OGM. Coltiviamo un altro futuro! Tutti a Vivaro domenica 6 aprile

Il 9 aprile il Tar del Lazio si esprimerà sulla conformità del Decreto Interministeriale 187/2013 che ha “proibito” (si fa per dire), fino al dicembre 2014, la coltivazione del Mon810 sul territorio italiano, con il rischio concreto di lasciare un pericoloso vuoto legislativo.

Sugli OGM, la Regione Friuli Venezia Giulia rischia di fare da apripista per le altre regioni italiane. I Radicali Ecologisti parteciperanno al presidio organizzato a Vivaro (Pn) domenica 6 aprile: per noi la battaglia contro gli OGM rappresenta l’occasione per mettere in discussione un modello agricolo-industriale ormai non più sostenibile, sia a livello economico che ambientale.

 

Per capire l’utilità o meno di un organismo geneticamente modificato partiremmo dal futuro. Come sarà la nostra biosfera tra 50 anni? Come si adatterà la nostra società ai i cambiamenti che ci attendono? Partiamo da alcune considerazioni di base.

 

CAMBIAMENTO CLIMATICO Siamo nel pieno di un cambiamento climatico globale e, rimanendo nella nostra piccola Unione Europea, per far sì che la temperatura mondiale non aumenti più di 2°C, ci siamo impegnati a ridurre le emissioni sul nostro territorio del 70 % rispetto ai livelli del 1990. In senso tecnico significa arrow tagliare del 20% le emissioni di gas a effetto serra entro il 2020;

PICCO DEL PETROLIO È terminato il petrolio a basso prezzo e d’ora in poi il suo prezzo aumenterà con oscillazioni sempre più marcate. Quanto petrolio arrow potremo produrre in futuro e a che costi?

RUOLO DEL PETROLIO IN AGRICOLTURA I pesticidi di sintesi che vengono utilizzati nell’agricoltura convenzionale (e di conseguenza in quella che si basa sulle biotecnologie), così come gli erbicidi e i fertilizzanti sono derivati dal petrolio. Un interessante arrow studio sull’utilizzo dell’energia nelle aziende agricole canadesi ci informa che, fatto 100 il consumo di derivati del petrolio, il: 31% viene utilizzato per la produzione dei fertilizzanti inorganici 19% viene consumato dai mezzi meccanici in campo 16% è destinato al trasporto 13% si usa per l’irrigazione 8% per l’allevamento del bestiame (è esclusa l’alimentazione) 5% per l’essicazione/conservazione del raccolto 5% per la produzione di pesticidi 3% per altri consumi

PICCO DELL’ACQUA Il mais Bt che si vorrebbe coltivare, anzi che già è stato seminato da Fidenato, richiede acqua, molta acqua, per mantenere un livello di produttività tale da coprire gli altissimi costi di produzione (da non dimenticare che il prezzo delle sementi protette da brevetto è aumentato del 140% dal 1994 a oggi). I contadini attingono dai fiumi o dai pozzi sotterranei ma lo sfruttamento delle risorse idriche è un problema sempre più pressante soprattutto in un’ottica di riscaldamento globale. Del resto, con l’acqua bene sempre più prezioso in quanto non rinnovabile, riteniamo che sarà davvero indolore sottrarla alle città sempre più assetate?

SALUTE Sono sempre più numerosi e indiscussi gli studi che registrano una connessione immediata e diretta tra pesticidi/erbicidi e salute. In un futuro non così remoto, tale per cui riusciremo più o meno tutti ad affacciarci, il costo della sanità sarà elevatissimo. Malattie come Parkinson, autismo, tumori, Alzheimer hanno una componente ambientale sempre più marcata come testimonia l’epigenetica.

Tra qualche decennio vivremo dunque in un mondo in cui dovremo fare i conti con risorse ancora più limitate e il cui accesso sarà riservato a pochi, con alti e volatili prezzi dei combustibili fossili e dei derivati, in una situazione economica non certo brillante. Nel frattempo se proprio non vogliamo fare nulla per evitare una probabile declino o collasso, ci sono almeno degli obblighi ai quali non possiamo sottrarci, se non altro per rispetto nei confronti delle generazioni future, circa le emissioni che derivano dall’abbondante utilizzo di fertilizzanti di sintesi (il protossido di azoto è 200 volte più pericoloso per tonnellata della CO2). Alla luce di tutto questo chiediamo qual è il senso di investire importanti risorse su un prodotto senza futuro, poco democratico e pericoloso per la salute. Le alternative ci sono, già ben consolidate e avviate e i cui dati sono estremamente confortanti, sia a livello ambientale che a livello economico. Nessuno si sta battendo per finanziare la ricerca in campo agro-ecologico, come mai? Forse perché gli investimenti non sono interessanti per le grosse aziende chimiche/biotecnologiche?

Fonte: http://www.radicaliecologisti.it/ogm-coltiviamo-altro-futuro-tutti-vivaro-domenica-6-aprile/

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