Farnesina in festa per l'arrivo della Bonino, "un ministro di razza"

E non lo sapevano, alla mostra vivaistica Floracult di Roma che ad annusare le loro rose c'era anche il nuovo ministro degli Esteri. Per la verità, non lo sapeva neanche lei, Emma Bonino, che ha riacceso il cellulare solo per annunciare, dalle sue 65 primavere, «ciao, me ne vado a fare diving sul Mar Rosso, che fai vieni anche tu?». La frase è il depistaggio attuato nelle ultime 5 settimane - anche se durante il match per il Quirinale se n'era andata al Cairo davvero, «almeno ripasso l'arabo» - tanto che il duo Napolitano & Letta aveva trovato a tutta prima il tu-tu-tu da cellulare occupato, o spento, o flippato. E col dubbio, magari si starà consultando con Pannella che farà questioni? Finché il suo braccio destro Filippo di Robilant - guardacaso già nella segreteria di Susanna Agnelli alla Farnesina, e proprio nel periodo in cui l'ufficio era guidato da Michele Valensise, che oggi del Palazzo è segretario generale - non l'ha chiamata, «ma diavolo Emma, tienilo acceso questo telefono, almeno!». E così infine la chiamata arrivò, «ho parlato con tutti e due, sia Napolitano che Letta, ho detto solo sì e basta. Non dirò una parola in più, la prassi istituzionale prevede il silenzio almeno fino al giuramento». Perché i radicali sono così, praticano la strategia del torto puro, inteso come senso di colpa da instillare nell'universo mondo che li trascura e vessa. Ma, poi, l'istituzione è sacra. La virtù del silenzio - così poco praticata a cominciare dal fluviale Marco Pannella, col quale il legame (affettivo) è fortissimo - Emma l'ha imparata sul campo. «Che devo fare?» smessaggiava agli amici durante il big match per il Colle, e si rispondeva da sola «Tacere, lo so». Ma intanto friggeva, e non per ambizione: perché non sa star ferma. Prima in Europa e ultima in Italia, fino a ieri, una vita tra uno sciopero della sete e uno della fame, nel nome spesso della difesa della Costituzione e dei diritti (ma quando la Laterza le chiese un libro-intervista sul tema, la risposta fu «Benissimo, cominciamo dai doveri...»), tra un aereo per Timbuctù («era un sogno giovanile, e poi quando sono arrivata lì che delusione...») e un sequestro da horror su un pick-up dei taliban in Afghanistan, insomma con alle spalle una carriera da diplomatico a dorso di cammello adesso arriva al più pesante dei ministeri: gli Esteri. Alla Farnesina - dopo una nottata con l'aranciata amara delle mezze figure di cui si vociferava - al suo nome hanno stappato (metafora) champagne. «Finalmente un ministro politico, e di razza» ci dice un ambasciatore di alto rango. I diplomatici infatti Bonino la conoscono bene. Gli italiani sanno della paginata dedicata da Le Monde, del «viva Bonino» del Financial Times quando mancò (nel 1999) il Colle. Sanno del piglio battagliero al servizio dell'Europa, dove arriva come parlamentare la bellezza di trentacinque anni fa, e poi commissario gomito a gomito col collega Monti Mario, la prima volta alla Pesca e poi allargandosi da sola il mandato ai Diritti umani. Sanno che è stata deputata di Forza Italia in una (vana) legislatura, e nell'altra ministro al Commercio con l'Estero di Prodi, e con delega alle Politiche europee, poi mancata (per un soffio, ma tra infinite polemiche) governatrice del Lazio, poi vicepresidente del Senato... Ma meno nota perché niente affatto raccontata è proprio l'attività diplomatica, apparsa all'orizzonte della Farnesina «appena è finita da noi l'era democristiana», ci confermano agli Esteri, alleata (e testa d'ariete) di tutte le battaglie in ambito Onu e per i diritti, dall'abolizione della pena di morte alle mutilazioni genitali femminili, essendo tra l'altro fondatrice di «Non c'è pace senza giustizia» e membro dell'International Crisis Group, come dire il fronte della prevenzione dei conflitti nel mondo. E avendo soprattutto concepito, tra le prime, quella che è oggi la Corte penale internazionale. Una vita che non starebbe in un libro, come lei non sta nei suoi panni. Con un filo stretto e diretto con Giorgio Napolitano, allo scoppio della guerra civile in Siria lo fulminò: «Abbiamo ritirato gli ambasciatori europei a Damasco, bene. Ma non sarebbe stato meglio cacciare i loro che sono qui, e lasciare i nostri in Siria, per sapere cosa succede lì?». Dura la vita, con Bonino in giro.
Fonte: http://www.radicalifriulani.it/content/farnesina-festa-larrivo-della-bonino-un-ministro-di-razza
- Login to post comments













