“Cambiamo noi, perché il Palazzo sta a guardare”

di Daniel Rustici pubblicato su Gli Altri, il 07/06/13

Come Radicali state dando il via ad una nuova campagna referendaria: Cambiamo noi. Quali sono nel dettaglio i quesiti che intendete sottoporre agli italiani? 
I referendum che stiamo lanciando riguardano tutti quei temi che il potere non ha interesse ad affrontare e sono quindi esclusi dall’agenda politica: abolizione del reato di clandestinità e delle nonne sul lavoro discriminatorie per gli immigrati, una legislazione più libertaria sull’uso di sostanze stupefacenti, divorzio breve, soppressione del finanziamento pubblico ai partiti e una norma per la quale la parte di 8×1000 che non ha una specifica destinazione rimanga in capo al bilancio generale dello Stato e non venga, come accade ora, ripartita tra le varie confessioni religiose. Questi referendum sono una sfida all’immobilismo della politica, da qui il nome “Cambiamo noi”: se la politica non si occupa di temi così importanti devono essere i cittadini a farlo.

Avete già trovato compagni di strada per questa battaglia? 
Sì, non vogliamo certo mettere il cappello sui referendum. Nel comitato promotore ci sono i socialisti, Sel, pezzi del Partito democratico e della Cgil: non è una battaglia dei soli Radicali questa.

Mentre sull’altra campagna referendaria che state portando avanti, quella sulla giustizia, immagino che sarà più difficile trovare alleati a sinistra. 
Per ora stiamo tenendo distinte le due cose: i referendum sulla giustizia sono ancora ad uno stato embrionale e riguardano temi come l’abolizione dell’ergastolo, la separazione delle carriere, la responsabilità civile dei magistrati e lo stop all’abuso della custodia cautelare con cui la parte della sinistra non liberale fa fatica a confrontarsi. Ma ho la speranza che questi referendum, qualora riuscissimo a raccogliere tutte le firme necessarie, potranno portare ad un rimescolamento delle carte all’interno degli schieramenti per cui più che sulla dicotomia destra-sinistra ci si dividerà tra garantisti e non garantisti.

Ha ancora senso puntare così tanto sullo strumento referendario dato che sembra avere perso l’appeal che aveva negli anni delle vostre storiche battaglie per i diritti civili? 
È vero che la maggior parte dei referendum degli ultimi anni, soprattutto quelli su materie etiche come la fecondazione assista, non hanno raggiunto il quorum. Ma siamo anche reduci dalla stagione referendaria su acqua e nucleare che ha visto una straordinaria mobilitazione collettiva e il successo dei promotori, quindi non sarei così sicuro nel certificare il disamore degli italiani per i referendum. La vera questione è se riusciremo a superare i vari ostacoli, le varie illegalità che il potere ci metterà davanti: su temi come il finanziamento pubblico ai partiti e il divorzio breve sono convinto che il 90% degli italiani è con noi, il problema è se ci permetteranno di informare i cittadini…

Ora che i Radicali hanno un esponente di spicco come Emma Bonino che siede tra i banchi del governo perché, prima di lanciare i referendum, non avete cercato di fare pressioni sul potere esecutivo in merito alle questioni che più vi premono? 
Attenzione: Emma Bonino è entrata nel governo per le sue indiscusse capacità e per la stima e il prestigio di cui gode a livello internazionale, non a seguito di un accordo politico con i Radicali. Fare casino dentro il Consiglio dei ministri non credo servirebbe a molto perché la maggioranza che sostiene il governo Letta non approverebbe mai certi provvedimenti cari ai Radicali. Emma sta comunque lavorando per la campagna referendaria, è con noi in quasi ogni iniziativa pubblica.

In realtà sul finanziamento pubblico Letta sembra pensarla come voi. Non è un po’ ideologica questa crociata contro i rimborsi elettorali? Soldi pubblici ai partiti vengono dati in quasi tutto il mondo. 
Non si tratta di ideologia ma di cambiare paradigma, visione della cosa pubblica: mettere la persona e non più i partiti al centro della politica. E questa idea credo che sia condivisa dalla maggior parte degli elettori dato che nel ‘93 vinse sia il referendum contro il finanziamento ai partiti sia quello che aboliva il sistema proporzionale in favore di una legge elettorale basata sul maggioritario e sui collegi uninominali legati al singolo candidato, alla persona più che al partito. Proprio in quest’ottica sostengo una riforma dei rimborsi elettorali che escluda nella maniera più assoluta che i soldi delle tasse finiscano nelle mani degli apparati di partito. Meglio un sistema basato su donazioni da parte di privati (non aziende ma persone fisiche, quelle che votano!) magari con un tetto massimo per limitare eventuali logiche lobbistiche ricattatorie. Questo poi non vuoi dire che lo Stato non debba garantire ai partiti la possibilità di fare politica ad esempio concedendo l’uso di spazi pubblici.

Pd è sempre più dilaniato dalle guerre interne. I Radicali in vista dell’imminente congresso democratico si limiteranno ad osservare o faranno il tifo per una delle correnti che si contendono la segreteria? 
Non sono abituato a vivere la politica come tifo, ma posso dire quello che spero accada. Spero che il Pd diventi finalmente un partito aperto, un partito democratico all’americana.

Suona un po’ come un endorsement per Renzi.
Non mi risulta che Renzi corra per la segretaria, vuole fare “solo” il premier mi pare.

Condividi

Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=11203&utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=cambiamo-noi-perche-il-palazzo-sta-a-guardare

Sostieni i Radicali Italiani con almeno 1 € - Inserisci l'importo » €