Assistenza agli anziani, Campania maglia nera. Napoli è ultima
di Maria Pirro, da ilmattino.it, 22-06-2013
NAPOLI – Che cosa accade se, a 80 anni, si arriva al punto che non è più possibile abitare da soli? Per una malattia grave, la morte del congiunto. E per mille altre incognite, lo stesso destino è scritto nel cuore e nella mente di molti. Impossibile dire quanti con esattezza. Perché in Italia gli anziani sono 12 milioni, in Campania quasi un milione: in aumento, e con una aspettativa di vita, nella regione, più bassa rispetto alla media nazionale.
Ma questo non è l’unico primato negativo. Qui hanno a disposizione, in proporzione, il minor numero di posti letto nelle strutture residenziali di accoglienza (quasi tutte gestite dai privati): uno per ogni 120 abitanti, anziché uno per ogni 42. E non c’è un’anagrafe che ne censisce i bisogni.«Si sta come, d’autunno, sugli alberi, le foglie» dice G., classe 1933, che cita a memoria i versi di Ungaretti ed è il simbolo perfetto di queste storie sospese. Indossa la vestaglia durante il colloquio che avviene in un cortile circondato dalle cancellate e assediato dagli insetti. L’ottantenne, apparentemente in buona salute, non esce quasi mai dalla struttura per anziani dove risiede, pagando una retta mensile, lui spiega, più alta di quanto riceve di pensione: «Mi sono trasferito per paura di un altro malore improvviso perché mio nipote ha detto che non avrebbe potuto badare anche a me. Ho avuto due ictus».
Casa sua? «L’ho lasciata definitivamente il giorno in cui ho preso questa decisione, altrimenti non avrei resistito a tornare» ammette senza imbarazzo, mentre mostra la sua nuova camera da letto, senz’anima. Su un armadio, due valigie e cartoni: è tutto quel che resta di un’identità interrotta, resa invisibile, riposta con ordine.
Il censimento delle strutture per anziani, che il Mattino pubblica in anteprima, descrive questa e altre realtà in Campania e in Italia attraverso i dati, aggiornati al 31 dicembre 2012, trasmessi alle prefetture dai Comuni ed elaborati dal Centro di documentazione e statistica della Scuola superiore dell’amministrazione dell’Interno.
Con chiarezza le tabelle mostrano che, per il sostegno alla terza età come per il tempo pieno a scuola, esiste un’Italia a due velocità. Un esempio? In Piemonte ci sono 142 strutture culturali, in Lombardia 164, nel Veneto 180. In Campania sono 32. Con 2.918 iscritti, l’1,25% del totale nazionale.
Un altro capitolo dell’indagine è incentrato sulle strutture non residenziali: 299 in Campania, 7.717 in Italia. Nella regione gli utenti sono 19.993, nella penisola 907.397. Invece le strutture residenziali sono 201 con 6.249 posti letto in Campania e 6.467 con 303.180 posti letto in Italia. Nella maggioranza, la gestione è saldamente nelle mani dei privati. In particolare a Napoli e nelle altre province campane le strutture residenziali private sono 174, quelle pubbliche solo 19, miste 8. Come a dire, investire nei servizi per la terza età conviene. Le rette oscillano, in media, tra i 1200 e i 1800 euro.
«Tre milioni 356mila euro. A tanto ammonta la spesa sostenuta per le case albergo, nel 2012, dal Comune di Napoli» segnala un report realizzato dalla Comunità di Sant’Egidio che avvisa: «Nel contempo, edifici pubblici che potrebbero accogliere anziani con costi irrisori, è questo il paradosso, sono abbandonati, inutilizzati, occupati dagli abusivi». Questo accade all’ospizio dei Cristallini nel rione Sanità («ristrutturato ma inutilizzato»), nel complesso “San Giuseppe”, ai Miracoli, («è occupato da anni dagli abusivi»), e nei mini-appartamenti di “San Nicola al Nilo”, nel centro antico.
«Dove abitano, senza averne diritto, anche i parenti di un anziano, una ex badante e due ex portieri della struttura». Invece nel “Mimmi”, ai Miracoli, vivono solo tre anziane più volte invitate ad andare via: la struttura è degradata, la ristrutturazione attesa da anni.
E le 19 rsa, le residenze sanitarie assistenziali gestite dalle Asl, non bastano a dare una risposta a tutti gli ammalati dai capelli bianchi. Solo a Napoli, prima città in Campania ad attivare nel 1998 una rete di servizi geriatrici con rsa, ci sono 188 posti letto, ne sono previsti 916, ma in prospettiva, con l’invecchiamento della popolazione, ne occorreranno oltre 3000, di cui 220 posti dedicati ai centri diurni per pazienti afflitti da Alzheimer.
Questi ultimi e gli anziani con altre forme di demenza sono costretti ad aspettare mesi per accedere al servizio. «Ma, al momento, vi sono enormi difficoltà per reperire i finanziamenti e realizzare altre strutture» dice Mario Scognamiglio, direttore del dipartimento delle fragilità dell’azienda sanitaria locale.
La povertà, come si sa, aumenta il disagio. Scognamiglio avvisa: «Fin quando possibile, l’anziano dovrebbe restare nel contesto che gli è familiare. Per farlo, è indispensabile rafforzare le misure di sostegno a domicilio e prendere in considerazione anche variabili non sanitarie». Le condizioni socio-economiche e ambientali hanno una notevole influenza sullo stato di salute. Difatti, al Vomero, Chiaia e Posillipo l’indice di vecchiaia è più elevato ma il tasso di ricoveri è più basso; mentre a Scampia, Soccavo, San Giovanni a Teduccio, Barra e Ponticelli accade il contrario.
Una conseguenza sono i ricoveri inappropriati. 21.121 l’anno scorso sono le prestazioni censite dall’Agenzia regionale sanitaria in favore di ultra sessantacinquenni che hanno occupato per oltre 12 giorni un posto letto per acuti nei piccoli e grandi ospedali. Determinando una spesa di 83,9 milioni. Può significare non garantire al paziente la prestazione più adeguata, meno letti disponibili per gli altri ammalati, di qualunque età, in condizioni critiche, sistemati anche in barella per esempio al Cardarelli. Ma la razionalizzazione dei ricoveri, perseguita attraverso linee guida e decreti commissariali emanati dalla Regione, nel contempo può consentire di utilizzare meglio il personale sanitario in organico, già drasticamente ridotto dal blocco del turn-over.
Rimane da potenziare la rete di sostegno territoriale, mediante la sinergia dei medici di famiglia e l’integrazione dei servizi socio-sanitari. «Questa l’unica, vera soluzione possibile, come dimostra il progetto A Casa e meglio realizzato dalla Comunità di Sant’Egidio a Napoli, nel rione Sanità» dice Bianca Frattini, con Anna Ruocco, dell’associazione di volontariato.
Da rafforzare, dunque, l’assistenza domiciliare agli anziani, garantita solo nel 2,7% dei casi in Campania.
«Una soluzione – afferma Scognamiglio – va ricercata anche nell’istituzione di un adeguato Fondo nazionale dedicato alla non autosufficienza, di cui si parla da anni ma che in Italia, a differenza di altri Paesi europei, tarda a essere sostenuto in modo congruo e rispondente alle esigenze degli anziani». Nell’attesa di interventi, nazionali e locali, così accade che, a 80 anni, «si sta come, d’autunno, sugli alberi, le foglie», come dice G., solo eppure mai sazio di giorni. Aggrappato alla vita anche quando la vecchiaia scivola nella stagione dell’oblio.
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