I 12 punti dei Radicali per una vera riforma della giustizia

di Marco Perduca – pubblicato il 1 luglio 2014 su L’HUFFINGTON POST

Non vorrei che alla fine ci si abituasse a questa arci-nota dinamica della politica italiana per cui ogni volta che si riunisce la montagna del Consiglio dei Ministri viene partorito un topolino di titoli di un’annunciata riforma che mai poi si concretizza. E taccio, almeno per il momento, del calcio d’angolo della consultazione pubblica che dovrebbe fare il resto…

La settimana è iniziata con una riunione del Governo che ha delineato le priorità della cosiddetta riforma della giustizia. Anche a priva vista mi pare di poter affermare che di riforma c’è molto poco e, forse, anche di giustizia non c’è poi tutto ‘sto granché.

Facendo eco alle sintesi renziane ecco di che si tratta: Riduzione dei tempi e dimezzamento dell’arretrato nella giustizia civile, riforma del Csm, falso in bilancio e autoriciclaggio contro la criminalità economica, accelerazione del processo penale e riforma della prescrizione, revisione delle intercettazioni bilanciando diritto all’informazione e tutela della privacy. Per qualche tempo si potranno mandare idee e contributi rivoluzione@governo.it, ma con queste premesse non credo che si possa parlare di riforma della giustizia.

Oltre a ritenere offensivo intellettualmente dover motivare una modifica dell’esistente con la necessità di accelerare i processi decisionali (la giustizia ha bisogno di esser “certa” ancor più che “celere” e spesso la fretta si conferma essere cattiva consigliera) ai titoli annunciati dal Governo occorre opporre – almeno per quanto riguarda il penale – le proposte di chi è titolato, ma mai coinvolto, a contribuire alla riforma della giustizia anche perché da anni è strutturalmente mobilitato sul tema con iniziative politiche e istituzionali che chiedono il rispetto della legalità costituzionale e degli obblighi internazionali: i Radicali.

Dai 12 punti del governo mancano, e purtroppo non sorprende, due riforme strutturali dell’amministrazione della giustizia, quelle che da oltre 40 anni i Radicali chiedono a gran voce e ripetono in ogni occasione che riescono a conquistare: la separazione delle carriere dei magistrati e l’abolizione della obbligatorietà dell’azione penale.

La totale mancanza di separazione delle carriere, e anche delle funzioni, rende pressoché nulla la terzietà del giudice; al contempo, l’obbligatorietà dell’azione penale, in un paese dove il codice penale prevede oltre 35mila fattispecie di reati e dove siamo ancora ai faldoni di carta, di fatto istituisce un sistema di amplissima discrezionalità di comportamenti del PM che si trova a selezionare ciò che ritiene più “importante” (per lui) dalle pile di carte. Senza queste due modifiche radicali ci sarà solo contoriforma.

“A braccio” ricordo qui alcuni, almeno 12, degli elementi fondamentali delle proposte radicali per far tornare un minimo di Stato di Diritto in Italia partendo dalla giustizia penale:

1) amnistia – e indulto – per ripartire da zero con qualsiasi riforma, minima o massima che sia;
2) separazione delle carriere tra magistratura requirente e giudicante;
3) abolizione dell’obbligatorietà penale;
4) responsabilità diretta, per dolo, colpa grave e inapplicazione del diritto europeo, dei magistrati;
5) riforma dell’elezione dei membri del CSM in senso uninominale maggioritario;
6) definitiva riforma, con fortissimi limiti, della custodia cautelare in carcere;
7) amplissima depenalizzazione di tutti i comportamenti che non hanno vittime dirette;
8) promozione massima delle pene alternative al carcere;
9) introduzione del reato di “tortura” nella versione prevista dalla convenzione Onu;
10) abolizione dell’ergastolo;
11) definitiva abolizione degli ospedali psichiatrici giudiziari;
12) equiparazione dei termini perentori per tutti i soggetti coinvolti in un provvedimento.

Et voilà!

 

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Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=12850&utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=i-12-punti-dei-radicali-per-una-vera-riforma-della-giustizia

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