Napoli, lungomare avvelenato dal cadmio Scarichi abusivi di sostanze chimiche
Finora il quadro ipotizzato dai magistrati inquirenti era limitato (si fa per dire) ai sospetti di scarichi di liquami e altre sostanze che aumentano le possibilità di contrarre gastroenteriti e altre malattie gastro-intestinali; alla verifica del corretto funzionamento dei depuratori lungo la fascia costiera; e alla cosiddetta “vasca dei veleni”, un contenitore sotterraneo scoperto quasi per caso all’altezza di piazza della Repubblica – a pochi metri dallo specchio d’acqua di Mergellina nello stesso periodo in cui si celebravano le regate della prima Louis Vuitton Cup.
Adesso lo scenario ipotizzato dalla Procura si arricchisce di un capitolo inedito. E non è solo un sospetto. Dalle perizie in possesso dei pubblici ministeri titolari del fascicolo emerge che – contrariamente, e questo va sottolineato, a quanto sostengono i rapporti ufficiali stilati dal ministero dell’Ambiente – il mare che bagna il litorale cittadino (da Castel dell’Ovo fino a Punta Sant’Antonio a Posillipo) resta fortemente inquinato. in linea con i numeri in rosso della Procura ci sono anche i dati dell’ultimo rapporto di Goletta Verde. Dall’ultimo studio effettuato lo scorso anno i campioni di acque prelevati lungo le coste e fatti analizzare da Legambiente indicavano che un punto, ogni 34 chilometri, risultava inquinato.
Ma adesso non sono solo i colifecali a rappresentare una minaccia in vista della imminente apertura della stagione balneare napoletana. No. ora si aggiungono anche i veleni chimici, stando alle relazioni in possesso dei pm.
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