Carceri, l’Europa (ri)condanna l’Italia. Bernardini: «Subito amnistia e indulto. Poi referendum sui magistrati»
di Matteo Rigamonti, da “Tempi”, 27-05-2013
Strasburgo respinge il ricorso del governo Monti: all’Italia resta un anno di tempo per risolvere l’emergenza carceri. E la deputata radicale Bernardini annuncia un referendum
In Italia una forma di amnistia c’è già e nessuno se ne lamenta: sono gli oltre 170 mila processi che ogni anno cadono in prescrizione e che così si concludono, senza che giustizia sia fatta. Ma la concessione dell’amnistia (quella vera e proria) e dell’indulto rappresenta, per Rita Bernardini, radicale e deputato del Pd, il primo passo verso la soluzione del sovraffollamento delle carceri. Un’emergenza che vede coinvolti più di 66 mila detenuti a fronte di una capienza di poco più di 45 mila e che è valsa all’Italia la condanna della Corte europea dei diritti dell’uomo per trattamenti inumani e degradanti nei confronti dei detenuti. E ora che la Cedu ha confermato la sentenza che concede all’Italia un anno di tempo per trovare una soluzione, i radicali, constatando il lassismo degli altri partiti sul tema, hanno preso l’iniziativa e presenteranno martedì 28 maggio in Cassazione sei quesiti referendari per dare inizio alla raccolta delle firme. Quali? Lo abbiamo chiesto proprio a Bernardini.
Onorevole Bernardini, l’ennesima figuraccia per l’Italia?
Certamente e, oltretutto, senza che nemmeno sia stato fatto nulla per evitarla.
Perché il governo Monti allora aveva chiesto il riesame della sentenza?
Per prendere tempo: l’esecutivo si è comportato come fanno quegli imputati che cercano di rinviare la decisione dei giudici fino a che il reato cade in prescrizione.
Così facendo i tecnici cosa hanno ottenuto?
Se prima la Corte europea dei diritti dell’uomo aveva dato al nostro paese un anno di tempo per rimuovere quelle cause strutturali che determinano trattamenti disumani per la popolazione carceraria italiana, ora l’Italia ha guadagnato cinque mesi in più. Il conto alla rovescia, infatti, comincia da ora.
Solo che, in questo caso, non c’è nessuna prescrizione che si avvicina.
Non c’è prescrizione alcuna per chi pratica la tortura e calpesta da anni i diritti fondamentali. E l’Italia è da decenni che viola l’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che dice che «nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti».
Oltre al sovraffollamento delle carceri, preoccupa il numero di carcerati ancora in attesa di giudizio.
Sì, è vero. I detenuti ancora in attesa di giudizio, in Italia, sono in percentuale sul totale della popolazione carceraria, il numero più alto d’Europa, e sfiorano il record del 40 per cento sul totale.
Come se ne esce?
Noi lottiamo da tempo per la concessione dell’indulto e dell’amnistia, ma se il governo dovesse avere soluzioni altrettanto rapide ed efficaci, prego, faccia pure. Purché faccia presto e rientri nella legalità. Fino ad ora, infatti, la politica ha solo rimandato il problema, senza proporre mai strade risolutive.
Amnistia non è una parola che piace proprio a tutti…
Tenga conto che, in Italia, un’amnistia di fatto già c’è. Non vedo perché debba essere osteggiata.
A cosa si riferisce?
Agli oltre 170 mila processi che, ogni anno, cadono in prescrizione. Di che si tratta se non di un’amnistia? La decisione di concedere amnistia e indulto sarebbe il minimo e, oltretutto, avrebbe un effetto benefico nel ridurre complessivamente la durata dei 5 milioni e 300 mila processi che, in Italia, sono pendenti, così come dimostrato da uno studio dell’Istat e del Senato. Poi, ogni altra proposta è ben accetta.
Anche lo smaltimento dei processi pendenti è un tema. Ma da quanto tempo lo è!
Troppo. Del resto anche l’ex ministro Severino aveva riconosciuto il problema, dicendo che, se non si fossero liberate le scrivanie di giudici e magistrati, la giustizia si sarebbe fermata. Non solo non si sono smaltiti i procedimenti; ma quelli pendenti sono aumentati del 2,2 per cento.
Che fare, dunque?
Fermo restando che il nostro auspicio rimane quello della concessione di indulto e amnistia, noi, che degli altri partiti ci fidiamo poco, abbiamo deciso di presentare in Cassazione sei quesiti referendari per dare inizio alla raccolta delle firme: due sono sulla responsabilità civile dei magistrati, uno sulla separazione delle carriere dei magistrati, uno riguarda l’abuso della custodia cautelare, uno l’abolizione dell’ergastolo e l’ultimo è sui magistrati fuori ruolo.
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