San Giovanni a Teduccio: 2000 litri al secondo di liquami in mare
di Fabrizio Geremicca, da http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli, 17-06-2013
Manca ancora l’allacciamento all’Enel dell’impianto: il costo è di 85 mila euro, i danni all’ambiente molto più ingenti
NAPOLI — Otto tubi, nei quali, ad oggi, non è transitato un solo goccio d’acqua. Una stanza dei bottoni, con apparecchiature elettroniche spente. In via Palermo, quartiere Ponticelli, c’è il cuore ancora fermo dell’impianto di sollevamento che permetterebbe di deviare al depuratore di Napoli est i liquami di fogna che, attualmente, attraverso l’alveo Pollena finiscono nel mare di San Giovanni a Teduccio. Duemila litri di acqua di fogna al secondo. Non è poca, quell’acqua inquinata: 2000 litri al secondo, in gran parte provenienti dai comuni vesuviani ed illegalmente immessi nel canale, che dovrebbe invece raccogliere solo le acque pluviali. L’impianto di sollevamento, come ha scritto più volte il Corriere del Mezzogiorno, è inattivo, nonostante sia ultimato ormai da anni e siano stati spesi per realizzarlo circa 9 milioni di euro. Manca l’allacciamento all’Enel, per il quale servono una linea di alta tensione e pochi altri interventi. Costo: 85.000 euro.
DI CHI È LA COLPA? - Palazzo San Giacomo ed azienda elettrica, un mese fa, hanno addebitato ciascuno all’altro la colpa dei ritardi. Il Comune sostiene di avere più volte sollecitato Enel. Quest’ultima replica che, dopo un preventivo e la richiesta di alcune modifiche tecniche, Palazzo San Giacomo non ha più dato cenni di vita. Dopo mesi di incomprensioni, in ogni caso, parrebbe che finalmente sia prossima la svolta. «Entro fine luglio l’impianto entrerà in funzione», prevedono il progettista Fabio Mastellone e Serena Riccio, la funzionaria del Comune che segue la questione da vicino. Le acque di fogna del centro storico di Napoli finiscono nel porto. Quello del Pollena, peraltro, non è l’unico scarico di fogna che finisce nelle acque della zona orientale di Napoli senza alcun trattamento. Nel porto, tra il molo 24 ed il molo 25, un’ampia chiazza marrone rivela la presenza di sversamenti fecali. Provengono dal centro storico di Napoli. Dovrebbero essere portate al depuratore da un collettore, ma finiscono nella pluviale e raggiungono per questa via il mare.
FONDI POR - Una situazione indecorosa, che si protrae da troppo tempo. C’è un progetto finanziato dalla Regione Campania su fondi Por. Entro l’anno, annunciano da palazzo Santa Lucia, l’appalto dei lavori. Sempre nel porto, ma in prossimità del molo Bausan, ecco lo scarico del depuratore di Napoli est, di proprietà della Regione e gestito da Termomeccanica. Impianto con accesso da via De Roberto, che ha solo il sistema trattamento chimico fisico delle acque reflue e necessita di radicali lavori per attivare la linea di depurazione biologica e quella di abbattimento dei fosfati, previste dalle normative comunitarie. Da 10 anni si attende l’avvio degli interventi. C’era un finanziamento da 89 milioni di euro, metà dei quali furono però distolti per l’emergenza rifiuti dal commissariato di governo, tempo addietro. Ora la cifra è stata reintegrata. «Entro la fine dell’anno — dice l’ingegnere Martone, funzionario della Regione — sarà messo a gara il progetto preliminare. Tempi ristretti, altrimenti si perdono i soldi». Nel frattempo, sarebbe auspicabile fossero almeno attivate le condotte del depuratore stesso, ultimate da tempo, per portare al largo le acque di scarico dell’impianto, che finiscono attualmente in battigia. Sul tema, è scontro tra Regione e Comune. La prima sostiene che la richiesta di autorizzazione inviata a palazzo San Giacomo un anno fa sia ancora inevasa. Il secondo ribatte che risale ormai al 2008 l’autorizzazione comunale. «Ecco qui» dice in particolare l’architetto Giuseppe Pulli, responsabile del settore Ambiente del Comune, mostrando un documento di 5 anni fa. La firma è di Rosa Russo Iervolino. Al punto 2, è scritto: «Il sindaco ordina alla Regione Campania di completare la messa in esercizio della condotta sottomarina dell’impianto di depurazione di Napoli est». Non è l’unico nodo irrisolto, peraltro. Proprio nell’area dell’impianto, infatti, in una porzione di 10 ettari, l’ex commissario ai rifiuti, Guido Bertolaso,e la giunta Iervolino programmarono la costruzione del termovalorizzatore di Napoli. La giunta de Magistris, accantonata l’idea dell’inceneritore, vorrebbe collocare in quella porzione di suolo, ora, un impianto di compostaggio. E’ però tutta da verificare la compatibilità tra impianto di depurazione e sito di trattamento dell’umido, perché sotto quel terreno passano cavi, attrezzature, infrastrutture. «Se si appurerà che non c’è compatibilità», dice Pulli, «ovviamente il Comune cercherà un’altra area per il compost». A pochi chilometri dal depuratore di via de Roberto, ecco quello comunale, che insiste sulla spiaggia di San Giovanni a Teduccio. Sta per diventare stazione di sollevamento per i liquami da inviare all’impianto di Napoli est. Difficoltà finanziarie permettendo, l’intervento sarà ultimato entro un paio di mesi. Costo complessivo dell’opera, circa 2 milioni di euro. I lavoratori dell’ex depuratore di San Giovanni – 109 – saranno dislocati presso le stazioni di sollevamento in vari punti della città ed intanto soffrono per il ritardo nella corresponsione degli stipendi.
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