La responsabilità di dare un futuro al pianeta. Fabrizio Cianci (Radicali Ecologisti) al XIII Congresso di Radicali Italiani
Intervento di Fabrizio Cianci, segretario dell'associazione Radicali Ecologisti, al XIII Congresso di Radicali Italiani:
C’è qualcosa che rende unico il nostro movimento - noi radicali - ed è la capacità di aver compreso - in largo anticipo e, purtroppo, in solitudine - come nessun fenomeno del nostro tempo possa essere governato in un’ottica localistica e attraverso gli angusti strumenti della “sovranità nazionale”, ai quali opponiamo la transnazionalità dello Stato di diritto, quale prospettiva di affermazione della universalità dei diritti umani.
Questa capacità di previsione e di visione, che ha innegabilmente un nome e cognome, coincide con l’unica via per tornare a reclamare il diritto alla politica, oggi che la polis è il mondo intero.
Oggi ciascuno di noi ha il potere di decidere se e come vivrà la nostra generazione: se e come vivranno le prossime generazioni. E nelle nostre mani abbiamo anche il potere di decidere il destino degli altri cittadini della biosfera, piante e animali, la cui sopravvivenza dipende dalla nostra capacità di comprendere come l’umanità non sia né padrona, né custode della natura: ma parte di essa.
Su queste premesse, poco più di un anno fa, è nata l’associazione Radicali Ecologisti. La nostra associazione non si occupa di ambiente; non si occupa di piste ciclabili; tantomeno di pannelli fotovoltaici. Non ci occupiamo neanche di cani e gatti.
Il nostro programma è semplice e si articola in uno solo punto: difendere la vita del Diritto, per il diritto alla vita e alla qualità della vita, ponendo la nonviolenza quale riferimento culturale, metodologico e programmatico per la riconversione del nostro modello di sviluppo in senso ecologico.
Un modello di sviluppo che curi il futuro invece di depredarlo: un modello di sviluppo che si fondi sul rispetto della vita e il suo rigenerarsi.
Noi pensiamo che l’ecologia o è radicale, o non è.
Mentre i “padroni del vapore” continuano a raccontarci come “per uscire dalla crisi” occorra la “crescita”, noi invece pensiamo che proprio la “crescita” sia la causa della “crisi”. È la folle pretesa di una crescita esponenziale di produzioni e di merci, e quindi di popolazione da sfruttare come schiavi o come consumatori, in un Pianeta che infinito non è.
Oggi la “crisi” è il conto da pagare per un benessere fondato sul debito: debito verso gli ecosistemi (piante e animali non hanno né sindacati, né diritto di voto); debito pubblico attraverso il quale si continuano a dilapidate intere fortune per ingrassare sfruttatori e avvelenatori, tartassando i piccoli produttori; debito verso gli invisibili: tutti i sud e le periferie di questo mondo, i poveri, gli indifesi: gli ultimi. Infine debito verso le nuove generazioni.
Ma oggi la crisi è la più straordinaria occasione per mettere finalmente in discussione un modello che, più che in crisi, ci appare al capolinea.
Dobbiamo farlo non in vista di un possibile collasso ecologico. Perché esso si consuma ogni giorno e ogni ora nelle alluvioni di migranti in cerca di pane e libertà così come nelle alluvioni che spazzano via pezzi interi di territorio; il collasso è davanti a noi nelle guerre per le risorse, nel miliardo di affamati e nelle periferie delle nostre esistenze svuotate di dignità e di lavoro; i deserti che la nostra “civiltà” crea feriscono la corteccia terreste, tanto quanto i nostri ecosistemi sociali: nei prodotti macchiati di troppo sangue, di troppo sfruttamento, di troppo sudore malpagato.
Tutte queste cose non sono conteggiate nel Pil.
Noi pensiamo che nessun modello di sviluppo possa considerarsi “sostenibile” se non incarna il precetto “non uccidere” trasformandolo in forza di legge e di Diritto.
Questi sono i valori che hanno guidato la nostra attività associativa in questo anno. Ricorderò in modo sintetico le nostre principali iniziative, invitando per approfondimenti a visitare il nostro sito radicaliecologisti.it oppure a venirci a trovare presso il nostro stand.
1. Difesa del paesaggio per diritto alla biodiversità
Abbiamo cercato di garantire, nel nostro piccolo, quel “diritto alla conoscenza” sul saccheggio che quotidianamente si abbatte sul nostro territorio. Oltre a informare abbiamo costruito iniziative, proteste ma anche molte proposte. In particolare vorrei ricordare alcune campagne:
- abbiamo denunciato come i lavori della Metro C avvengano sotto gli occhi di tutti in modo illegale, senza le autorizzazioni paesistiche delle soprintendenze e senza la necessaria valutazione di Impatto Ambientale (Via) mettendo a rischio l’intera area dei Fori imperiali; il caso delle grandi navi a Venezia;
- l’assalto ai parchi e alle aree protette per le quali il Governo prepara una vera deregulation che permetterà di cacciare, costruire, distruggere quel poco di habitat naturali che ci rimangono;
- il caso del decreto “Sblocca Italia”, che abbiamo ribattezzato “Sfascia Italia” perché con la scusa di far ripartire qualche cantiere, si intendono cancellare, a suon di deroghe, le fragili norme che fino ad oggi hanno permesso la conservazione dei centri storici, delle aree archeologiche e naturalistiche. Con lo “Sblocca Italia” il Governo fa il gioco delle tre carte: da una parte promette fondi per il dissesto idrogeologico, dall’altra pone le condizioni per nuove cementificazioni e futuri disastri.
È un triste vanto poter dire che i Radicali Ecologisti, ovunque sia stato per noi possibile agire, sono stati l’unica organizzazione di carattere “politico-partitico” ad essere presente. Un impegno che ci ha permesso l’ingresso nel Forum nazionale per il paesaggio: ammessa come l’unica organizzazione politico-partitica a farne parte.
2. Ogm e Biogas: è ora di coltivare un futuro diverso
Ma cemento e rifiuti sono solo una parte delle questioni che abbiamo toccato. Ci preme ricordare il nostro impegno sugli ogm con la manifestazione di Vivaro per chiedere un modello agricolo amico della biodiversità: naturale come culturale; per difendere la libertà d’impresa dei “piccoli” contro la pretesa di monopolio dei “grandi”.
Coltivare un futuro diverso: un’agricoltura chi sia all’altezza delle sfide che ci attendono di fronte alla crisi delle risorse, alla crisi alimentare: di fronte alla crisi energetica e climatica. Questo è un discorso urgente anche in Europa e, nello specifico, in un’Italia dove proprio a causa della monocoltura intensiva, il 23% delle falde freatiche è stato avvelenato ed è ormai inutilizzabile; il 17% dei suoli è a rischio o in via di salinizzazione; stiamo distruggendo il suolo italiano, le acque: abbiamo trasformato gli allevamenti in lager e il tutto con le sovvenzioni pubbliche; cioè con le nostre tasse.
I nostri soldi, quelli delle bollette, servono invece a finanziare un’altra truffa: quella dei Biogas.
Dal 2008 a oggi si è verificato un vero boom dei biogas: grazie ad un incentivo di 28 centesimi kWh, poi 21 centesimi e, dal 2013, 14 centesimi kWh. La riduzione degli incentivi non deve trarre in inganno perché sono stati ridotti gli importi ma allungate le annualità di beneficio degli incentivi.
Perché parliamo di bio-truffa?
Una recente sentenza del la Corte costituzionale ha evidenziato come la nostra legislazione violi ben due direttive europee che impongono sia la valutazione d’impatto ambientale che la massima partecipazione delle comunità.
Le direttive europee inoltre impongono l’utilizzo di scarti agricoli ma, per aumentare il tenore energetico (e quindi per lucrare maggiormente sugli incentivi) vengono immessi cereali. In pratica: i biogas nascono per creare energia dagli scarti agricoli e quindi ridurre il ricorso ai combustibili fossili. Per lucrare sugli incentivi vengono usati combustibili (per arare i campi, irrigarli, concimarli, etc.), produrre cereali da mandare al macero nei biogas. Incredibile, vero?
I biogas stanno letteralmente bruciando le piccole aziende. Le banche hanno drasticamente ridotto il credito agricolo per concentrarlo sulle imprese “bio”-energetiche, mentre gli affitti dei terreni nelle zone cerealicole sono raddoppiati, rendendo insostenibili i costi per le imprese che invece producono il pane che troviamo sulle nostre tavole.
A questo va aggiunto il rischio ambientale rappresentato dal “digestato” (lo scarto della lavorazione) che viene sversato nei campi; recenti indagini della magistratura hanno messo in luce come nei biogas venga introdotto di tutto per aumentare il tenore energetico e speculare sugli incentivi; ivi inclusi rifiuti tossici che poi finiscono nei campi o nel pellet.
3. #Scacciamoli
Su iniziativa della nostra associazione, il movimento radicale torna in prima linea nella riforma della legislazione sulla caccia; lo facciamo a 24 anni di distanza dal Referendum promosso proprio dal Partito radicale e con una proposta organica di riforma, che in gran parte utilizza norme già esistenti.
I principali contenuti che abbiamo introdotto nella PdL sono:
- Tutela della proprietà privata (riforma dell’art. 842 Codice civile);
- L’eliminazione delle pratiche di crudeltà nei confronti degli animali (richiami vivi, abolizione del commercio per ripopolamenti a fini venatori);
- L’estensione del divieto di caccia nelle Aree tutelate per legge (ai sensi del Codice del Paesaggio); nelle aree turistiche e nei distretti turistici;
- Libertà per gli agricoltori di aderire ai Piani faunistico-venatori.
Cogliamo l’occasione per ringraziare la nostra segretaria Rita Bernardini e il nostro tesoriere Valerio Federico per averci voluto fare fiducia sostenendo questa iniziativa; vogliamo inoltre porgere uno speciale ringraziamento ad Alessandro Massari e Josè De Falco per il prezioso sostegno giuridico.
4. End Ecocide: per la difesa transnazionale degli ecosistemi
End Ecocide è una rete di organizzazioni che si batte per l’istituzione di una Corte penale internazionale per i reati ambientali. Radicali Ecologisti è una delle organizzazioni capofila.
Perché questa campagna?
A partire dal 1972 si sono succeduti summit ambientali mondiali, eppure assistiamo all’inarrestabile distruzione degli ecosistemi. Con la campagna End Ecocide si agisce per sancire il diritto alla vita di tutti gli esseri viventi attraverso la protezione degli ecosistemi. Chiediamo l’istituzione di una Corte penale internazionale contro i reati ambientali per rendere finalmente esigibili gli impegni sanciti dai trattati internazionali di protezione ambientale, ampliando le competenze della già esistente Corte penale internazionale, introducendo l’ecocidio nei crimini contro l’umanità.
Facciamo presente che oggi il diritto internazionale considera la distruzione ambientale un crimine quando compiuto in guerra ma, incredibilmente, non lo considera tale quando questo si consuma in tempo di pace.
La nostra raccolta di firme verrà consegnata a Ban Ki Moon in maggio a Parigi nel corso del Cop15. Vi invitiamo tutti a passare al nostro stand per firmare la petizione.
Sono rimasto personalmente colpito da un passaggio della Relazione di Rita e che vorrei riproporre.
“[…] il Partito Radicale è il tutto, espressione non della somma delle parti ma origine e ragione di un insieme che giustifica, alimenta e si alimenta nella vita delle parti”.
Vogliamo quindi ringraziare Rita e Valerio per averci dato, con il riconoscimento della nostra Associazione, l’opportunità di poter dare il nostro contributo al Movimento e averci permesso di essere parte di quello straordinario ecosistema che si chiama Partito Radicale.
Colgo l’occasione per invitare tutti al nostro Meeting che si terrà a Roma sabato 29 e domenica 30 novembre.
Perché più saremo e più potremo fare: http://www.radicaliecologisti.it/meeting2014
Fonte: http://www.radicaliecologisti.it
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