Quel che Pannella chiede
articolo di Marco Perduca pubblicato il 21/04/2014 su L’HAFFINGTON POST
Lunedì 21 aprile Marco Pannella ha avuto un malore. La mattina dopo è stato operato d’urgenza per riprendere un piccolo problema dovuto ad un aneurisma di qualche anno fa. Da lunedì 21 aprile Pannella è, di nuovo e sempre per la stessa causa, in sciopero della fame e della sete.
La causa è la richiesta di porre fine alla flagranza criminale della Repubblica italiana che, da ormai oltre tre decenni, è in patente, costante, sistematica e strutturale violazione della propria legalità costituzionale e dei propri obblighi internazionali derivanti dall’aver ratificato decine di trattati in materia di diritti umani.
Come tutti coloro i quali si nutrono delle proprie convinzioni e azioni, Marco Pannella è in splendida forma. Presto si dovrà sottoporre a una Tac per verificare la buona riuscita della sua operazione ma l’aver fumato un sigaro in conferenza stampa la dice lunga sullo stato della sua salute alla viglia del suo 84esimo compleanno. Pannella ha accettato la Tac ma si rifiuta di assumere i liquidi necessari per eseguire l’esame per via dell’azione nonviolenta.
La condizione medica di Pannella non è, né deve essere la notizia, la notizia è che, per esempio, giusto il 22 aprile l’Italia è stata di nuovo trovata in violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani per aver ritardato, e di anni, le necessarie cure mediche a un detenuto in due carceri campane.
Dopo esser riuscito a suscitare il messaggio del Presidente della Repubblica sul tema delle carceri, alla vigilia della santificazione di Giovanni Paolo II, l’ultimo Papa che al parlamento chiese un atto di “clemenza”, Pannella si appella ora a Papa Francesco perché anche lui, dopo aver ricordato la morte per fame nel mondo nell’omelia pasquale, denunci lo stato globale della giustizia a partire da quella del paese che ospita la Santa Sede.
Ora, è mai possibile che sia più facile avere un’interlocuzione e un pronunciamento urbi et orbi che una dichiarazione del governo Renzi a favore di un’amnistia come prima misura strutturale necessaria a porre fine a questo comportamento tecnicamente criminale della Repubblica italiana?
Pannella non chiede né solidarietà né, peggio ancora, carità, chiede, da militante nonviolento, l’assunzione di una responsabilità politica alle istituzioni che ne hanno competenza e obbligo. Nel caso dell’amnistia è, e sarebbe, il Parlamento ma nel caso di questo parlamento sono Matteo Renzi e Angelino Alfano che in materia sono pienamente sovrapponibili nel loro disinteresse.
Siamo in campagna elettorale per le europee? Bene, la riforma della giustizia è una proposta pienamente politica oltre che un’azione di respiro continentale.
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