L'"anticlericale" Bergoglio chiama Pannella, ma Francesco non è un papa liberale

Alla conferenza stampa tenuta in Vaticano due giorni prima della canonizzazione dei due papi, il più potente dei neo-conservatori cattolici americani, George Weigel, ha riaffermato per l'ennesima volta la perfetta continuità tra papa Francesco e Giovanni Paolo II (di cui ha scritto due biografie giornalistiche, ma assai influenti nel mondo cattolico).
Nessuno gli aveva detto che papa Francesco, in quelle stesse ore, era rimasto al telefono per venti minuti col patriarca dei radicali anticlericali italiani, Marco Pannella, per convincerlo a interrompere lo sciopero della sete. Papa Francesco e il leader radicale hanno parlato anche della situazione delle carceri italiane (che a suo tempo fu oggetto di un appello - fallito - di Giovanni Paolo II al Parlamento italiano per un provvedimento di indulgenza in occasione del giubileo del 2000).
Marco Pannella, classe 1930, leader dei Radicali italiani, è colui che rivendica le leggi e le lotte per i referendum su divorzio e aborto degli anni settanta, che per decenni ha condotto la battaglia anti-proibizionista (ma anche contro la pena di morte e l'ergastolo), che ha fatto iscrivere al Partito radicale (tra i tanti altri) Vasco Rossi, e che nel 1987 portò in Parlamento la pornostar Cicciolina (al secolo, Ilona Staller).
L'ideologo della destra cattolica americana George Weigel, quello che aveva bellamente ignorato il dissenso di Giovanni Paolo II verso al guerra di G.W. Bush e che di recente ha rimproverato i vescovi di "politicizzazione" per aver celebrato la messa al confine tra Stati Uniti e Messico, certamente ignora chi sia Marco Pannella. Ma gli italiani lo sanno bene, e i cattolici italiani anche. Le metafore si sprecano: il papa che incontra il nemico per eccellenza, come il santo di Assisi ammansì il lupo e parlò col sultano in Egitto nel 1219. Ma vi sono altre assonanze storiche.
Lo storico (protestante) del cristianesimo americano Martin Marty è passato alla storia per aver affermato che "il concilio Vaticano II è il concilio preferito dei protestanti". Parafrasando, si potrebbe dire che papa Francesco è il papa preferito degli anticlericali. Ma senza dubbio, è ormai chiaro che papa Francesco non è il papa dei liberali, né dei liberisti, ma è un papa radicale nella sua volontà di andare oltre i confini convenzionali del raggio di azione del vescovo di Roma e di rompere con alcune ipocrisie tipiche della cultura clericale e dei suoi rapporti con il potere costituito. (Sarebbe curioso sapere cosa pensano della telefonata a Pannella i parlamentari italiani, cui Francesco ha riservato, alla messa del 27 marzo scorso, un trattamento brusco, certamente inusuale per loro da parte del potere ecclesiastico).
Le telefonate di papa Francesco fanno ormai parte non solo della simbologia, ma anche della letteratura del pontificato. Solo qualche giorno fa si è saputo della telefonata del papa a una donna argentina nel corso della quale sarebbe stato toccato il tema dell'eucaristia e dei divorziati risposati. Queste telefonate non finiranno nei volumi degli Acta Apostolicae Sedis, né nei volumi di Insegnamenti che raccolgono anno per anno i discorsi e messaggi dei papi. In questo senso, le smentite e le "precisazioni" ufficiali non cambiano nulla della sostanza. Quello che conta non è il contenuto né il mezzo della telefonata: per parafrasare il cattolico (tradizionalista) Marshall McLuhan, il destinatario è il messaggio.

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