ISRAELE VIRA DI NUOVO A DESTRA, PROCESSO DI PACE INTERROTTO?
Il 17 marzo il popolo israeliano, a sorpresa, ha riconsegnato la Knesset nelle mani del Likud di Benjamin Netanyahu.
Il partito di destra ha smentito tutti i sondaggisti israeliani, conquistando 30 seggi e battendo per l’ ennesima volta l’ Alleanza dei Laburisti di Herzog data per favorita.
Il leader del maggior partito di destra conservatore e sostenitore di un sionismo-revisionista, ha ribaltato l’ esito dei sondaggi con una campagna elettorale che può lasciare solo spazio a perplessità e critiche.
Netanyahu ha vinto ispirandosi al populismo più basso delle destre occidentali, ha dato libero sfogo ad una propaganda di bassa lega, che puntava sulle tre parole magiche degli schieramenti conservatori e repressivi: sicurezza, paura, orgoglio nazionale.
Ha fatto leva sui sentimenti più atavici di un popolo martoriato sia dall’ odio per la razza, sia dall’ odio religioso, con maestria da demagogo, ha insinuato la paura per”il pericolo arabo”. Il giorno del voto, “Bibi” Netanyahu ha proposto un video sui social che richiamava tutti gli Ebrei al voto, per contrastare l’ ondata degli arabi israeliani che si recavano in massa alle urne.
Proprio la Lista Araba Unita è diventato il terzo partito, con 14 seggi alla Knesset. Se l’ Unione Sionista dei Laburisti fosse riuscita a strappare qualche seggio in più,forse, con una coalizione di governo formata dal partito di Herzog e dalla minoranza araba, il martoriato “processo di pace” con la Palestina avrebbe ripreso respiro, nell’ unica direzione possibile, quella dei due Stati indipendenti e sovrani.
Invece gli Israeliani, con cinica cecità, hanno ceduto, ancora una volta, a chi ha promesso la difesa di “Eretz Israel” la terra Promessa di Israele.
Il leader del Likud, infatti, nelle battute finali della campagna elettorale, ha tuonato: “Con me come premier non ci sarà mai uno stato Palestinese”, ed ecco che tutti gli ebrei ortodossi i nazionalisti e i coloni si sono stretti intorno al “Padre della Patria”.
Neanche le forti critiche della stampa israeliana, circa alcune “pessime abitudini” di “Bibi” (come quella di gonfiare le cifre per i rimborsi) hanno fermato la rimonta del premier nazionalista.
Ora la coalizione di governo, per raggiungere la maggioranza dei 61 seggi in parlamento, sembra inesorabilmente virare verso i partiti ultra nazionalisti e ortodossi di destra.
Gerusalemme, con Netanyahu, per la terza volta, alla guida del paese sembra imboccare la strada della chiusura verso il mondo arabo e per la prima volta anche verso l’ Occidente. La Casa Bianca ha definito le parole e i modi usati durante la campagna elettorale, come conflittuali con il senso profondo della democrazia, affermazioni che rendono, sempre più difficile, una soluzione pacifica per la convivenza con lo stato palestinese.
Gli israeliani continuano ad inseguire “Eretz Israel” virando verso una coalizione di destra ortodossa, nazionalista quasi confessionale. Gli israeliani per inseguire la terra promessa si stanno arroccando su posizioni di totale chiusura verso l’ esterno, le elezioni del 17 marzo non potranno non avere una conseguenza nel difficile rapporto con un mondo arabo già instabile di suo.
Forse il primo processo di pace deve avvenire tra gli israeliani stessi.
Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=13334
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