"Morte per pena", un coro di no contro l'ergastolo

DUE PALAZZI. Congresso di "Nessuno Tocchi Caino".
Attesi Pannella e il ministro della Giustizia.
Il direttore;"E' da eliminare, non porta a nulla"
Venerdì 20 Dicembre 2013,
No alla pena di morte e alla morte per pena. Dal carcere l’appello di "Nessuno tocchi Caino", associazione che è tornata a scegliere Padova per il suo congresso nazionale a 20 anni dalla fondazione. Due giorni, ieri e oggi, nella casa di reclusione per ribadire l’impegno di sempre contro le esecuzioni nel mondo, ma anche per mobilitarsi in aiuto dei detenuti italiani che vivono in condizioni «inumane e degradanti» e per chi è condannato al fine pena mai.
«Abbiamo scelto Padova - ha affermato all’avvio dei lavori il segretario Sergio D’Elia - perchè è un luogo simbolo. In questo carcere sono almeno 50 gli iscritti alla nostra associazione. Rappresentano la testimonianza che i detenuti non devono essere privati dei diritti civili». E ancora: «Non basta abolire la pena di morte, serve anche che lo Stato non diventi Caino a seguito di suicidi, morti per malattia o fine pena mai».
Congresso aperto all’indomani del decreto licenziato dal consiglio dei ministri per arginare l’emergenza del sovraffollamento. «Non si creda che il provvedimento comprometta la sicurezza sociale -ha detto il direttore della casa di reclusione Salvatore Pirruccio - Anticipa la libertà per chi è già arrivato quasi a fine pena. A Padova riguarderà soprattutto il circondariale, sempre sotto la decisione del magistrato di sorveglianza. Ma, ripeto, si tratta di persone vicine alla scarcerazione».
Nel penale sono attualmente recluse 890 persone, mentre la capienza è di 350 posti. Almeno la metà dei detenuti è occupata tra i lavori di pulizia, cucina, laboratori dell’officina Giotto, scuola e la rivista Ristretti Orizzonti. «Ma è una situazione di miseria nelle sezioni - ha incalzato Ornella Favero, direttore di Ristretti Orizzonti, che ha collaborato al congresso -. E pensare che ogni detenuto si paga la galera. Almeno evitiamo questo. E domandiamo al ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri iniziative concrete per migliorare la vita dei detenuti. Sì, concretezza, magari partendo da piccole cose. Oggi molte famiglie sono rimaste fuori del carcere in attesa dei colloqui. Chiediamo maggiori possibilità di incontro tra i detenuti e i propri cari, più telefonate, più tempo, più spazi da dedicare agli affetti. Solo sotto la pressione dell’Europa si è data voce alla necessità di umanizzare il carcere».
Ma il congresso è tornato a parlare della "pena fino alla morte", quale è l’ergastolo. Anche il direttore Salvatore Pirruccio è intervenuto a riguardo: «È da eliminare, la carta costituzionale implica la rieducazione dei detenuti, ma la pena perpetua non porta davvero a nulla. Anche lo Stato Vaticano ha recentemente abolito l'ergastolo».
E sempre ieri due ergastolani hanno raccontato la loro esperienza. Carmelo Musumeci ha parlato di una vita senza speranza, Biagio Campail, sottoposto per anni al regime del 41 bis, ha espresso la sua immensa emozione nell’aver potuto riabbracciare proprio ieri la figlia, mai più vista dal 2005, insieme alle sue due gemelline.
Al congresso di "Nessuno tocchi Caino" anche la segretaria dei radicali italiani, Rita Bernardini (sua la relazione "La lunga marcia per l’amnistia" in vista della manifestazione dei radicali per il 25 dicembre a Roma, oggi leggerà una lettera inviata da Giorgio Napolitano), il giurista Cesare Salvi e l’assessore comunale Marina Mancin. Attesi stamattina il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri e Marco Pannella.

Fonte: http://www.radicalifriulani.it/content/morte-pena-un-coro-di-no-contro-lergastolo
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