L’apparato proibizionista si sta sgretolando, ma è fondamentale la spinta delle iniziative popolari

03-05-2013

Quella che segue è la trascrizione dell’intervista di Mario Staderini a Radio Radicale del 3 maggio, in studio con lui Dino Marafioti. Trascrizione a cura di Valeria Rasi.

Partiamo dalle notizie del giorno: si è parlato molto del viaggio di Letta all’estero, ma soprattutto della nomina dei nuovi sottosegretari…
Abbiamo tutti colto ieri la notizia che credo molto indicativa del metodo che il governo Letta intenda seguire per consolidare la sua maggioranza in Parlamento. È stata già notata la connotazione fortemente politica di taluni sottosegretari, per cui è stata richiamata la definizione di “Manuale Cencelli”, non c’è dubbio che si sia ricalcato lo schema delle larghe intese, per accontentare le diverse anime.

Non a caso proprio quei ministri le cui personalità sono più forti, denotate da una certa tecnica oltre che da una propria capacità di visione politica, sono stati affiancati, da rappresentanze di partito : vedi ad esempio la marcatura quasi “a uomo” di Saccomanni con Fassina e Casero. Non c’è dubbio che il Presidente del Consiglio abbia avuto a che fare con equilibri di questo tipo ed è anche per questo che il suo governo è atteso alla prova dei fatti.

Ho però l’impressione che il governo Letta goda della capacità di poter instaurare un rapporto diretto con l’opinione pubblica, elemento che invece è stato grande il svantaggio e la grande debolezza del governo Monti.
Il nuovo governo si presenta anche con delle valutazioni positive dal punto di vista delle rilevazioni demoscopiche, ad eccezione del gruppo che fa riferimento al M5S. Tuttavia lo aspettano prove non facili come dimostra anche la divergenza tra le dichiarazioni di Letta sull’Imu e le indicazioni che vengono invece dal Fondo monetario e dall’Osce.
La stessa durata del governo resta incerta, con un Berlusconi che si è calato nei panni di “uomo di lotta e di governo”, riuscendo a portare delle critiche che lo smarcano dall’immagine, in alcuni casi negativa, del governo pur facendone parte. Ma credo anche che il Presidente Napolitano sarà capace di arginarlo almeno in parte.
Da notare, in negativo, il fatto che non ci sia stato alcun riconoscimento nei confronti di chi, nel mondo radicale – mi riferisco a Rita Bernardini – era la persona più adeguata per il Ministero della Giustizia per porre argine all’urgenza costituzionale delle condizioni fuorilegge del nostro Stato rispetto a carceri e sistema giustizia. Credo sia stata un’occasione persa. Vorrà dire che i radicali, dall’esterno, dovranno mantenere la barra dritta rispetto a quest’urgenza nazionale e di prospettive – e Marco Pannella non perde un colpo su questo.

Molte delle questioni affrontate dalle battaglie radicali stanno tornando prepotentemente nell’agenda. Io inizierei dal tema dei diritti civili, seguendo lo spunto del professor Rodotà su Repubblica. Di converso, fa molto discutere la nomina della Biancofiore alle pari opportunità. Partirei da qui.
Sappiamo che i diritti civili in Italia, per l’ipoteca vaticana, soprattutto negli ultimi vent’anni hanno trovato un fattore comune: ovvero più ci si avviava sulla strada delle larghe intese, dei consociativismi sia locali sia nazionali, più essi sono stati cancellati. Salvo poi essere soggetti addirittura a restrizioni durante i vari governi Berlusconi: pensiamo alla legge 40 sulla fecondazione assistita e sulla ricerca scientifica. Non c’è dubbio però che, almeno all’inizio, questo non sarà un governo caratterizzato da politiche di questo tipo. Credo che si vada invece delineando uno scenario che apra possibilità per una “fecondazione” esterna del Parlamento di iniziative legislative. Se noi facciamo caso a quanto sta accadendo nei tribunali italiani ci rendiamo conto che l’apparato xenofobo e proibizionista costruito negli ultimi 10 – 12 anni, sta per essere messo sotto assedio e le iniziative popolari, le battaglie esterne al Parlamento, saranno decisive perché questo castello proibizionista venga abbattuto. Prendiamo ad esempio quanto è accaduto nei tribunali negli ultimi anni proprio sulla legge 40: grazie alla radicale Filomena Gallo, si è riusciti a smantellarla pezzo per pezzo, al punto che ormai non ha quasi più la dignità di legge per essere stata interpolata continuamente dalla Corte Costituzionale e con le varie azioni che sono state compiute dai tribunali civili. Penso alla sentenza di ieri della Cassazione che ha confermato una sentenza del Consiglio di Stato in cui il cosiddetto “Piano Rom” che prevedeva lo stato d’emergenza per la situazione dei Rom e che consentiva le deportazioni dei Rom, quindi la violazione dei diritti umani di decine di migliaia di persone secondo un ottica da governo di maggioranza compiacente alla politica leghista. Ecco, la Cassazione ha confermato che non si può più parlare di emergenza e quindi ha sancito l’illegittimità di politiche volte a confermare il piano nomadi così come attuato da certi sindaci, come quello di Roma o l’ex di Milano, che sono serviti solo a sprecare risorse e violare i diritti umani. Ancora: pensiamo a quei tribunali che hanno sollevato una questione di incostituzionalità per quanto riguarda le condizioni in cui gli stessi magistrati, gli stessi direttori delle carceri si trovano a doversi confrontare, cioè l’obbligo di detenere all’interno di istituti penitenziari sovraffollati, in condizioni disumane a livello psicologico e sanitario, coloro i quali vengono condannati dalla magistratura. Sarà la Corte costituzionale a doversi prossimamente esprimere sulla legittimità o meno, in base alla Costituzione e agli obblighi internazionali, di detenzione anche in assenza di capacità detentiva dell’istituto penitenziario, e quindi suggerire altrimenti l’introduzione di sistemi diversi, come quelli che esistono già in Germania e in nord Europa di liste d’attesa, sistemi alternativi che consentono di gestire anche casi di sovraffollamento. Fino ad arrivare alle sentenze della Corte costituzionale in materia di riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto, oppure – per concludere il mio excursus – al reato di clandestinità: anche questo messo in discussione e svuotato in gran parte dei suoi effetti negativi dalla Corte di Giustizia e dalle ultime ordinanze del Tribunale penale di Roma, che hanno portato in Corte Costituzionale un’eccezione di costituzionalità per quanto riguarda la legge Bossi-Fini.
Insomma i segnali che muovono dai tribunali sono rilevanti e che danno indicazione di come il diritto possa essere una linea guida di riforma, ma credo anche che sia arrivato il momento della politica: se il governo non potrà o vorrà essere diretto protagonista in tutti i temi di cui ho parlato, la spinta esterna, quella delle iniziative popolari di cui noi radicali ci stiamo facendo portatori in queste settimane, sarà quanto mai necessaria e fondamentale per far sì che questo apparato proibizionista venga modificato.

Riguardo alla questione giustizia e carceri, proprio in questa settimana abbiamo sentito e letto parole importanti del Ministro della Giustizia in tema di carceri, soprattutto dopo l’ennesimo monito dell’Europa. 
Quella che pone Marco Pannella è una questione di fondo che riguarda la nostra democrazia per come si è consolidata negli ultimi cinquant’anni: uno Stato nazionale che si pone al di fuori della sua stessa Costituzione e delle Convenzioni internazionali senza che la classe dirigente, consapevole di questa violazione, ritenga urgente intervenire per interromperla. Questa è la questione sottesa alla battaglia di amnistia, Giustizia, Libertà, che ha poi risvolti disumani nelle condizioni in cui vive tutta la popolazione penitenziaria. Anche io ho notato che in questi giorni viene riportata la possibilità di un’amnistia: ha fatto bene però Rita Bernardini a notare che, nel riportare questa possibilità, non si parla mai dell’iniziativa dei Radicali e di Marco, mentre si sottolinea spesso quali potrebbero essere le ripercussioni di un’amnistia sui processi che riguardano Silvio Berlusconi. Credo che si debba riportare la questione ancora una volta alla possibilità che gli italiani hanno di conoscere le ragioni dietro alla battaglia per l’amnistia, allo strumento principale per il Paese di informazione che è il mezzo audiovisivo e attraverso questo ad una analisi del cosiddetto servizio pubblico. C’è al momento una condizione di stasi negativa: ancora oggi nessuna esecuzione è stata data al provvedimento dell’autorità garante che prevedeva che i programmi di approfondimento facessero reale servizio pubblico nei confronti degli italiani su carceri e giustizia. Altro elemento negativo è costituito dall’assenza, a più di due mesi dalla costituzione del Parlamento di una Commissione parlamentare di vigilanza, che, a differenza delle altre commissioni, rappresenta un organo costituzionale.

Un altro tema della lunga battaglia radicale è quello dell’antiproibizionismo che è tornato in auge grazie al libro di Saviano, un libro documentale e convincente in questo senso. Che ne pensi?
Io non ho letto ancora il libro, ma voglio farlo per capire come affronta la questione. Voglio fare però un accenno alla campagna politica e culturale che Saviano porta avanti attraverso questo libro e che ha preso forma nell’articolo pubblicato su L’Espresso la settimana scorsa in cui appunto faceva riferimento a un nuovo Partito Democratico antiproibizionista, che scegliesse l’antiproibizionismo come metodo politico che riguardasse quindi non solo le droghe, ma anche l’immigrazione, la sessualità, i diritti delle coppie di fatto. Non c’era la citazione del partito radicale che è l’unico partito che in questi decenni ha mantenuto le caratteristiche che oggi Saviano vorrebbe per il nuovo Partito Democratico. Noi stiamo offrendo un’occasione con i nostri referendum a chi ha maturato in questi anni l’idea che il proibizionismo sia una criminalizzazione di fenomeni sociali, per tornare alla tutela dei diritti elementari. Per questo a Saviano chiederemo di essere promotore dei nostri referendum, come faremo con altri personaggi che nel mondo artistico hanno saputo far passare, come fatto culturale attraverso le generazioni, le intuizioni che i Radicali hanno avuto fin dagli anni ’70. Per questo ricordo anche agli ascoltatori della Radio di andare sul sito www.lisostengo.it per preannunciare il loro sostegno ai referendum nazionali su cui inizierà una campagna nelle prossime settimane, nella convinzione che oggi in Italia l’apparato sta scricchiolando e che c’è solo bisogno di una spinta di iniziativa popolare per farlo crollare definitivamente.

C’è poi il tema storico del finanziamento pubblico dei partiti, che il grande pubblico probabilmente penserà essere stato inventato da Beppe Grillo, mentre invece è una battaglia radicale che risale agli anni ’70. Anche su questo mi pare di aver sentito delle parole abbastanza chiare dal presidente del Consiglio Letta. Come lo leggi?
Letta ha detto in maniera chiara che vuole superare la legge che la stessa maggioranza che lo sostiene ha approvato lo scorso luglio. Per quello che ho capito io il sistema verso cui si vuole andare è un sistema sul modello del cinque per mille, e cioè un sistema basato sul finanziamento privato indiretto tramite fiscalità. A quel punto la differenza la farà il sistema: se sarà possibile per il cittadino destinare il suo cinque per mille al partito che sceglie o se -come per il modello otto per mille della Chiesa- tutto finirà in un calderone che ripartirà il gruzzolo a seconda dei voti espressi. Questo sistema non risolverebbe, a mio avviso, la questione di fondo che è quella che portiamo avanti da anni come Radicali con la battaglia storica sul finanziamento pubblico. Battaglia che si esprime appieno proprio perché vuole andare ad incidere sul tipo di rapporto tra cittadini e politica. Faccio un esempio: noi adesso affronteremo una campagna referendaria di fronte alla quale avremo a che fare con il solito problema, doverci procurare degli autenticatori che non abbiamo -proprio perché non abbiamo consiglieri comunali o regionali – e che quindi dovremo pagare. Eppure, in realtà, si tratta di qualcosa che dovrebbe esserci fornito dallo Stato come servizio. La partita ancora una volta si giocherà su quale visione di rapporto tra cittadini e Stato c’è dietro l’idea di legge sul finanziamento.

Abbiamo esaurito il tempo, ma vuoi ricordarci cosa prevede l’agenda?
L’appuntamento per tutti gli ascoltatori è per domani, la prima giornata di mobilitazione sulla proposta di legge sull’eutanasia legale. Domani saremo dalle 18 alle 21 a Piazza Farnese a Roma, anche con gli amici socialisti che hanno aderito a questa campagna. Ci sarò io, credo ci sarà Filomena Gallo e molti altri, ma in tutta Italia sono previste 40-50 postazioni per firmare e che potete trovare sul sito www.eutanasialegale.it per dimostrare non solo la voglia di partecipazione, ma la voglia di prendere in mano il “governo” di questa nostra Repubblica. E poi subito abbiamo all’inizio della settimana prossima una serie di appuntamenti con ARCI, CGIL e con il gruppo delle tre leggi per chiudere il primo fronte dei promotori dei sei referendum.

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Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=10710&utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=lapparato-proibizionista-si-sta-sgretolando-ma-e-fondamentale-la-spinta-delle-iniziative-popolari

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