Lettera ad Adele Faccio per il 95° anniversario della nascita - di Fabrizio Cianci (EcoRadicali)
«Farfalla spaurita
le ali vibrano
come il cuore quando
fa qualcosa che incombe»
È molto probabile che, anche quest’anno, nessun dirigente e militante radicale riterrà utile spendere un ricordo per la nostra compagna Adele Faccio. E allora, cara Adele, voglio ricordarti partendo da questi tuoi versi che, come mi spiegasti tanti anni fa, simboleggiano la sottile trama della vita messa in pericolo dall’immane disastro verso cui stiamo portando il nostro Pianeta.
Una lattina nel bosco dove morirà un essere vivente; il gesto di tutti i giorni di gettare la spazzatura che si trasforma in un’enorme isola di plastica in mezzo all’oceano. Ogni volta che scaviamo un buco per terra: ogni volta soffochiamo la Terra con cemento o asfalto riduciamo la vita del pianeta, la nostra e quella di chi avrà fame dopo di noi.
Cara Adele, sei andata via appena in tempo per non vedere il dramma. Milioni di profughi e di sfollati della guerra al Pianeta, animali prodotti in serie, sezionati da lavoratori in serie per consumatori in serie. Sesso usa e getta, arte usa e getta, cibo usa e getta: vite usa e getta. Facciamo lavori avvelenati, per comprare veleno: siamo noi stessi pieni di veleno, nel sangue, nelle ossa, nella psiche. Le discariche di cui abbiamo reso la Terra traboccante sono il monumento della nostra “civiltà”.
Ridotti come siamo a servi di un’economia (che, molto più volentieri, Aristotele chiamava “crematistica”) che ha preso vita propria: la adoriamo come una divinità e, come nelle epoche preistoriche, facciamo sacrifici umani per essa. Sai Adele, pochi giorni fa, hanno ritrovato una fossa comune in Etiopia dove sono stati gettati i corpi di 153 contadini che si erano ribellati all’esproprio forzoso delle terre che coltivavano da secoli, forse millenni. Neanche Mussolini osò tanto.
Il nostro governo e quello etiope (uno più corrotto dell’altro) hanno deciso che le multinazionali italiane dovevano stuprare anche quell’angolo di Africa. Questo è il modo italiano di “aiutarli a casa loro”. Ma il cosiddetto “occidente” riempie da tanti anni fosse comuni, nel resto dell’Africa, in India, in Amazzonia. Tutto è diventato normale. L’importante è avere un pezzetto di consumismo: ad ogni costo.
Anche i nostri vecchi compagni radicali sembrano ormai assuefatti: tutti intenti a parlare di impresa, di mercato, di PIL. Forse non si sono resi conto che da qualche decennio è stato varato il Wto e che adesso si sta preparando l’arma di distruzione di massa delle libertà civili ed economiche. Anche in questo caso, Adele, hanno scelto una sigla anonima: lo chiamano Ttip. Ma di quale mercato vogliamo parlare?
Insomma Adele, siamo seri. Per la verità c’è anche qualche radicale che si ricorda “dell’ambiente”: qualche pista ciclabile, qualche regolamento migliorativo. Pensa che c’è anche chi vorrebbe fermare il consumo del territorio, incentivando altro cemento. Insomma, anche qui, da noi, “l’ambiente” è un capitolo di programma, una foglia di fico per illudere la gente che questo modello di (sotto)sviluppo sia emendabile. Le cose stanno così adesso.
Parliamo di “ambiente” perché non osiamo più parlare di ecologia. Nel peggiore dei casi, usiamo i due termini come sinonimi. Forse non siamo neanche più radicali: interessati come siamo più degli effetti che delle cause dei fenomeni.
All’ultimo Congresso si è molto dibattuto di crisi dello Stato di Diritto e di Crisi della Democrazia; i compagni - che adesso amano definirsi “liberali”, come se radicale e liberale fossero sinonimi – non si sono chiesti perché ci sia la crisi della democrazia. E temo che la domanda non intendano porsela: la risposta è ovvia, ma è politicamente gravosissima: ineffabile.
Chissà se oggi ti iscriveresti ai Radicali. Visto che la politica è morta da qualche decennio, probabilmente non faresti nemmeno politica.
Cara Adele, permettimi di celebrare il tuo 95° compleanno facendo un regalo ai tanti, troppi, compagni che non ti conoscono e quanti non ti ricorderanno, riproponendo il Manifesto dell’AREA, l’Associazione Radicale Eco Animalista, promettendoti di continuare a fare il piccolo argine, per quanto mi è concesso e permesso. Difendere ogni centimetro quadrato di suolo, ogni specchio d’acqua, ogni pianta e animale.
Difendere la vita. “Tutta la vita” come dicevi sempre tu.
Manifesto dell’AREA, l’Associazione Radicale Eco Animalista
L’AREA è presentata da un manifesto che dice:
io Pianeta Terra, circondato da un’atmosfera respirabile di azoto, di ossigeno e di altri gas, protetto dalle radiazioni cosmiche e dalla cintura di ozono, posso generare, proteggere, difendere la vita animale, vegetale, minerale: gli animali, le piante, i sassi. Ma l’essere umano, il più recente degli animali, sta spezzando le leggi universali dell’atomo e del suo nucleo. Le particelle in danza e sarabanda rischiano di violare l’integrità del cosmo; i suoi prodotti di sintesi stanno mordendo e disintegrando la cintura di ozono; le sue deforestazioni stanno impedendo la fotosintesi che garantisce la vita. L’utilizzazione esasperata delle foreste, delle miniere, dei gas e degli olii formatisi nelle viscere durante gli eoni del tempo, sta distruggendo la mia possibilità di mantenere in vita questa meraviglia dello spazio.
Difendetemi, esseri umani senzienti e coscienti.
Difendete la vita minerale, le rocce, il terreno o fertile o arido; le acque i mari, i fiumi, torrenti e ruscelli.
Difendete tutti gli animali senza ucciderne, o male alimentarne o maltrattarne nessuno.
Difendete tutti i vegetali: dalle grandi foreste ai boschi, ai campi, ai prati a tutta la vegetazione che assicura la fotosintesi a garantisce la vita. Tutta la vita.
di Fabrizio Cianci, Segretario EcoRadicali - Associazione Radicale Ecologista
- Login to post comments