Gli impianti a biogas e il rischio della Terra dei Fuochi nel nord Italia.

Testo: 

Bozza di intervento al comitato di radicali italiani 17-19 gennaio 2014

Cos' è il biogas?
Imbroglio ecologico
Minaccia grave per l'agricoltura e le comunità locali
Operazione politico-economico- finanziaria speculativa

Parto dal caso del mio comune San Quirino, un comune che si trova a pochi kilometri dove in 4 mesi dal settembre 2012 al dicembre 2012, è stato progettato e realizzato un impianto da 1 Megawatt. Premetto che ho seguito la vicenda da consigliere comunale di opposizione supportando il comitato di cittadini che si è formato durante la realizzazione dell'opera che voleva conoscere che tipo di impianto si stava realizzando a 300 metri delle abitazioni.

L'Iter burocratico creato per favorire i biogassisti
L'iter per la realizzazione è facilitato da una procedura stranamente molto snella (più semplice della realizzazione di una tettoia in giardino).
Il rilascio dell’autorizzazione unica – documento necessario per la realizzazione dell’impianto e la gestione dell’attività – prevede una conferenza dei servizi interessati (Arpa, Ass, Vigili del fuoco) alla quale essi inviano la documentazione rituale. Il percorso decisionale si conclude con il rilascio dell’autorizzazione unica senza che vi sia alcuna assunzione di responsabilità e di controllo su quanto rilasciato. Non è necessaria la valutazione dell'impatto ambientale e il rilascio del permesso di costruire da parte dell'ufficio tecnico comunale.
Vi basti sapere ciò che è contenuto nella risposta dell’ASS6, chiamata alla conferenza di servizi per approvare l’opera realizzata a San Quirino : nel parere ufficiale infatti si dichiara che “dal punto di vista sanitario, risulta estremamente difficile, sulla base dei dati scientifici a nostra disposizione relativi a questa tipologia di impianto, riuscire a valutare l’impatto sulla salute dei cittadini.” Ma come, i tecnici dell’ASS chiamati ad esprimersi sull’impianto rilasciano il parere favorevole nonostante si dichiarino non in grado di valutarne l’impatto sulla salute dei cittadini?
L'unico passaggio in consiglio comunale, ma è ciò che accade in quassi tutti i casii, è avvenuto a pochi giorni dell'attivazione dell'impianto solo per di discutere la convenzione senza il coinvolgimento dei cittadini.

Chi ci guadagna?
I SOLDI arrivano dalle NOSTRE BOLLETTE
Gli impianti costruiti fino al 2012 godono infatti di un incentivo per quindici anni. La tariffa, detta onnicomprensiva, è di 0,28 centesimi a kilowattora, ovvero quattro volte il valore commerciale dell'energia elettrica. Al ricavo di mercato di 7 centesimi a kw noi contribuenti dobbiamo aggiungerne altri 21 per remunerare l’imprenditore agricolo trasformato in produttore di energia elettrica e speculatore finanziario.
L''industria delle biomasse sopravvive solo grazie ai soldi pubblici. Senza incentivi non sta in piedi, produce energia a costi elevatissimi.
L'ampio margine di guadagno è garantito quindi solo dalla tariffa (andate a leggere la voce A3 delle vostre bollette) ed il guadagno è solo per chi costruisce questi impianti. Per l'impianto a San Quirino si prevede un utile di 5 milioni di euro in quindi anni, per un'industria che impiega pochissime persone.

LA CORSA ALLA TERRA
Gli impianti come quello di San Quirino, quelli da un megawatt, che digeriscono fino a ventimila tonnellate di biomasse per funzionare. Si è scatenata la corsa alla terra per accaparrarsi appezzamenti su cui coltivare mais da bruciare. I cereali sono passati dalle mangiatoie degli allevamenti alla dieta dei biodigestori, i fermentatori dove la macerazione delle biomasse provoca la proliferazione di batteri che, a loro volta, producono il gas.
Gli impianti di potenza uninominale di 1MW, già installati o di prossima attivazione nel territorio nazionale, si stimano essere circa 2.000; considerando che necessitano di un substrato vegetale (principalmente mais) per la cui coltivazione servono, a seconda del tipo di terreno, dai 400 ai 500 Ha/MW, si può dedurre che già ora devono ritenersi impegnati poco meno di 1 milione di ettari di terreno fertile, spesso irriguo.
200 kg Mais bastano per sfamare una persona per un anno, mentre sui campi agricoli crescono le piante dedicate alle biomasse per la solo produzione di energia elettrica.
Con gli stessi 200 kg di Mais un impianto ba biogas produce 0,008 kW/h corrente. Questo basta appena per far funzionare una lampadina da 60 Watt per 1000 ore.
Stiamo sacrificando la terra fertile e i suoi frutti per inseguire il biogas e soprattutto i suoi lauti incentivi. Giovanni Carrosio, sociologo dell'università di Trieste, osserva che "stiamo assistendo a un depauperamento dei terreni fertili. Oggi si coltiva mais per il biodigestore e si importa quello da dare da mangiare agli animali. E si continua a cercare nuova terra".

Bilancio ambientale disastroso, pericoloso per la salute
Come si può sostenere che è conveniente un sistema che per produrre 1 kw elettrico ne consuma 2 fossili? Che dire di quello che esce da questi impianti, il digestato? A causa del suo elevato valore di Ph, finirà in pochi anni per stravolgere la residua fertilità dei nostri terreni stremati ed impoveriti da questa monocultura chimica del mais.
A questo si aggiunge il decreto del Ministero della Salute del 2012 che ha consentito l’impiego di mais con alti livelli di aflatossine per la produzione di biogas. si tratta di sostanze altamente tossiche, ritenute tra le più cancerogene esistenti.
Ciò comporta rischi diretti ed elevatissimi per la salute umana, soprattutto per i bambini, anche in assenza di uso alimentare o mangimistico. Quanto sta accadendo assomiglia molto alla vicenda della Terra dei Fuochi: un gruppo di persone specula su materiali contaminati e inquina in modo irrimediabile il territorio. Questa operazione va assolutamente fermata.

Questo tema va trattato oltre i casi locali, partendo dai comitati locali e trattando il caso a livello nazionale ed europeo. In particolare il Friuli, la Lombardia ed il Veneto stanno diventando una gigantesca centrale. La pioggia di soldi ha fatto spuntare come funghi di impianti a biomasse nelle campagne della Lombardia. Oggi circa 1 milione di ettari di terreno fertile, spesso irriguo viene destinato alla produzione di piante dedicate alla biocombustione.

Proposta per radicali italiani
Creazione di un gruppo di lavoro che veda i radicali protagonisti di una campagna di informazione, sensibilizzazione e attivazione dei gruppi locali sul tema, spingendo a cambiare le normative che permettono questo fenomeno.

Autore: 
Stefano Santarossa - membro comitato nazionale di radicali italiani
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Fonte: http://www.radicalifriulani.it/content/gli-impianti-biogas-e-il-rischio-della-terra-dei-fuochi-nel-nord-italia

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