Relazione di Segreteria anno 2014

Ringrazio tutte le persone presenti in sala, ringrazio in primis gli iscritti che hanno accolto l’appello alla partecipazione e ringrazio gli ospiti che hanno voluto manifestare il proprio interesse partecipando ai lavori del XIII congresso di VenetoRadicale.
Desidero ringraziare anche quanti hanno inviato mail, contributi, un semplice saluto a questa assemblea: in primis Mina Welby, il cui supporto durante tutto l’anno non è mai mancato, Alessio Di Carlo, già segretario di Radicali Abruzzo, e vecchi e nuovi iscritti che non hanno potuto partecipare in prima persona a questa giornata.


Un ringraziamento, che è un ricordo non affatto dovuto ma assolutamente sentito e partecipe nonostante non abbia potuto conoscerlo di persona, va a Paolo Ravasin, presidente di VenetoRadicale che è venuto a mancare pochi giorni dopo il congresso dello scorso anno. Paolo, insieme a Luisa Codato, ha incarnato una delle grandi, forse più popolari, sicuramente una delle più intime e sentite battaglie radicali, quella per l’autodeterminazione del proprio corpo, della propria vita, delle cure da accettare. La chiesa in cui sono state celebrate le esequie di Paolo era letteralmente gremita in ogni spazio dai suoi amici, parenti, da semplici conoscenti che hanno riconosciuto la grandezza dell’uomo e della sua personale e quindi pubblica battaglia.


E’ grazie a Luisa, deceduta ad agosto del passato anno, che si deve l’istituzione del registro del testamento biologico nel comune di Marcon; è a Paolo ed all’impegno dei militanti di VenetoRadicale, in primis Elia Lunardelli, Sara Visentin e gli altri militanti trevigiani che dobbiamo la riuscita della raccolta firme per l’istituzione dell’analogo registro presso il comune di Treviso. Da quest’anno, è grazie all’enorme impegno di Franco Fois che anche a Venezia si può depositare la propria Dichiarazione Anticipata di Trattamento, in accordo con l’ordine dei notai di Venezia. Un risultato che solo pochi mesi, pochi anni fa sembrava semplicemente irrealizzabile, ed ora tutte le reticenze della politica sono state destituite dall’enorme afflusso di persone, con attese per ottenere l’appuntamento per la deposizione fino a due mesi.
Carmen Sorrentino, militante di VenetoRadicale, ha chiesto ed ottenuto dal Comune di Venezia di poter accedere ai dati relativi al numero di DAT depositate: avrei voluto poterveli comunicare in occasione di questo congresso, ma purtroppo gli uffici comunali si sono presi i primi giorni di gennaio per poter effettuare, insieme all’ordine notarile, la sistematizzazione dei dati completi al 2014 da fornirci. Spero di poterveli comunicare a stretto giro via internet.
Non è una battaglia vinta, intendiamoci: da più di un anno giace ignorata in parlamento la proposta di legge per la legalizzazione dell’eutanasia che quasi 70.000 cittadini hanno sottoscritto nel corso del 2013: a settembre ci siamo ritrovati nuovamente in piazza a cercare nuovo sostegno da parte dei cittadini, con una straordinaria raccolta firme elettronica per ricordare ai parlamentari i propri doveri nei confronti dei cittadini. Non abbiamo certo dovuto faticare molto: decine e decine di persone si sono fermate per sottoscrivere sui nostri tablet la petizione a sostegno della proposta di legge, con lunghe code: l’unica cosa che serpeggiava era lo sconforto, la sensazione di mostrare un interesse che verrà sistematicamente ignorato dalla classe politica. Il bellissimo video che l’Associazione Luca Coscioni ha prodotto nelle scorse settimane, con la partecipazione di decine di malati, professionisti sanitari, semplici cittadini mi ha lasciato senza parole, e senza parole sono rimaste le migliaia di persone che l’hanno visualizzato, condiviso, sostenuto, replicato in poche ore. Segno di una distanza sempre maggiore tra politica e cittadini.


Negli stessi giorni in cui venivano pubblicati articoli sulla percezione delle droghe tra i giovani nella nostra regione, VenetoRadicale era impegnata ad organizzare degli incontri nelle scuole di Mestre sulla legalizzazione e gli effetti delle sostanze stupefacenti. Non ringrazierò mai abbastanza Claudia Sterzi, segretaria dell’Associazione Radicale Antiproibizionista, per la disponibilità, la gentilezza, la preparazione con cui ha affrontato, in due occasioni distinte, due istituti superiori della terraferma: il 28 gennaio l’istituto tecnico Pacinotti ed il 25 marzo il liceo scientifico Morin, con due sessioni di due ore l’una e la partecipazione dei rappresentanti di altri istituti di Mestre. Claudia si è confrontata con interlocutori sicuramente non semplici e affrontando con serenità anche le difficoltà che abbiamo sofferto nell’organizzazione, a causa di silenziose mancanze e di veti incrociati che non hanno reso un buon servizio all’informazione dei nuovi cittadini veneti.


Un argomento che sicuramente non poteva lasciare indifferente la nostra regione, uno dei principali motori produttivi del nostro paese, è l’iniziativa #sbanchiamoli! Fuori i partiti dalle banche. Credito a chi merita promossa da Radicali Italiani: la conferenza stampa che si è svolta il 6 marzo scorso presso il consiglio regionale del Veneto ha visto organizzatore e partecipe il consigliere regionale Diego Bottacin, che si è speso in prima persona per l’iniziativa coinvolgendo anche i consiglieri Sandro Sandri, Giovanni Furlanetto e Santino Bozza. Alla conferenza stampa hanno partecipato il tesoriere di Radicali Italiani Valerio Federico ed Alessandro Massari della Direzione di Radicali Italiani, a cui va il nostro ringraziamento per la loro disponibilità e l’impegno profuso in questa importante iniziativa.


Nei mesi passati VenetoRadicale ha fatto sentire la propria voce in occasione degli attacchi a carico di Camilla Seibezzi, rea di aver promosso l’educazione alla diversità nelle scuole primarie di Venezia, e della delibera del comune di Cassola, in provincia di Vicenza, sulla famiglia come unione di un uomo ed una donna. Iniziativa che è stata improvvidamente imitata, se così si può dire, dalla Regione Veneto con l’istituzione di una non meglio comprensibile, a mio parere, “Festa della Famiglia Naturale” che si identificherebbe, secondo gli estensori, con la famiglia con due genitori eterosessuali, relegando all’oblio le famiglie monogenitoriali, quelle omogenitoriali, rendendo cittadini di serie B o C le centinaia di bambini che hanno due mamme o due papà e non per questo si sentono diversi dai loro compagni di scuola.


Mancato riconoscimento dell’autodeterminazione del cittadino, politica suicida proibizionista, commistione tra finanza e politica, attacco all’uguaglianza dei cittadini di fronte all’amore: sono tutti tasselli del grande mosaico illiberale ed illegale del nostro stato, la cui cifra antidemocratica è ben descritta nell’ancora attualissima pubblicazione “La Peste Italiana”. Una situazione critica, esplosiva, che solo attraverso una vera Amnistia per la Repubblica potrebbe recuperare i caratteri di democrazia liberale, plurale, multietnica e multireligiosa che ci farebbe rientrare - perché è evidente che non ci siamo - nel novero delle nazioni occidentali liberali.


La quintessenza dell’antidemocrazia del nostro paese è rappresentata dalla situazione delle nostre carceri, sintomo macroscopico della malattia che affligge tutto il sistema giustizia italiano. Eravamo presenti in forze all’inaugurazione dell’anno giudiziario a Venezia, in una manifestazione organizzata insieme all’instancabile Maria Grazia Lucchiari e che ha visto la partecipazione di Elisabetta Zamparutti, la quale ha partecipato alla cerimonia con un intervento mentre fuori un nutrito drappello di militanti esponeva cartelli e striscioni che denunciavano la situazione illegale delle nostre carceri e del nostro stato e l’imminente esecuzione della sentenza Torreggiani. La recente storia ci ha poi mostrato come la sentenza sia passata in cavalleria, forse perché cane non morde cane, mentre il nostro ministro della giustizia vantava enormi passi in avanti nel sistematico sovraffollamento delle nostre carceri. Un vanto che sa di autoreferenzialità e non di sostanza: anche in questi giorni ho letto di mirabolanti cifre che indicherebbero il sovraffollamento carcerario, tra le misure di decarcerizzazione e depenalizzazione, nella misura di pochi punti percentuali: purtroppo poco può fare la costante, forte, puntigliosa lotta radicale, in primis di Rita Bernardini, segretaria di Radicali Italiani, nel ricordare quanto quella disponibilità vantata sia assolutamente teorica, quanto la disponibilità di spazio, oltre a quella di letti, sia tutt’ora drammatica ed alcuni numeri di persone liberate siano solo sulla carta.
Ma capisco che il ministro della Giustizia si vanti dei grandi risultati raggiunti: cosa può importare se un uomo anziano, malato, probabilmente non più presente a se stesso è ancora sottoposto al regime incostituzionale del carcere duro, il cosiddetto 41 bis, se quell’uomo si chiama Bernardo Provenzano ed il popolo ovviamente non applaudirebbe se lo vedesse fuori dalla galera, come sarebbe giusto? E forse non era a conoscenza di questi grandi risultati il ragazzo romeno di 19 anni che cinque giorni fa si è impiccato nel carcere di Santa Maria Maggiore di Venezia. Quel ragazzo, eleggibile per gli arresti domiciliari se fosse stata trovata una soluzione adeguata, non ha potuto sopportare più di cinque giorni in cella. Notizia relegata a fondo pagina della cronaca locale, nel disinteresse dei più. Una notizia non inaspettata per tutti noi, che il mondo del carcere conosciamo e abbiamo visitato, per ultimo, nelle scorse settimane. Per questo ringrazio le nostre iscritte Eleonora Palma e Margherita Vergani, che grazie al coordinamento e la presenza di Maria Grazia hanno visitato le carceri di Padova e Vicenza, per non far dimenticare neanche a Natale l’impegno radicale per una giustizia giusta.


Nel frattempo sentiamo le terribili notizie che vengono da Parigi, dove è stata colpita la più grande delle libertà occidentali, quella d’espressione, attraverso il sangue di dodici innocenti e nel frattempo delle vere e proprie ecatombi hanno funestato l’africa ed il medio oriente. Un’unica mano, quella del terrorismo islamofascista, che piega la religione ai propri interessi egemonici che si intrecciano e si alimentano vicendevolmente con gli interessi dei grandi produttori e trafficanti, delle grandi potenze, soprattutto arabe e dell’est europeo ma non solo, mentre l’Occidente soffre un’evidente crisi di valori, probabilmente dimentico della sua storia recente, di appena sessant’anni fa, dimentico delle grandi potenzialità e aspirazioni che rappresenta per milioni di persone nel mondo, se solo sapesse riscoprire quelle famose armi di attrazione di massa di cui, solitari, parlavamo anni fa.


E’ stato un anno complicato. Come avrete sentito nella cronologia della mia relazione e verificabile sul nostro sito internet, gli ultimi mesi dell’associazione sono stati segnati da una certa inerzia. Certo, i motivi di lavoro, quelli personali, affliggono tutti e per alcuni possono essere necessariamente più preponderanti rispetto ad altri: tutto questo inevitabilmente inficia la quantità di forze che possiamo mettere a disposizione per l’attività politica.
Ma abbiamo sofferto, soffriamo, anche una generalizzata mancanza di interesse, di voglia, di forza di essere Radicali. Si è prediletto il conformarsi alle iniziative nazionali sottovalutando quanto si sarebbe potuto fare a livello prettamente locale, il che secondo alcuni avrebbe forse permesso maggiore interlocuzione con altre persone/realtà ed una maggiore motivazione. Sicuramente c'è anche una componente, più o meno preponderante in molti di noi, legata alle dinamiche interne alla galassia radicale, che gioco forza si riflettono sui militanti locali e, probabilmente, hanno anche inutilmente assorbito energie ed attenzioni che potevano essere destinate a migliori obiettivi.
Sono uno di quelli che ritiene che anche solo un radicale fa la differenza: verissimo, ma un gruppo coeso può fare ben di più. Non significa necessariamente condividere identici obiettivi e politiche ma essere mossi dalla stessa analisi e dallo stesso desiderio di rendere quest’Italia più democratica. E i radicali sono così speciali che non solo uno fa la differenza, ma le diatribe, le liti, che snaturano il legittimo confronto politico assumono una portata ed hanno implicazioni che altre discussioni, in altri contesti, probabilmente non solleverebbero.
Inutile nasconderlo, inutile anche farne un dramma: è importante sottolinearlo per poter fornire una base d’analisi, per poter immaginare delle evoluzioni possibili in seno alla nostra associazione.
Da parte mia non posso che prendere atto di questo scoramento generalizzato ma che è soprattutto mio, personalissimo, e che mi porta a non ripresentare la mia candidatura per il prossimo anno associativo di VenetoRadicale.

Alessandro Pomes

Fonte: http://venetoradicale.blogspot.com/2015/01/relazione-di-segreteria-anno-2014.html

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