Combattere la sorveglianza digitale

L’11 Febbraio è il giorno in cui migliaia di siti protestano contro la sorveglianza di massa dando vita ad una giornata di mobilitazione in tutto il mondo. Agorà Digitale è una delle 4 organizzazioni italiane che partecipa attivamente alla protesta. 

Con l’avanzare della tecnologia e della nostra esposizione ad essa è sempre più evidente il problema della privacy per tutti i cittadini digitali. Motivo per cui martedì 11 febbraio 2014, cittadini, organizzazioni della società civile e migliaia di siti web daranno vita a una giornata di mobilitazione in ogni parte del mondo.


Perché proprio oggi?

Il giorno scelto ha una grande valenza simbolica, in quanto sono passati 13 mesi dalla morte di Aaron Swartz. La storia dell’attivista digitale, accusato di aver sottratto dei documenti riservati al MIT ed averli messi su una rete di condivisione (ne abbiamo parlato qui), ha generato una grande ondata emotiva che si è voluta celebrare scegliendo appunto questo giorno, anche per elevare la figura di Swartz a simbolo della lotta per la libertà degli attivisti digitali.

Non possiamo più ignorare il destino dei nostri dati personali

Dopo le recenti rivelazioni di Edward Snowden risulta evidente come l’obiettivo della protesta sia principalmente il governo degli U.S.A. e le attività dell’agenzia N.S.A., il che potrebbe facilmente funzionare da viatico al disinteresse europeo ed ancor di più italiano. Questo è sbagliato per diversi motivi, su tutti due:

  1. Le conversazioni telefoniche ed i dati di localizzazione dei smartphone monitorati dall’NSA riguardano tutto il mondo, non solo gli Stati Uniti (fonte: articolo del Washington Postschema di funzionamento del database FASCIA, per la memorizzazione dei dati dei cellulari )
  2. Il monitoraggio delle informazioni digitali avveniva su server localizzati spesso in America, ma sono gli stessi a cui quotidianamente ci colleghiamo tutti noi per le attività basilari come posta e social network (fonte: come l’NSA si inseriva nei datacenter di Yahoo! e Google ed un estratto dello schema di funzionamento di MUSCULAR, il programma di memorizzazione dell’agenzia)

L’iniziativa infatti è orientata ad una partecipazione globale e vuole condizionare l’opinione pubblica ed “impattare il reale” sulla base di due semplici richieste:

Governments must not use their power tospy on and control us.
Companies must stand with users to resist surveillance.


Cosa possiamo fare (tutti)

Secondo quando esposto dai Principi internazionali in materia di applicazione dei diritti umani alla sorveglianza delle comunicazioni,  le attività che limitano il diritto alla privacy, inclusa la sorveglianza delle comunicazioni, possono essere giustificate solo qualora siano previste dalla legge, necessarie per raggiungere un obiettivo legittimo e proporzionate allo scopo perseguito.
Questa protesta vuole portare nel dibattito pubblico e soprattutto all’attenzione della politica il tema della privacy degli utenti digitali, quindi il meglio che si può fare è diffondere i principi ed i concetti di trasparenza, controllo pubblico, integrità delle comunicazioni e dei sistemi.

Anni di attivismo e di iniziative mediate dagli schermi dei nostri dispositivi ci hanno insegnato che è quanto mai necessario superare l’emotività del click e lavorare sulla protesta per portarla in contesti diversi, nei luoghi tradizionali del dibattito politico (piazze, strade, anche giornali cartacei..),  dove queste idee sono in grado di recare maggiori insidie alla stabilità di chi esercita il potere.

Noi, come al solito, faremo del nostro meglio.

di Alberto Stornelli
https://twitter.com/AlbStornelli


Per approfondire
La lista aggiornata delle organizzazioni firmatarie ed impegnate nella diffusione dell’azione di protesta: http://en.necessaryandproportionate.org/signatories.

Altri articoli interessanti a riguardo:
DoppioZero – The Day we fight back di Vito Campanelli
Global Voices – articolo di Bernardo Parrella

 

Fonte: http://www.agoradigitale.org/the-day-we-fight-back/

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