Nozze gay, via libera dalla Questura
Cerimonia in Sudafrica: lo sposo potrà ricongiungersi al legale pordenonese. «Ora lo Stato non potrà più fare finta di niente»
IL QUESTORE DI PORDENONE E’ stata applicata la norma, concedendo il titolo di soggiorno per familiare di un cittadino dell’Unione europea
Si erano sposati a ottobre 2013 a Cape Town, in Sudafrica. Il mese successivo avevano dato un ricevimento a Pordenone, al Cenacolo. A quella cerimonia erano seguiti un po’ di propositi, da parte delle istituzioni, che sono ancora fermi allo step «riflessione». Ancor prima della politica, però, si sono mosse, a macchia di leopardo, giustizia e pubblica amministrazione. A lieto fine (o, quantomeno, a metà del guado sul delicato e complicato cammino dei diritti civili) la storia dell’avvocato pordenonese Francesco Furlan e di suo marito Derek Wright: la questura di Pordenone, nel primo anniversario delle nozze, ha riconosciuto il legame familiare rilasciando il «titolo di soggiorno» al coniuge sudafricano. Lo ha reso noto il presidente di Arcigay Friuli “Nuovi Passi” di Udine e Pordenone Giacomo Deperu. «Nessuna forzatura – rileva – la decisione è stata presa in linea con le direttive del ministero dell’Interno che già nel 2012, con la circolare Cancellieri, prevedeva questo riconoscimento». E Pordenone altro non ha fatto: «Sono state applicate le norme vigenti, concedendo il titolo di soggiorno per familiare di un cittadino dell’Unione europea», rileva la Polizia di Stato. La famiglia, in sostanza, è quella prevista dal Codice civile e comprende coniuge e discendenti. In questo caso, stando a normative e sentenze, è stato contratto matrimonio all’estero ma, amministrativamente parlando, il cittadino sudafricano risulta un familiare a tutti gli effetti. E, difatti, nel titolo di soggiorno non risulta «coniuge», bensì «familiare di cittadino Ue». Non nasconde la sua soddisfazione l’avvocato Francesco Furlan, responsabile legale di Arcigay Friuli: «Oggi ci sentiamo più europei potendo godere di un diritto già riconosciuto da tempo in altri Paesi dell’Unione. Non capiamo come la questura possa riconoscerci un diritto e lo Stato fingere che il nostro matrimonio non esista. Ringraziamo il dirigente dell’ufficio immigrazione Giovanni Sparagna e la professionalità del team della questura di Pordenone». Il marito Derek Wright aggiunge: «Oggi in Italia ho tutti i diritti di un coniuge eppure sui documenti, dove mi riconoscono “coniugato”, mi definiscono “familiare di cittadino Ue”, secondo un incomprensibile pudore istituzionale che non vuole pronunciare la parola matrimonio, pur riconoscendolo nei fatti». La coppia, a fine luglio, aveva chiesto la registrazione del loro matrimonio all’anagrafe. In serata, il commento della presidente della Regione Debora Serracchiani: «Appare ogni giorno più evidente la necessità che una legge dello Stato regoli, in modo chiaro e a prescindere dal sesso, diritti e doveri dei cittadini uniti da legami affettivi». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Fonte: http://www.radicalifriulani.it/content/nozze-gay-libera-dalla-questura
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