Mario Staderini. L’assemblea referendaria del 1 giugno. Il fronte immigrazione. La sorpresa giustizia
Allora, il 1 giugno a Roma, presso la sala Capranichetta, è stata convocata un’assemblea per dare il via alla raccolta firme sui referendum promossi da Radicali italiani. Partiamo da qui
Con l’assemblea del 1 giugno si concretizza quel processo che va avanti da mesi, discusso al Congresso e nei Comitati di Radicali italiani dove è stato definito il pacchetto referendario.
Ci ritroveremo a Roma con i primi compagni di strada che si sono uniti a noi su tutti o alcuni dei quesiti.
Sei referendum per dare finalmente una risposta a questioni sociali urgenti:immigrazione e lavoro, il divorzio breve, finanziamenti ai partiti e alle religioni, una nuova politica sulle droghe.
Su questo pacchetto si è andato costruendo un primo fronte che, a partire dai referendum immigrazione , non era affatto scontato in questo momento in cui è ripartita sui media di Berlusconi e di centro destra una propaganda securitaria e xenofoba e razzista.
Qualcosa di simile al 2006-2008 quando durante governo Prodi aumentarono a dismisura nei telegiornali le notizie di cronaca nera collegate agli stranieri presenti in Italia, creando un esigenza di sicurezza nonostante i trend sulla criminalità che invece erano in ribasso.
Ecco, proprio mentre questa campagna mediatica poteva far crescere il timore di impegnarsi su una campagna referendaria controcorrente che sfidi questo fiume di propaganda, abbiamo avuta una risposta sorprendente e fattiva.
Oltre all’adesione sin da subito del Psi di Riccardo Nencini, a partire dai due referendum immigrazione è nato un fronte sindacale di impegno reale che va dal responsabile nazionale immigrazione della Cgil, Pietro Soldini a Jean Renè Bilongo (responsabile coordinamento immigrati Flai) da Ivan Sagnet, coordinatore Progetto "gli Invisibili", e agli altri dirigenti sindacali Kurosh Danesh, Abdou Faye, Selly Kane, Moulay Elahkkioui. E poi Otto Bitjoka (Ethnoland), Mercedes Frias (Prendiamo la parola), Jean leonard Toudi e la stessa Livia Turco.
Sul lato associativo c’è LasciateCientrare e la collaborazione reciproca con le associazioni impegnate su tre leggi di iniziativa popolare (tortura,carceri e droga) Antigone, A buon diritto, Forum Droghe
Sul referendum divorzio breve e 8 per mille invece, c’è l’impegno dell’Uaar , della comunità facebook Vaticanopagatu e credo arriverà anche quello delle chiese evangeliche.
Lunedì con Michele De Lucia incontreremo Sel per definire quali referendum sosterranno i loro militanti.
Ciclicamente si ripropongono temi referendari radicali che una volta erano considerati marginali mentre adesso si impongono all’agenda della politica. È il caso in questi giorni del finanziamento pubblico dei partiti.
L’annuncio del Presidente Letta di una iniziativa governativa per abolire il finanziamento dei partiti è di certo un fatto nuovo, perché rompe il tabù che per quarant’anni ha visto la partitocrazia unita contro i referendum Radicali del 1978, del 1993 e del 2000. Aspettiamo, però, di vedere il contenuto del disegno di legge e come verrà accolto in Parlamento.
Sono infatti molti i punti da chiarire.
Rimarranno i rimborsi elettorali e se si, saranno limitati a garantire l’accesso di tutti alle elezioni oppure continueranno ad essere una forma di finanziamento occulto per i soliti noti attraverso una distribuzione in proporzione ai voti? Le donazioni dei privati saranno consentite solo alle persone fisiche oppure anche alle persone giuridiche? Come verrà attuato l’articolo 49 della Costituzione? I servizi alla politica garantiti dallo Stato regolamenteranno anche gli spazi radiotelevisivi, che in questi anni hanno rappresentato un valore persino superiore a quello del finanziamento diretto?
La battaglia radicale contro il finanziamento pubblico dei partiti non è mai stata una questione di limitazione della spesa e degli sprechi, bensì una visione diversa del rapporto tra Stato e cittadini che metta al centro la persona e non i partiti.
Staremo a vedere, in ogni caso dal 7 giugno siamo pronti a tornare in strada con il referendum abrogativo che abbiamo depositato nel mese di aprile. Le firme referendarie che Di Pietro ha depositato a gennaio 2013 purtroppo finiranno al macero perché 10 giorni prima erano stati indetti i comizi elettorali facendo scattare il divieto di deposito dei referendum nei successivi sei mesi.
Ieri pomeriggio con un comunicato è stato annunciato che martedì prossimo un Comitato promotore presieduto da Marco Pannella depositerà in Cassazione cinque referendum sulla giustizia. Che ne pensi?
In realtà ho preso conoscenza di questa iniziativa mentre il comunicato veniva diramato.
Una sorpresa perché non sono stato invitato a riunioni a riguardo e anche perché durante il lungo processo che ha portato alla definizione del pacchetto referendario che presenteremo all’Assemblea del 1 giugno non c’è stata una proposta in tal senso se non da Rita Bernardini nella direzione di Radicali italiani di due settimane fa.
In quell’occasione espressi la convinzione che – non avendo Radicali italiani patrimonio ne quelle risorse economiche e umane che permisero in passato di affrontare campagne lunghe e in solitaria- per avere possibilità di farcela davvero con le firme la condizione era trovare dei compagni di strada e di limitare il pacchetto referendario a cinque/sei quesiti.
Ricordo che prospettai anche di cambiare il pacchetto, inserendo alcuni referendum sulla giustizia –a partire da quello relativo alla carcerazione preventiva su cui però non si era trovato un testo che superasse le obiezioni di costituzionalità poste dalla Consulta nel 2000- al posto di altri già presenti. O in alternativa di lanciare un’offerta pubblica per ricercare alleanze sui referendum giustizia.
Detto della sorpresa, sotto altro aspetto sono contento che ci sia ora un confluire di tutta l’area radicale rispetto alla battaglia politica referendaria, una strategia che invece sino a tempo fa era stata giudicata negativamente, vuoi perché non avevamo le forze, vuoi perché con questo regime non c’erano più spazi per i referendum, vuoi perché prima bisognava conquistare legalità negli spazi televisivi, se non addirittura posta in contrapposizione alla lotta nonviolenta per l’amnistia.
Sentiremo dai compagni quali tempi, quale percorso hanno in mente dopo questo primo annuncio e vedremo come lavorare con i due comitati.
Speriamo che sia possibile una moltiplicazione dei pani e dei pesci anziché dissipazione, nel senso che questi due treni che stanno viaggiando paralleli possano poi confluire e rafforzarsi a vicenda anziché indebolirsi.
Fonte: http://venetoradicale.blogspot.com/2013/05/mario-staderini-lassemblea-referendaria.html
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