La responsabilità civile dei magistrati è la "tempesta perfetta"

L'11 giugno la Camera dei deputati ha votato un emendamento alla legge comunitaria relativo alla responsabilità civile dei magistrati. Il documento era presentato dal deputato della Lega Gianluca Pini ed era identico a un testo simile votato nella scorsa legislatura, sempre su iniziativa di Pini, ed è passato, a scrutinio segreto, per 7 voti nonostante il parere negativo del Governo.
Ecco il testo dell'emendamento:
Chi ha subìto un danno ingiusto per effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento giudiziario posto in essere dal magistrato in violazione manifesta del diritto o con dolo o colpa grave nell'esercizio delle sue funzioni ovvero per diniego di giustizia può agire contro lo Stato e contro il soggetto riconosciuto colpevole per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e anche di quelli non patrimoniali che derivino da privazione della libertà personale.
Mi raccomando, fissate bene nella memoria queste parole: "violazione manifesta del diritto", "dolo o colpa grave" e "diniego di giustizia". Fissate? Bene, perché si tratta di casi rari, se non rarissimi, e gravi, se non gravissimi.
Con l'emendamento Pini si chiede quindi di ampliare la responsabilità civile direttamente all'individuo magistrato che incorrerebbe in quanto sopra aggiungendola a quella dello stato che oggi è l'entità che si fa carico di risarcire i danni alla vittima della malagiustizia. Punto e basta.
La proposta di Pini è la stessa a da, almeno, 30 anni, da quando cioè gli italiani furono chiamati a votare su un referendum promosso dal Partito Radicale all'indomani del più clamoroso caso di malagiustizia italiana, quello relativo alla accuse infami e diffamenti subite da Enzo Tortora. Una vicenda che grida "vendetta", civile s'intende, ancora oggi.
Il "referendum Tortora", che fu vinto con percentuali bulgare, chiedeva nel 1987 ciò che l'emendamento Pini chiede oggi. Pini chiede ciò che gli italiani ritennero sacrosanto e si trova costretto a chiederlo di nuovo perché l'anno dopo quella storica vittoria il Parlamento riportò la legislazione a prima della modifica plebiscitata dagli italiani.
Il voto dell'11 giugno alla Camera è sicuramente anche frutto della politica politicante, dell'unione delle forze anti-Renziste che magari non concordano con ciò che la riforma dell'emendamento Pini rappresenta. Per una volta siamo pronti a farcene una ragione perché si tratta di una riforma necessaria.
A proposito di responsabilità, ma in questo caso politica, credo che sia da evidenziare, a fini elogiativi, il comportamento lineare del vice-Presidente della Camera Roberto Giachetti - in politica da quando era minorenne - e da sempre attivo sul fronte garantista in quanto iscritto e militante, tra le altre cose, del Partito Radicale. Giachetti, che si badi bene è un renziano della primissima ora, ha deciso di praticare le proprie convinzioni in materia di giustizia, quelle stesse che nella scorsa legislatura lo avevano già visto additato dal gruppo del Partito Democratico in commissione giustizia di cui faceva parte, per la sua attività nel rispetto dei princi fondamentali dello Stato di Diritto e della separazione dei poteri.
Giachietti è stato attaccato da destra e da sinistra, più da sinistra a dire la verità, per questa sua scelta ma, come ha notato Rita Bernardini, segretaria di Radicali Italiani, non è escluso che la sua dichiarazione di voto sia stata un ulteriore e definitivo incoraggiamento a far votare a favore dell'emendamento alcuni suoi compagni di gruppo.
In un'intervista a Repubblica.tv Giachetti ha affermato: "Ho votato sì perché la norma non colpisce i magistrati perbene. [...] Pensiamo ai casi di Tortora e Scaglia [...] Il tempo per una scelta è maturo anche nel Partito democratico, [...] non so perché nel gruppo non ci sia stato un dibattito. Nessuno scambio con il centrodestra".
Gli esperti, quelli per cui il problema è sempre "ben altro", così sempre altro che alla fine non viene mai affrontato e modificato alcunché, ci dicono che l'Italia sarebbe l'unico paese europe a prevedere la responsabilità diretta del magistrato. Posto che non è mai troppo tardi poter affermare una posizione di leadership nel campo dell'amministrazione della giustizia, occorre anche far notare ai critici, strumentali o "esperti", che tale e tanta è la malagiustizia Italiana che iniziare a mettere qualche puntino sulle "i" delle riforme necessarie per il rispetto dei diritti civili degli italiani sicuramente non guasterebbe - anche perché negli anni l'Italia s'è spesso distinta per "punire" i magistrati che avevano commesso errori promuovendoli a più alti incarichi, a partire proprio dai responsabili del calvario di Enzo Tortora.
Dalla Cina Matteo Renzi ha fatto sapere che si tratta di una tempesta in un bicchier d'acqua e che il testo verrà corretto di nuovo in Senato. A parte dover ricorrere, per l'ennesima volta, a una seconda Camera per dover modificare ciò che l'altra Camera in una sola lettura non sarebbe riuscita a portar a casa senza troppi problemi, c'è da sperare che quel bicchiere di riforme, finalmente mezzo pieno, continui a restare in tempesta perché si tratta di una vera e propria "tempesta perfetta".

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