Giustizia: rapporto Space del Consiglio d'Europa

da Ristretti Orizzonti, 3 maggio 2013


Impietoso, il Rapporto Space del Consiglio d'Europa traccia un quadro disastroso della condizione delle carceri italiane, disegnando una realtà abbondantemente denunciata ma immobile.
Il rapporto annuale fotografa la situazione nel settembre 2011 nei 47 paesi della più antica istituzione europea, e conclude che il sovraffollamento riguarda la metà dei penitenziari dei paesi presi in esame. L'Italia, con 147 detenuti per ogni 100 posti disponibili, è la terza dal basso della lista: peggio di noi fanno solo la Grecia (151,7 detenuti) e la Serbia (157,6). Meglio di noi l'Ungheria, Cipro, la Croazia; il Belgio conta 127 detenuti per 100 posti; la Francia ne ha 113, la Scozia 105, la Germania non rientra nei paesi sovraffollati.
E il rapporto ha provocato la reazione del neo sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Berretta: "Lavorerò - ha detto oggi - insieme al Ministro Anna Maria Cancellieri e alla squadra ministeriale affinché si affrontino da subito le tante e delicate questioni che attengono all'organizzazione della Giustizia, a partire dalla difficile situazione delle carceri: l'Italia è il terzo Paese d'Europa per sovraffollamento".
"Definirlo un dramma è quasi un eufemismo" scrive da parte sua lo Sportello dei Diritti, ma un dramma che "emerge solamente in poche occasioni come oggi". Mentre per Daniele Farina, capogruppo di Sel alla Camera dei Deputati "i dati diffusi oggi sono un ulteriore stimolo a portare in Parlamento queste priorità. Si tratta di dare una risposta immediata decongestionando le carceri e una strutturale modificando radicalmente due pessime leggi "riempi carceri": la Fini-Giovanardi e la Bossi-Fini, su cui abbiamo già presentato un progetto di legge per abrogare il reato di clandestinità".
Generalmente, in Europa le carceri sono pienissime: la media europea conta 99,5 detenuti per 100 posti. Ma i motivi della carcerazione sono per lo più di scarso rilievo. Le persone che - nei 47 paesi - scontavano in carcere una condanna definitiva nel settembre del 2011 erano state essenzialmente condannate per violazione delle leggi sugli stupefacenti (17,5 %), furto (17,5 %), furto qualificato (12 %) e omicidio (12 %).
Altro dato essenziale, circa il 21 % dei detenuti scontava misure di detenzione provvisoria e il 27 % era in attesa della pena definitiva. In media, il 26 % dei carcerati scontava una pena inferiore a un anno, il 26 % una pena da uno a tre anni e il 48 % pene più lunghe, di cui il 14 % una pena superiore a 10 anni.
L'età media della popolazione carceraria di questa "fotografia" in 47 paesi è di 33 anni, e le donne rappresentano il 5,3 % del totale dei detenuti. In media, il 21 % dei detenuti è costituito da stranieri, ma esistono divari molto importanti: nei paesi dell'Europa orientale, gli stranieri rappresentano raramente più del 2 % del totale dei detenuti, mentre nei paesi dell'Europa occidentale la cifra supera in genere il 30 %.
La mortalità media nelle carceri era di 28 decessi per 10.000 detenuti; il suicidio era la causa del decesso nel 24 % dei casi. La spesa media giornaliera per detenuto nel 2010 era di 93 euro, ma, anche in questo campo, esistono enormi differenze tra i paesi (i costi vanno da 3 a 750 euro).
L'indagine esamina anche eventuali misure sostitutive del carcere, che risultano però ben poco utilizzate per sostituire la detenzione provvisoria. Approssimativamente, solo il 10% della popolazione sottoposta a libertà vigilata è oggetto di un controllo prima dello svolgimento del processo. La sorveglianza elettronica è un sistema adottato in circa il 60% dei paesi che hanno risposto all'indagine e il braccialetto è il dispositivo più diffuso. Si constata una grande diversità nell'utilizzo della sorveglianza elettronica, che permette per esempio di sorvegliare i detenuti condannati agli arresti domiciliari, di evitare la detenzione o di scontare in libertà vigilata il resto della pena.

Donne detenute appena 5,3%

Su 67.104 persone detenute in Italia le donne sono solo 2.887, cioè il 4,3%. Una percentuale che non varia di molto negli altri paesi del Consiglio d'Europa, dove in totale le donne in prigione sono il 5,3%. Secondo Marcelo Aebi, professore di criminologia all'università di Losanna, e autore del rapporto sulla popolazione carceraria pubblicato oggi dal Consiglio d'Europa, questa bassa presenza femminile si spiega principalmente col fatto che "le donne compiono meno atti violenti degli uomini". "C'è chi ritiene che sia dovuta anche a un diverso trattamento che i sistemi giudiziari riservano alle donne", dice il professor Aebi, portando ad esempio il fattore figli che giocherebbe a favore delle donne ma non degli uomini.
"Io ritengo però che questo spieghi solo in minima parte la differenza", sottolinea l'autore del rapporto. Delle 2.887 donne in carcere in Italia al settembre 2011, il 40,7% era di origine straniera, a fronte di una popolazione carceraria totale proveniente da paesi terzi del 36%. Le detenute in attesa di un primo giudizio erano invece il 42,3%, una percentuale doppia rispetto a quella del totale delle persone detenute in attesa di giudizio che è del 21,1%.


Berretta (Pd): prioritario risolvere sovraffollamento carceri

"Mi accingo ad affrontare l'incarico di sottosegretario alla Giustizia con l'impegno e la determinazione richiesti da un compito di grande responsabilità come quello appena affidatomi.
Lavorerò insieme al Ministro Anna Maria Cancellieri e alla squadra ministeriale affinché si affrontino da subito le tante e delicate questioni che attengono all'organizzazione della Giustizia, a partire dalla difficile situazione delle carceri: l'Italia è il terzo Paese d'Europa per sovraffollamento, è necessario porre particolare attenzione alle condizioni di vita dei detenuti incentivando, ove possibile, l'ampliamento delle alternative alla detenzione e favorendo misure supportate da progetti volti al reinserimento sociale". Lo dichiara in una nota Giuseppe Berretta, Pd, sottosegretario alla Giustizia del Governo Letta. "La Giustizia va modernizzata e questo vale sia per gli edifici che ospitano i detenuti sia per quanto attiene al suo buon funzionamento - prosegue - Via allora all'informatizzazione dei processi per velocizzare la Giustizia Civile, alla riforma del Processo Penale che includa la semplificazione di alcune forme processuali ancora troppo macchinose e, ancora, trasformiamo i beni confiscati alla criminalità organizzata in una grande risorsa per lo sviluppo del Paese non lasciando soli gli imprenditori chiamati a gestirli: la legalità deve e può portare lavoro e profitti". Conclude il sottosegretario: "Il massimo impegno poi deve essere rivolto alle norme anti-corruzione: un primo passo concreto è stato compiuto dal governo Monti con il forte apporto del Pd, ma non è sufficiente perché nonostante sia stata approvata la legge mancano ancora molti dei decreti attuativi. È mancato un intervento coraggioso per ripristinare il reato di falso in bilancio, per introdurre il reato di auto riciclaggio, per prevedere pene accessorie che abbiano effettiva efficacia deterrente, e cause di non punibilità o misure premiali per chi rompe il muro di omertà e offre elementi concreti per destabilizzare il sistema della corruzione".

Scalfarotto (Pd): governo riporti situazione alla normalità

"L'Italia continua a essere maglia nera per la situazione carceraria, lo ha ricordato anche il Presidente Letta nel suo discorso programmatico e il rapporto che oggi rende noto il Consiglio d'Europa ribadisce l'urgenza che alle parole seguano fatti concreti. La riforma della giustizia che tutti auspichiamo è strettamente legata anche alla riorganizzazione delle carceri". Così Ivan Scalfarotto, deputato del Pd, componente della commissione Giustizia, commenta il rapporto diffuso dal Consiglio d'Europa sulla situazione carceraria tra i Paesi membri, sottolineando la grave urgenza degli istituti di pena italiani.
"Tra i vari dati presenti nel rapporto, due saltano agli occhi: l'Italia è terza per sovraffollamento delle carceri con 147 detenuti per 100 posti e terza, in numeri assoluti, per numero di detenuti in attesa di giudizio - spiega Scalfarotto -. La situazione è insostenibile, ci sono problemi legati al rispetto dei diritti e della dignità delle detenute e dei detenuti, alla sicurezza degli istituti e al rispetto delle condizioni di lavoro degli operatori. Dobbiamo agire in maniera celere cercando di rimodulare l'uso della detenzione preventiva, promuovere il ricorso a provvedimenti diversi dalla detenzione soprattutto per i reati minori e adeguare gli investimenti stanziati sia per le strutture, sia per il personale".

Farina (Sel): situazione insostenibile

"I dati diffusi oggi sulla situazione nelle carceri che vede l'Italia al terzo posto dopo Serbia e Grecia per sovraffollamento, con 147 detenuti per 100 posti, e sempre al terzo posto dopo Ucraina e Turchia, per numero assoluto di detenuti in attesa di giudizio, dimostrano come nelle carceri italiane la situazione sia insostenibile".
Lo afferma Daniele Farina, capogruppo di Sinistra Ecologia Libertà in Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, commentando i dati sulla popolazione carceraria del Consiglio d'Europa. "Per noi di Sel che stiamo lottando da anni sul tema dei diritti umani e civili nelle carceri - continua l'esponente di Sel - i dati diffusi oggi sono un ulteriore stimolo a portare in Parlamento queste priorità. Si tratta di dare una risposta immediata decongestionando le carceri e una strutturale modificando radicalmente due pessime leggi riempi carceri: la Fini-Giovanardi e la Bossi-Fini, su cui abbiamo già presentato un progetto di legge per abrogare il reato di clandestinità. Occorre inoltre - conclude Farina- rinforzare gli strumenti di prevenzione e controllo, incentivare la celerità dei processi, nonché le misure alternative alla detenzione".

Di Giovan Paolo (Pd): Governo intervenga subito

"Nei fatti siamo al di fuori di ogni standard europeo in fatto di vivibilità delle carceri. Si tratta di una questione di diritti umani. Mi auguro che il nuovo governo, il ministro Cancellieri intervengano al più presto". Lo afferma il presidente del Forum per la Sanità Penitenziaria il senatore Roberto Di Giovan Paolo. "Negli Usa alcuni detenuti sono stati scarcerati per la scarsa qualità della detenzione. In Italia, per quanto riguarda due penitenziari ci sono state altrettante condanne per trattamento inumano. È ora di muoversi" aggiunge Di Giovan Paolo.

Gonnella (Antigone): numeri indecenti per Paese civile

"I dati del Consiglio d'Europa non fanno altro che ricordare al governo in carica da qualche giorno quello che tutti noi diciamo oramai da tempo, ovvero che l'Italia ha tassi di sovraffollamento indecenti per un paese civile".
Così Patrizio Gonnella presidente dell'associazione Antigone, che si batte per i diritti nelle carceri, commenta il rapporto del Consiglio d'Europa che mette l'Italia al terzo posto per il sovraffollamento negli istituti di pena. "Entro un anno - ricorda Gonnella - l'Italia deve rendere conto alla Corte europea su come rimediare a questa situazione esplosiva. E non ci dicano che la soluzione è l'edilizia penitenziaria. Questa è propaganda pura. Non ci sono i soldi per costruire 50 carceri da 400 posti".
"È una follia - aggiunge - puntare in epoca di spending review su obiettivi impossibili". "L'amministrazione penitenziaria - insiste Gonnella - dica il vero, dichiari quanti sono i veri posti letto regolamentari. Non sono 47mila come si legge nelle statistiche ufficiali, visto che lo stesso Dap in più occasioni ha ricordato che il numero è più basso. Inoltre tra i 5 e i 10 mila posti letto sono al momento non disponibili per condizioni igienico-sanitarie inaccettabili. Ciò significa che il tasso di affollamento vola ancora più verso l'alto, verso i 160-170 detenuti per 100 posti letto".
Per Gonnella, dunque, "bisogna intervenire sulle leggi che producono carcerazione senza produrre sicurezza: droghe, recidiva, immigrazione. Bisogna ridurre l'impatto della custodia cautelare". E ricorda: "noi, insieme a moltissime organizzazioni, abbiamo in piedi una campagna per tre leggi di iniziativa popolare per la giustizia e i diritti. Il 9 saremo davanti a decine di università in giro per l'Italia a raccogliere le firme. Ce ne vogliono 50 mila. Siamo a 15 mila circa". "Al nuovo Governo - conclude - chiediamo di affrontare il tema non con le chiacchiere e la propaganda ma con fatti concreti ovvero cambiando le leggi disastrose degli ultimi dieci anni.
Solo così si darà un segnale di attenzione vera. Chiediamo anche di presentare un disegno di legge governativo che introduca il delitto di tortura nel codice penale. In più chiediamo alle Asl e ai sindaci, quali autorità sanitarie cittadine, di ispezionare i reparti e verificarne la abitabilità".

Cgil-Fp: numero reale agenti in strutture è 25mila

"Se avessimo davvero a disposizione nelle carceri tutto il personale stimato nel rapporto, non avremmo nulla di cui lamentarci. Ma le cose non stanno realmente così. Gli agenti materialmente impegnati nelle carceri o nei servizi connessi sono circa 25mila.
Il resto è distaccato ad altri servizi: verso l'amministrazione centrale, dove operano circa 2.850 agenti tra ministeri, dipartimenti, scuola di formazione, servizio traduzioni; oppure verso servizi regionali, come i provveditorati; o addirittura verso altre amministrazioni diverse da quella penitenziaria". È quanto afferma Francesco Quinti, responsabile nazionale del comparto sicurezza della Cgil-Fp, commentando i dati del Consiglio d'Europa sulle carceri, in particolare relativamente al rapporto di uno a due tra agenti e detenuti.
"È inevitabile - prosegue il sindacalista - che una parte di personale sia distaccata per la copertura di servizi necessari, ma il numero di questi distacchi, come diciamo da anni, è abnorme. Tenuto conto che sono state anche aperte nuove strutture e nuovi padiglioni carcerari, la conseguenza è che il personale nella carceri è troppo poco e ha turni ormai troppo pensati, spesso deve supplire anche alle carenze di personale che si registrano tra educatori ed assistenti sociali. Quanto al contratto è fermo da 4 anni e in media un agente prende tra i 1.400 e i 1.500 euro al mese, al netto degli straordinari".

Moretti (Ugl): numeri non rispecchiano realtà, situazione più drammatica

"Sono numeri che non rispecchiano la situazione reale, più drammatica di quella presentata". Lo dichiara il segretario nazionale dell'Ugl Polizia Penitenziaria, Giuseppe Moretti, commentando i dati contenuti nel rapporto del Consiglio d'Europa sulla popolazione carceraria nei 47 Stati Membri. "Il rapporto stimato tra numero di detenuti e agenti è assolutamente errato. Il personale - spiega Moretti - che svolge servizio nelle sezioni detentive è notevolmente inferiore a quello della media europea: nella realtà un agente si rapporta con una media di 90/100 detenuti in un turno lavorativo che raggiunge spesso le otto ore continuative e considerando inoltre i numerosi servizi che vengono svolti dalla Polizia Penitenziaria, come ad esempio le traduzioni nelle aule di giustizia che impiegano non meno di 6000 agenti giornalmente".
"La superficialità del rapporto è evidenziata dal fatto che non si tiene conto che la polizia penitenziaria svolge compiti che andrebbero oltre le loro mansioni nella gestione della detenzione, nei quali si inseriscono tutti quei percorsi per il recupero del reo, previsti nel nostro sistema, portati avanti da un numero troppo esiguo di agenti. Inoltre, è addirittura un controsenso ritenere che vi sia un agente ogni due detenuti, se poi lo stesso rapporto sottolinea che il sovraffollamento è di 150 detenuti su 100 posti a disposizione". "La situazione in cui si trova il sistema penitenziario - conclude - è grave e richiede un'attenzione che non è più rimandabile, perché al malessere dei detenuti si unisce lo stato di disagio e sofferenza di una categoria che, nonostante tutto, continua a lavorare ogni giorno con grande impegno".

Fonte: http://venetoradicale.blogspot.com/2013/05/giustizia-rapporto-space-del-consiglio.html

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