Mina Welby ed Englaro «Il Parlamento faccia la legge per il fine vita»

Data: 
Mercoledì, 10 December, 2014
Testo: 

L’appello da Cormòns e da Roma (in un video con Saviano)
«La gente è cambiata: il 60% del Nord-Est è per l’eutanasia»

CORMONS Sarà pre­sen­ta­to que­sta mat­ti­na a Roma, nella sede del Par­ti­to ra­di­ca­le, il video “Il Par­la­men­to si sve­gli!”, in cui oltre 60 te­sti­mo­nial, tra cui Ro­ber­to Sa­via­no e Mina Welby, ac­can­to a Marco Pan­nel­la e a Emma Bo­ni­no, sol­le­ci­ta­no il Par­la­men­to af­fin­ché si ar­ri­vi al piú pre­sto a una le­gi­sla­zio­ne sul fine vita che tu­te­li il ma­la­to che chie­de di poter mo­ri­re quan­do le cure non gli sono più utili e al tempo stes­so ga­ran­ti­sca giu­di­zia­ria­men­te i me­di­ci che as­si­sto­no i pa­zien­ti ter­mi­na­li che fanno ri­chie­sta di es­se­re la­scia­ti an­da­re.
«Chie­do­no, che il Par­la­men­to pren­da in esame la pro­po­sta di legge che l’As­so­cia­zio­ne Luca Co­scio­ni ha de­po­si­ta­to piú di un anno fa e per la quale non esi­ste an­co­ra una ca­len­da­riz­za­zio­ne», spie­ga Mina Welby che ieri ha rac­col­to anche l’a­de­sio­ne di Bep­pi­no En­gla­ro. «Ma la mia - ha te­nu­to a pre­ci­sa­re il papà di Elua­na – non fu una bat­ta­glia per l’eu­ta­na­sia, che sino a quan­do non cam­bia la legge è reato, quan­to per af­fer­ma­re la le­ga­li­tà del­l’au­to­de­ter­mi­na­zio­ne te­ra­peu­ti­ca, che, per legge, non può in­con­tra­re un li­mi­te anche se ne con­se­gue la morte. La mia bat­ta­glia – ri­cor­da – è du­ra­ta 17 anni: sin da su­bi­to, dal 1992 anno in cui Elua­na fu ri­co­ve­ra­ta in come ir­re­ver­si­bi­le a Lecco, vo­le­va­mo che tale de­ter­mian­zio­ne fosse ese­gui­ta per lei che in vita aveva espres­so il suo no al­l’ac­ca­ni­men­to tae­ra­peu­ti­co; vo­lon­tà ri­co­no­sciu­ta le­ga­le con de­cre­to dalla Cas­sa­zio­ne il 16 ot­to­bre del 2007, im­pe­gna­ta dal Go­ver­na­to­re della Lom­bar­dia che im­po­se alle strut­tu­re sa­ni­ta­rie di bloc­ca­re quel de­cre­to, este­so poi dal mi­ni­stro Sac­co­ni a tutto il ter­ri­to­rio na­zio­na­le e che poté con­clu­der­si a Udine in una strut­tu­ra pri­va­ta nel 2009: una bat­ta­glia lun­ghis­si­ma per­ché quel­lo che ci pre­me­va era agire sem­pre nel ri­spet­to della le­ga­li­tà».
Quel­la le­ga­li­tà che ora viene chie­sta dal­l’As­so­cia­zio­ne Co­scio­ni, di cui anche En­gla­ro fa parte, per l’eu­ta­na­sia, per­ché, sot­to­li­nea Mina Welby, «se lo Stato si deve pren­de­re cura della vita dei cit­ta­di­ni, af­fin­ché que­sta sia vis­su­ta nel mi­glio­re dei modi, allo stes­so ri­guar­do non può non farsi ca­ri­co anche del fine vita, quan­do que­sto si­gni­fi­chi li­be­ra­zio­ne da una si­tua­zio­ne senza sboc­co che co­strin­ge l’es­se­re umano, come nel caso di ma­la­ti di Sla, a con­di­zio­ni che nulla hanno piú di umano».
Mina Welby sarà que­sto po­me­rig­gio alle 17.30 a Cor­mòn­sli­bri per con­fron­tar­si con don Pier­lui­gi Di Piaz­za su un tema che lei ha vis­su­to in prima per­so­na. Quel­lo del fine vita o scel­ta fon­da­men­ta­le, come l’han­no chia­ma­ta gli or­ga­niz­za­to­ri della ker­mes­se.
Mina Welby, come noto è la mo­glie di Pier­gior­gio Welby, il gior­na­li­sta scrit­to­re che fu al cen­tro negli anni ‘90 e primi 2000 di una bat­ta­glia per ri­co­no­sci­men­to al­l’au­to­de­ter­mi­na­zio­ne, del ri­fiu­to del­l’ac­ca­ni­men­to te­ra­peu­ti­co ar­ri­van­do a chie­de­re uf­fi­cial­men­te che gli ve­nis­se “stac­ca­ta la spina” del re­spi­ra­to­re ar­ti­fi­cia­le cui era le­ga­to da di­ver­si anni in se­gui­to al­l’ag­gra­var­si della di­stro­fia mu­sco­la­re che l’a­ve­va col­pi­to poco più che ado­le­scen­te.
Que­sta ri­chie­sta, rac­con­ta la mo­glie, che, dopo la morte del ma­ri­to il 20 di­cem­bre del 2006, ne ha rac­col­to il te­sti­mo­ne, sca­te­nò un di­bat­ti­to ac­ce­sis­si­smo tra l’o­pi­nio­ne pub­bli­ca, in par­la­men­to e nella Chie­sa che ar­ri­vò a ne­ga­re i fu­ne­ra­li re­li­gio­si, per­chè nella de­ci­sio­ne di Welby, che morí as­si­sti­to dal me­di­co Mario Ricc­cio (in­cri­mi­na­to “per omi­ci­dio del con­sen­zien­te”, ma poi de­fi­ni­ti­va­men­te pro­sciol­to), rav­vi­sò una di­chia­ra­ta e per­se­gui­ta vo­lon­tà sui­ci­da il che avreb­be si­gni­fi­ca­to anche am­met­te­re l’eu­ta­na­sia. Da al­lo­ra, ab­bia­mo chie­sto a Mina Welby come è cam­bia­ta la men­ta­li­tà degli ita­lia­ni?
«In que­sti anni c’è stata una presa di co­scien­za col­let­ti­va molto forte. In par­ti­co­la­re nel Nord-Est dove oltre il 60% delle per­so­ne è fa­vo­re­vo­le a una legge sul­l’eu­ta­na­sia, sul te­sta­men­to bio­lo­gi­co e sulla fine del­l’ac­ca­ni­men­to te­ra­peu­ti­co».
I rap­por­ti con la chie­sa, in­ve­ce?
«Io sono cat­to­li­ca e cre­den­te, ma re­sta­no an­co­ra molte re­si­sten­ze, no­no­stan­te con l’ar­ti­co­lo 2278 del ca­te­chi­smo la Chie­sa am­met­ta che si pos­sa­no "in­ter­rom­pe­re pro­ce­du­re me­di­che spro­por­zio­na­te ri­spet­to ai ri­sul­ta­ti at­te­si". E no­no­stan­te, e que­sta trovo sia un’a­per­tu­ra im­por­tan­te, papa Fran­ce­sco non parli piú di di­rit­ti non ne­go­zia­bi­li».
©RI­PRO­DU­ZIO­NE RI­SER­VA­TA

Autore: 
Mario Bran­do­lin
Fonte: 
Messaggero Veneto
Stampa e regime: 
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Fonte: http://www.radicalifriulani.it/content/mina-welby-ed-englaro-%C2%ABil-parlamento-faccia-la-legge-il-fine-vita%C2%BB

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