Aiutatemi, altrimenti morirò

di Umberto Ciarlo, da “Cronache di Napoli”, 02-06-2013

NAPOLI (ucia) – A. R. è un detenuto ristretto nel carcere di Poggioreale. Ha scritto a Cronache perché si faccia portavoce della suo disperato appello d’aiuto, ‘ho bisogno di cure aiutatemi sennò la mia sarà una morte annunciata’. E’ su di una sedia a rotelle, non è autosufficiente, ha dei gravissimi problemi di salute che se non affrontati in modo tempestivo e appropriato potrebbero anche portare alla sua morte. Scrive che anche il fratello aveva la stesse malattie. Suo fratello è morto. Scrive che deve avere cure, affrontare percorsi riabilitativi, tutte cose che in carcere non è possibile avere. Deve essere curato fuori, ma i tempi per le cure fuori sono lunghi,un paio di mesi di media che sia una vista o un esame diagnostico. A.R. Riferisce di non avere di fatto più un muscolo nelle gambe, “atrofizzate”, chi ha subito anche solo un medio infortunio ad un arto sa bene che il percorso di recupero deve essere lento e costantemente guidato da fisioterapisti esperti. In carcere è difficile ottenere anche solo un accertamento potenzialmente salvavita. Non lo scrive, ma nelle sue condizioni sono in tanti. Anzi così tanti che certamente per numero di malati il carcere non sarebbe secondo a tanti piccoli ospedali.

S.D.V. è un altro detenuto del carcere  di Napoli Poggioreale. Soffre non tanto per sé quando per la sua famiglia. Lo vanno a trovare, tante interminabili ore d’attesa. Ma a volte può succedere che aspettino tutto questo tempo, magari avendo chiesto un permesso sul lavoro o essersi sobbarcati costi di viaggio, per poi dover rinunciare. Il motivo? Se scappa loro di dover andare in bagno nel momento sbagliato sono costretti a dover rinunciare al colloquio. E se fa caldo, solo i più forti possono resistere ché durante il calvario dell’attesa ad un tratto scatta il divieto di avere con sé anche solo una bottiglietta d’acqua. Come nella giungla solo i più forti resistono. E’ una battaglia quando dovrebbe essere un momento di pace. Il diritto ai colloqui nei fatti viene negato a chi è più debole. Anziani, bambini, ammalati. Un detenuto che abbia un familiare in una di queste tre categorie rischia di non vederlo per molto, a volte di non vederlo più affatto.

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Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=11106&utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=aiutatemi-altrimenti-moriro

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