. Il 35% circa di detenuti è composta da stranieri.
Il dato riportato dal Ministero della Giustizia sulla capienza regolamentare è di 76 detenuti. Secondo la Direttrice però, il dato ministeriale, è riferito solo alla popolazione maschile. Tenuto conto di questa precisazione, comunque da verificare, il sovraffollamento è pari al 142%.
All’interno sono previsti per i detenuti corsi per pizzaioli, corsi di alfabetizzazione e di scuola media.
Non sono previsti veri e propri progetti di riabilitazione in quando tranne qualche rarissima eccezione non ci sono detenuti con sentenza di condanna passata in giudicato.

Tutte le sezioni dispongono di acqua calda a tutte le ore del giorno.
In merito alla polizia penitenziaria, apprendiamo che, di 125 agenti in servizio sulla carta (contro i 145 previsti dalla pianta organica), il personale amministrato ammonta a 105 unità per via di istituti, come ad esempio quello previsto dalla L. 104/92, di cui si avvalgono i rimanenti.
Ci viene evidenziata l’inidoneità degli agenti over 60 allo svolgimento del servizio intra carcerario.
Il lavoro degli agenti è strutturato su tre turni e non su quattro come dovrebbe essere per un normale funzionamento.
All’interno della casa circondariale operano cinque educatori. L’amministrazione si avvale, inoltre, di gruppi di volontari che prestano la propria attività; è il caso, ad esempio, della Caritas che, secondo un accordo con i vertici del penitenziario in questione, offre sportelli di ascolto per i detenuti.
A differenza di altre realtà carcerarie, in quella di Latina è consentito l’acquisto di tabacco e di lieviti, il cui uso illecito è contrastato da frequenti controlli.
Terminato il colloquio, durato quaranta minuti circa, veniamo accompagnati per la nostra visita.
Durante il tragitto, abbiamo modo di vedere:
• La sala colloqui;
• La biblioteca (è in costruzione e la Direttrice lamenta la penuria di fondi);
• La scuola palestra (locale adibito al duplice uso);
• La sala educatore, nella quale si svolgono anche attività tessili come si evince dalla presenza di macchine per cucire.

SEZIONE FEMMINILE
Veniamo condotti in una delle due sezioni femminili (alta sicurezza).
Un agente di polizia penitenziaria ci mostra la sala socialità, nella quale le detenute che non vogliono uscire al passeggio possono dedicarsi al bucato – sono presenti una lavatrice e un’asciugatrice – e ad altre attività (c’è anche un registratore collegato a una TV).
Entriamo a contatto con le detenute, le quali non lamentano la propria condizione in carcere. Riferiscono di non avere problemi, di vedere spesso la Direttrice e di partecipare a numerose attività. Alcune di loro asseriscono che, a fronte delle due chiamate mensili concesse, spesso la Direttrice ne concede a chi la richiede una terza.
Le detenute lamentano anch’esse l’assenza del Magistrato di sorveglianza.
Un agente di polizia penitenziaria ha interrotto il colloquio di due delle nostre delegate con delle donne recluse, dicendo che era ora di andar via come del resto ripeteva nervosamente la Direttrice.
L’interruzione è stata anche”giustificata” dal fatto che il Presidente Sandro di Nardo, nel parlare con una detenuta che stava elogiando le condizioni della struttura, faceva il confronto con la struttura di Sassari dove era detenuto il marito in regime di 41bis. Tale informazione è stata ritenuta non dovuta dalla direttrice e pertanto ci ha indicato di lasciare la sezione e di andare a visitare altre sezioni..

Usciti dalla Sezione femminile, siamo passati dinanzi all’infermeria e alla sala polivalente, la quale è per una metà teatro e per l’altra Chiesa consacrata; al suo interno, due volte l’anno si svolgono eventi che vedono anche la partecipazione dei bambini delle detenute.
SEZIONE PRIMA ACCOGLIENZA
Appena giunti in questa sezione, che accoglie i detenuti appena arrivati, abbiamo parlato con due di loro, che condividevano la stessa cella e che erano lì da due giorni. Abbiamo subito constatato l’assenza della porta del bagno che rendeva quest’ultimo ben visibile non solo dall’interno della stessa cella, ma anche dall’esterno.
In presenza di un’evidente e grave violazione del diritto alla privacy e della dignità dei detenuti coinvolti, abbiamo chiesto al Comandante quali fossero le ragioni che la motivassero. Ci è stato risposto che non si trattava di una negligenza, ma di un atto dovuto per tenere alta ed efficiente la sorveglianza. Questa risposta non ha fugato i nostri dubbi dal momento che non tutti i detenuti che transitano nella sezione in esame manifestano pericolosità, dunque quella che dovrebbe essere una restrizione eccezionale dei diritti diviene invece normalità.
Anche questa visita è stata effettuata molto velocemente per “invito” delle autorità che ci ospitavano.

Ci è stato negato l’accesso nelle sezioni durante la distribuzione dei pasti adducendo ragioni di tutela delle condizioni igieniche. È la prima volta, anche in questa occasione, che ci viene opposto un tale diniego.

SEZIONE PROTETTA MASCHILE
In questa sezione abbiamo verificato la presenza della doccia nei bagni delle celle. Celle che tuttavia sono ben lontane – questa è l’impressione ad occhio nudo – dal garantire i 3 metri quadri di spazio libero da suppellettili, e con tre detenuti all’interno in più di una situazione. Malgrado l’evidenza ci veniva garantito il rispetto dei tre metri quadri per cella, formalizzato anche dalla magistratura di sorveglianza. Alcuni detenuti hanno riferito di non potersi lamentare per il cibo, mentre anche qui ci è stato fatto notare il grande problema dell’assenza del Magistrato di sorveglianza.
Un detenuto ha riferito di non aver mai visto la Direttrice, così un nostro delegato, il Segretario dell’associazione Michele Latorraca, ha cortesemente domandato alla dottoressa di ricevere i saluti dello stesso recluso.
La Direttrice ha avuto una reazione sconsiderata. Ha tacciato di maleducazione Latorraca, alzando i toni e asserendo che, in virtù del ruolo che ricopre, non è tenuta a stare agli ordini di nessuno – alludendo a toni imperativi nei suoi confronti che non vi erano assolutamente stati.
La sua replica, alterata e pretestuosa, l’ha spinta ad asserire che la possibilità di conferire con i detenuti era una sua gentile concessione perché da noi non esplicitamente richiesta in autorizzazione. Infatti anche i colloqui nella sezione maschile protetta sono stati “protetti”. Nel senso di una vigilanza molto ravvicinata dei nostri accompagnatori tutte le volte che ci siamo rivolti ai detenuti chiusi nelle celle che, per questo motivo, ci sono sembrati più reticenti o comunque meno desiderosi di raccontarsi e di denunciare difficoltà o problemi.

La nostra visita è stata bruscamente interrotta.
Alle ore 11.50 la delegazione era fuori dalla struttura. Un agente ha giustificato la reazione eccessiva della Direttrice con le accuse mosse dal programma televisivo “Report”.

Non ci resta che lamentare il trattamento inospitale e autoritario che ci è stato riservato.
Come si evince dagli orari riportati nella presente relazione, non solo le visite all’interno delle singole sezioni sono state molto veloci a causa della pressione avanzata dagli agenti e dalla Direttrice stessa che non volevano parlassimo con i detenuti, ma un’ora e trentacinque minuti – di cui circa quaranta trascorsi nello studio della dottoressa – sono per noi l’ennesima “prima volta” di cui si è fregiata la Casa circondariale di Latina. Non era per la nostra delegazione la prima esperienza e mai eravamo incappati in simili ostilità.
L’attività dell’Associazione radicale P. P. Pasolini all’interno delle carceri non è finalizzata né al disturbo né tanto meno alla provocazione.
In una situazione penitenziaria – quella italiana – che viola sistematicamente e gravemente i diritti fondamentali dell’Uomo, il nostro contributo, seppur esiguo, è volto a cogliere le criticità e a dar voce ai detenuti, troppo spesso abbandonati dalle autorità.


Fonte: https://radicalifrosinone.wordpress.com/2015/11/29/relazione-visita-casa-circondariale-di-latina-del-21-11-2015/

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