Clima: accordo Usa – Cina. Possiamo davvero aspettare il 2030?

Il 14 novembre 2012, a pochi giorni dalla sua rielezione e due settimane dall'uragano Sandy che inondò la città di New York, il Presidente Obama, in un'intervista al New York Times sulle politiche climatiche, dichiarò:

“Io credo che il popolo americano in questo momento sia talmente interessato, e continuerà ad esserlo, alla nostra economia, al lavoro e alla crescita, che se il messaggio sarà che in qualche modo noi abbiamo intenzione di trascurare questi temi, semplicemente per affrontare il cambiamento climatico, non penso che qualcuno avrà intenzione di seguire questa strada. Per quanto mi riguarda io non lo farò".

A quasi due anni di distanza, il presidente Obama sembra averci ripensato. Almeno in parte. È di queste ore l’accordo tra Obama e il suo collega cinese Xi Jinping per arginare i danni dell’inquinamento. Sui grandi organi di informazione si parla di “svolta”.

È proprio così?

Washington promette di tagliare le emissioni di Co2 fra il 26% e il 28% entro il 2025. Pechino s’impegna a invertire la rotta entro il 2030 e produrre il 20% dell’energia da fonti alternative. I due massimi inquinatori che, da soli, producono la metà dei gas serra climalteranti, non solo si muovono in ritardo, prendendo impegni minori di quelli della Ue, ma se la prendono anche comoda.

Ma le diminuzioni a cui si fa riferimento non sono sufficienti. Solo qualche settimana fa, l'Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change) ha pubblicato il suo quinto Report nel quale si afferma che siamo ad un punto di non ritorno, evidenziando come, per avere un effetto di limitazione dell'aumento della temperatura globale, le emissioni di gas effetto serra dovrebbero subire un taglio tra il 40 e il 70% e solo per ottenere un contenimento del riscaldamento a 2°C.

Se di “svolta” vogliamo parlare, questa è legata al riconoscimento della crisi climatica da parte di USA e Cina, dopo decenni di disattenzione, indifferenza e ostruzionismo.

L'accordo più importante, quello vero, sarà quello di Parigi 2015 e solo allora potremo parlare di “svolta”.

Noi pensiamo che non ci sia tempo al 2030 e oramai è la quasi totalità della comunità scientifica a dirlo e a dimostrarlo. Quanti altri ghiacciai dovranno ancora sparire, quante foreste essere abbattute e quante altre specie estinguersi, o quanti altri profughi ambientali dobbiamo ancora contare prima che i cosiddetti “potenti” comprendano che non c’è nessuna economia senza la difesa della vita del pianeta?

Agire ora è possibile e necessario, a partire dal rispetto degli impegni (pochi, per la verità) già sanciti nei trattati internazionali di protezione ambientale. Con la campagna End Ecocide puoi sostenere direttamente la richiesta di istituire una Corte penale internazionale per i reati ambientali che presenteremo proprio a Parigi nel 2015 nel corso del Vertice per il clima.

Parleremo anche di questa iniziativa nel corso del nostro Meeting annuale che si svolgerà a Roma sabato 29 e domenica 30 novembre.

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