Noi, orfani di Emma Bonino
di Stella Pende, da “Donna Moderna”, 13 maggio 2013
Era perfetta per il Quirinale. L’aveva candidata la gente comune. E piaceva anche ai partiti. Perché è una piccola immensa donna. Capace di dimostrare che la politica può essere giusta e coraggiosa.
E così, ancora una volta, ci negano il Capo di Stato che gli italiani e tutte le donne avrebbero voluto. L’unica il cui nome volava come preferito dai giovani su Twitter, per atterrare nei sogni dell’uomo di strada, ma anche delle speranze della gente che conta. “Vorrei che i miei figli fossero rappresentati dalla sua trasparenza” ha detto l’attore Sergio Castellitto. “Bonino sei tutti noi. Ma sei pure gli altri”, ho visto scritto a Roma su un muro dietro piazza Di Pietra. Ecco: in quelle parole c’è la vera risonanza magnetica di questa piccola immensa donna della politica. Perché se in Italia tutti odiano tutti, Emma Bonino sarebbe riuscita a incollare i pezzi rotti dei vecchi partiti in decomposizione. Non solo. Forse Emma avrebbe potuto perfino sedare le furie degli arricciolati ayatollah del nuovo corso e poiché, come loro, guarda ai giovani e ai disperati, convertire alla fine la loro mera fame di distruzione in una politica vitale e nuova.
I trionfatori dell’ultima bolgia elettorale ci hanno venduto la politica e i suoi pagliacci come l’inganno più letale? Hanno ragione. Non tutta però. Perché il passato di Emma, nel suo impegno di Commissario europeo e nella sua guerra alla pena di morte, come nella storia trasparente di deputato e senatore, dimostra che la politica può essere anche giusta, coraggiosa e al di sopra delle parti. Come l’ha fatta lei. E quando qualcuno declina come suo peccato mortale l’alleanza con certi partiti lontani dai suoi credo, ricordo che una delle vere qualità di un leader rimane il talento della neutralità. Sempre coltivato nella cultura della liberta. Ornella Vanoni dichiara, invece, che resteremo orfani di Emma al Quirinale semplicemente perché si tratta di un donna. Mah! Da tempo in questo Paese c’è gran dire e fare intorno alle donne (pensiamo ai ministeri importanti, dove Monti ha voluto proprio tre signore), peccato che quando finalmente il Paese, e le donne con lui, chiedono al Quirinale la donna giusta, i soliti noti la ingoiano, proponendo quella sbagliata (Milena Gabanelli è eccellente e autorevole giornalista, per carità) che, dimostrandosi davvero più seria di loro, giustamente rifiuta.
Altro dettaglio non trascurabile, soprattutto in tempo di crisi, è quello che Emma presidente avrebbe di certo recato risparmio ai conti dello Stato e al protocollo. Niente dispendiosi traduttori nei viaggi ufficiali per gli incontri con Obama, perché parla inglese come lui. Stesso copione per le visite ufficiali nei Paesi arabi, dove i leader la tengono in palmo di mano per la sua conoscenza della regione e della lingua. E poi in Francia. In Spagna, dove la regina è sua buona amica. E infine in Germania, dove finalmente un politico italiano avrebbe potuto tener testa, col suo ottimo tedesco, alle ilari battute e ai diktat della peperina Merkel. Costi ridotti, anzi ridottissimi, anche nel guardaroba presidenziale. Se la presidente argentina spende 30 mila euro al mese solo di tacchi a spillo, Emma con la signora Pina, sarta meravigliosa. Non arriverebbe a quella cifra neppure in qualche anno.
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