Divorzio breve, ci penseranno i cittadini?
di Diego Sabatinelli, da “Notizie Radicali”, 07-05-2013
Ancora una volta, come accade nel ’74 per il referendum che divise l’Italia e gli elettori dai propri partiti di riferimento, si discuterà di divorzio: questa volta per aggiornare una delle leggi in materia più antiquate d’Europa. Sono ormai più di 15 anni che in Parlamento si tenta di far approvare una riforma che non renda il divorzio italiano un calvario, una corsa ad ostacoli tra doppio giudizio, aule di tribunale, avvocati, spese legali ed ingolfamento della giustizia.
In Parlamento non c’è stata possibilità, quando si è fortunosamente arrivati in Aula la riforma è stata fatta fuori dal veto della CEI, che sfruttando la sua presenza politica nelle maggioranze e nelle opposizioni che si sono succedute negli anni, ha impedito che ci fosse una legge sul divorzio umana in Italia. Nell’ultima legislatura abbiamo assistito alla presa per i fondelli peggiore e più dolorosa: si arriva dopo cinque anni ad un testo condiviso, una proposta al ribasso che riduce solo i tempi obbligatori della separazione da tre anni ad uno, due in presenza di figli minori, ma anche in questo caso la riforma viene cestinata semplicemente facendola sparire dal calendario dei lavori d’Aula in modo che non fosse possibile discutere due semplici articoli. Nemmeno il coraggio di dire un no agli italiani.Ora che ci apprestiamo a vivere una legislatura ancor più tormentata, senza una maggioranza uscita dalle urne, con un Governo di vera emergenza nazionale -che sarà anche un inciucione, ma l’alternativa sarebbe stata quella di tornare alle urne con tutto ciò che ne consegue, anche a livello di credibilità internazionale-, ancora una volta il tema del divorzio diventa marginale, quasi un fastidio come tutti i temi c.d. eticamente sensibili, meglio noti come diritti civili. Ecco il motivo e la necessità di presentare un quesito referendario che, come fu nel ’74, possa dare la possibilità al cittadino di scegliere. Il quesito è semplice: per chi vuole divorziare è sufficiente fare richiesta, come in tutti i paesi europei tranne pochissime eccezioni, senza dover passare per un doppio giudizio -separazione e divorzio-, una doppia spesa legale per cittadino e amministrazione della giustizia, senza ingolfare ulteriormente le già martoriate aule dei tribunali nostrani con un doppione inutile di cause, senza costringere gli ormai ex coniugi ad oltre 4 anni di attesa per un divorzio consensuale, che possono diventare 10 e più per un divorzio giudiziale.
Questo è possibile, ma solo se si raccolgono in tre mesi 500 mila firme valide prese davanti ad un autenticatore, e solo poche figure possono adempiere a questo anacronistico rituale dell’autenticazione delle firme. Se molti cittadini vorranno aiutare il comitato promotore questa impresa potrebbe essere possibile. Potete dare la vostra disponibilità, offrire il vostro impegno civile, sostenere uno o tutti i quesiti di questa campagna referendaria direttamente sul sito dedicato: www.lisostengo.it Perché no? Proviamoci!
- Login to post comments