Carceri, il caso della Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere
Parlare della casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere in provincia di Caserta significa automaticamente entrare nella logica del problema giustizia e sovraffollamento, che da tempo ormai caratterizza gli istituti penitenziari italiani, con particolare urgenza per quelli campani.
I dati sul sovraffollamento variano in continuazione, ma qualche elemento di analisi si può ricavare, anche grazie alle numerose visite ispettive svolte dell’Associazione Radicale “Legalità e Trasparenza” di Caserta.
Durante l’estate del 2012 la situazione risulta eccessivamente problematica: 980 detenuti su 547 posti disponibili, 578 in attesa di giudizio definitivo, 352 in attesa del giudizio di primo grado, 100 detenuti tossicodipendenti, più di 200 affetti da malattie epatiche e/o psichiatriche.
Ad affrontare tale stato di incontenibile drammaticità, una pianta organica effettiva di 481 agenti di polizia penitenziaria, divisi in tre turni da otto ore e così costretti a dividersi tra le esigenze e i bisogni di quasi mille detenuti.
Tra le carenze più drammatiche l’accesso all’acqua corrente limitato alle prime ore del mattino o alle sole ore serali, quando non inaccessibile del tutto in alcune celle del reparto femminile; altre celle ancora vedono la non gradita ospitalità di api e nidi di vespe.
Viene inoltre segnalato che nella rimessa della casa circondariale sono fermi, da mesi, 20 veicoli a causa di mancanza di fondiper la loro manutenzione: ciò crea non pochi problemi per il trasporto dei detenuti verso i vari tribunali, a volte distanti centinaia di chilometri.
Durante la visita ispettiva del 26 Agosto 2013 risalta ancora una volta il sovraffollamento: la struttura ha una capienza regolamentare di 600 unità e ospita 940 detenuti tra cui il 30 per cento stranieri e il 25 per cento tossicodipendenti.
La Nuova Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere resta sprovvista di un diretto collegamento con la rete idrica della città: ciò comporta un uso razionato dell’acqua creando non pochi disagi, soprattutto nei mesi estivi.
Ma non mancano le notizie positive: la dottoressa Giaquinto, direttrice della casa circondariale, ha dichiarato che a breve una parte dei detenuti potranno iniziare deilavori di pubblica utilità per il comune di San Tammaro, distante pochi chilometri dalla struttura.
La nota più negativa che si registra è che mancando una adeguata assistenza sanitaria all’interno della struttura, gli unici farmaci disponibili per i detenuti sonopsicofarmaci, che vengono utilizzati per qualsiasi tipo di patologia, creando una vera e propria dipendenza dalle sostanze.
Il caso di Santa Maria Capua Vetere può considerarsi un paradigma del degrado carcerario italiano. Qui è possibile rilevare ogni forma di disfunzione del sistema. Dal sovraffollamento alla fatiscenza, dalla carenza cronica di risorse fino a problematiche inimmaginabili per chi non vede coi propri occhi certe aberrazioni.
Il caso di Santa Maria Capua Vetere conferma l’urgenza del provvedimento di amnistia richiesto nel suo appello alle camere dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Articolo pubblicato presso la Rivista “ Epoch Times Italia” al seguente link: (http://www.epochtimes.it/news/carceri-il-caso-della-casa-circondariale-d...)
Domenico Letizia, storico e saggista, scrive sul tema dei diritti umani. È attivista per i diritti civili del casertano.
!doctype>Fonte: http://www.radicalicaserta.com/carceri-il-caso-della-casa-circondariale-di-santa-maria-capua-vetere/
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