Il futuro? Lo stiamo scrivendo in Open Data

A distanza di un anno si è tenuto il secondo open data day, al quale, anche l’Italia ha partecipato con ben 19 città ed una forte presenza nel Mezzogiorno, segno che evidentemente, qualcosa si sta muovendo anche nella parte bassa dello stival.

Certo, non è semplice spiegare in poche parole, a chi non conosce la materia, di cosa si è parlato in questa giornata. Ma la prima cosa da far capire, è che non serve andare sulla Luna o quale altra mirabolante impresa per comprendere: parliamo di dati, informazioni, che messi liberamente in circolazione possono aiutarci nella vita di tutti i giorni.

Così tra qualche battuta e uno scambio di visioni, una lezione di Diritto Costituzionale e (più di) un progetto interessante mostrato, la mattinata scivola via, aprendo le porte ad altri momenti di intenso approfondimento che hanno riguardato il pomeriggio, con momenti più “on the job”: tra chi effettuava un monitoraggio civico e chi si dedicava a costruire applicazioni grazie all’uso dei dati.

Su una cosa però, siamo tutti d’accordo. È giunto il momento di mettere in pratica le cose che abbiamo imparato. Di Open Data ne abbiamo discusso, analizzato, criticato, talvolta anche aiutato il Governo a seguire la via della trasparenza. Adesso siamo -o cerchiamo di essere – maturi, ragion per cui, oltre i convegni, che seppur aiutano per continuare a coordinarsi e aggiornarci l’un con l’altro sui progressi fatti, occorre far vedere quali sono i frutti che possono essere raccolti dalla liberazione del patrimonio informativo.

Possiamo per esempio, controllare come vengono spesi i fondi strutturali europei facendo in modo che anche gli amministratori, consapevoli di questi controlli operati dal basso, possano essere più oculati nella gestione di questi flussi di denaro, tutt’altro che irrelevanti.

E’ vero, probabilmente all’Italia manca ancora una visione, una strategia in tal senso, ma non per questo non possono essere fatti enormi passi in avanti. D’altronde, prima ancora delle leggi, qualcosa già si muoveva, ed i progressi sono visibili. Molto si deve a quella  comunità trasversale che ha cercato di fare rete, stringendosi intorno alle varie amministrazioni e contribuendo così a non rimanere eccessivamente indietro in questo settore.

Le associazioni e i momenti di formazione, si stanno moltiplicando in questo versante, e ciò a dimostrazione di una sempre maggiore attenzione, traducibile a sua volta, in un crescente aumento di domanda di dati. La piattaforma Acqualta non è che l’ultimo – in ordine temporale- progetto che, sulla base di dati aperti, vuole risolvere uno degli annosi problemi nella città di Venezia (anche se non è escluso che lo stesso esperimento possa essere usato anche altrove).

Grazie a questi monitoraggi è possibile fungere da presidio del nostro territorio, favorire maggiori stimoli per la cultura e il turismo, continuare a scrivere momenti di riflessione per le nostre città e inseguire nuove pagine di progresso.

Continuare dunque, ad evidenziare le best practices, perché da queste si può trarre ulteriore coraggio per il futuro. Ed ancora, porci domande: quali sono ancora i settori con i maggiori ambiti di intervento? Dove possiamo concentrare maggiormente i nostri sforzi affinchè si creino le migliori condizioni di sviluppo e per contrastare maggiormente la disoccupazione?

Chiaramente anche in questa comunità c’è qualche assenza che ancora frena un maggior coinvolgimento della società civile, e nondimeno degli addetti ai lavori. Ma nessuna montagna scalata è stata priva di insidie e ostacoli. Ragion per cui, la collaborazione e la condivisione dei saperi, anche in questo campo, potrà esserci d’aiuto nel costruire qualcosa di utile per la collettività, che possa investire anche la scuola, inziando a formare da subito, i futuri Cittadini Attivi.

L’Open Data Day salernitano

Staccato in ordine temporale, ma non di certo dal punto di vista della funzionalità, si è tenuto un workshop anche in quel di Salerno, dal titolo: “Rifiuti, dagli Open Data alle notizie”, dove i diversi interessi presenti – istituzioni, associazioni ambientali, studiosi, imprese e singoli cittadini – hanno cercato di individuare interessi comuni per poter meglio gestire la raccolta differenziata.

Anche in questo settore, si sconta una  scarsa offerta di informazioni da parte degli enti preposti, ed al tempo stesso, sarebbe possibile individuare nuovi e migliori criteri che possano sia aiutare le imprese operanti nel settore che favorire un’economia derivante da questo servizio essenziale degli enti locali.

Perchè anche nei rifiuti ci sono molte pagine di futuro che possono essere ancora scritte; e queste pagine, oltre che di tanta volontà ed impegno, necessitano anche e soprattutto di informazioni. Ovviamente, in formato aperto.

Francesco Formisano

Fonte: http://www.agoradigitale.org/il-futuro-lo-stiamo-scrivendo-in-open-data/

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