Grandi Navi a Venezia: aspettiamo il prossimo Schettino o ci decidiamo a rispettare la Costituzione e le direttive europee?
Dichiarazione di Fabrizio Cianci, segretario di Radicali Ecologisti
Facciamo ancora in tempo a salvare Venezia. Già nei mesi scorsi si sono verificati incidenti provocati dalle Grandi Navi con la distruzione di un corridoio mobile di imbarco passeggeri posto a pochi metri da edifici storici, dimostrando quanto questi enormi alberghi galleggianti non siano compatibili con la tutela della città. Ci chiediamo dove sia finito l’articolo 9 della Costituzione "(La Repubblica) Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione." Ci chiediamo anche dove sia finita la direttiva 2000/60/CE (Direttiva Quadro sulle Acque – DQA).
Recepita in Italia attraverso il decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152, la direttiva istituisce un quadro per l’azione comunitaria in materia di acque, introducendo un approccio innovativo sia dal punto di vista ambientale, che amministrativo-gestionale. La direttiva impone a tutti i paesi della Ue di raggiungere i seguenti obiettivi generali:
- ampliare la protezione delle acque, sia superficiali che sotterranee;
- raggiungere lo stato di “buono” per tutte le acque entro il 31 dicembre 2015;
- gestire le risorse idriche sulla base di bacini idrografici indipendentemente dalle strutture amministrative;
- procedere attraverso un’azione che unisca limiti delle emissioni e standard di qualità;
- rendere partecipi i cittadini delle scelte adottate in materia.
Nessuno di questi obiettivi ci sembra compatibile con il transito delle Grandi Navi in laguna, anche alla luce del fatto che i cittadini non sono mai stati resi partecipi di tali scelte che, come nel caso del MOSE, sono state prese in comitati ristretti e senza alcun confronto pubblico. Pensiamo quindi che non sia più rinviabile un dibattito pubblico sul futuro dell’ecosistema lagunare veneto e un percorso partecipato di riqualificazione in senso sostenibile: perché è da esso che dipende la salvezza di Venezia e dei gioielli della sua laguna.
Occorre andare oltre il MOSE e le Grandi Navi, i poli chimici, le cementificazioni selvagge e le annunciate trivellazioni a largo: Venezia è davvero il simbolo del saccheggio del territorio italiano spinto dalla bramosia, dalla mancanza di una visione culturale innovativa e d’insieme.
Ma proprio da Venezia si può ripartire per progettare un futuro completamente diverso che garantisca uno sviluppo sostenibile e durevole a vantaggio delle comunità, delle economie locali, della qualità della vita e dello spazio urbano. Per realizzare questo serve una sola grande infrastruttura: la democrazia.
- Login to post comments