Forza Magica Roma.. del cemento e dell'illegalità
Nota dei Radicali Ecologisti sul nuovo stadio della Roma a Tor di Valle sorgerà su un'area a vincolo idrogeologico, ovvero inedificabile; il Piano Regolatore prevede la destinazione a Verde, ma insieme all'impianto sorgeranno case e spazi commerciali. L'ennesima speculazione che arricchisce pochi con i soldi pubblici.
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Da quasi un anno, il gruppo romano dei Radicali Ecologisti denuncia situazioni davvero imbarazzanti: dal tentato golpe urbanistico di Alemanno, fino alle spiagge di Ostia trasformate in una discarica, passando per la gravissima situazione relativa ai lavori per la Metro C: dagli scempi ambientali, fino alla vandalizzazione dell’Area archeologica dei Fori imperiali.
Puntualmente, la domanda che ci poniamo è la seguente: esiste ancora un Piano Regolatore a Roma?
A quanto pare, cambiano le giunte, ma il Partito del cemento è sempre al potere. L’ultima disgrazia per la Città è il nuovo stadio della Roma, neanche a dirlo, il “più bello del mondo” che verrà realizzato a Tor di Valle, all’interno di un’ansa del Tevere con vincolo idrogeologico: ovvero inedificabile.
Qualcuno glielo avrà detto al Sindaco Marino? Ed ecco che in un’area a edificabilità zero dovrebbe spuntare non solo il nuovo stadio, ma anche altre cubature commerciali e residenziali: il tutto in un’area vincolata e a rischio esondazioni. Ma a danno si aggiunge danni: per far posto al nuovo stadio occorrerà abbattere lo storico ippodromo, progettato (nientemeno che) da Julio Lafuente e Gaetano Rebecchini.
Vale anche la pena dire che Tor di Valle è un’area marginale, un piccolo deserto urbano senza infrastrutture di collegamento adeguate a servire un’opera così imponente.
E infatti si prevede un nuovo svincolo sull’Autostrada Roma - Fiumicino, un nuovo ponte sul Tevere, collegamenti viari trasversali di nuovo impianto.
Pensiamo che la realizzazione del nuovo stadio della Roma (e quello della Lazio) possano rappresentare una straordinaria occasione per riqualificare parti di periferia, portando infrastrutture e servizi dove oggi mancano. Per far questo, serve un Sindaco che faccia il sindaco, che siano gli uffici pubblici a proporre le aree in coerenza con il Piano Regolatore e al Piano dei trasporti ed elaborare percorsi partecipati con i cittadini, invece di farsi imporre le decisioni dalla Cushman & Wakefield, una delle società immobiliari più grandi nel mondo, incaricata dalla A.S. Roma di trovare il luogo più adatto dove costruire il nuovo stadio.
La destinazione più sensata per Tor di Valle sarebbe quella a verde pubblico (così come prescritto dal Piano Regolatore) e non cemento e asfalto per parcheggi. E pensare che il WWF voleva insediare in quest’area una “oasi naturalistica” proprio per il grande valore paesistico ed ecologico di questo tratto del Tevere che era miracolosamente scampato alla cementificazione selvaggia.
Ma, oltre al non rispetto di Piani e Programmi, a Roma (e non solo, come vedremo a breve in una nostra inchiesta di prossima pubblicazione su Expo) si sta diffondendo un’altra pessima abitudine, ovvero quella di non predisporre la procedura di VIA (Valutazione Impatto Ambientale), strumento indispensabile, nonché obbligatorio, di supporto decisionale tecnico-amministrativo.
Evidentemente, il Comune, che per il momento l’ha fatta franca sui lavori della Metro C che proseguono senza la VIA, ha ben pensato di replicare anche a Tor di Valle.
Secondo la normativa comunitaria e la legge nazionale che la recepisce, la valutazione sulla compatibilità ambientale di un progetto deve essere svolta dalla Pubblica Amministrazione e si basa sia sulle informazioni fornite dal proponente del progetto, sia sulla consulenza data da altre strutture pubbliche, sia sulla partecipazione dei cittadini e dei gruppi sociali nei processi decisionali per l’approvazione necessaria. Niente di tutto questo.
Oltre a questo, la recente Legge di Stabilità ha già previsto una restrizione per la costruzione dei nuovi impianti sportivi e adeguamento degli esistenti, non consentendo nuove speculazioni edilizie con la scusa dei “nuovi stadi”.
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