Sequestrate le aree dell’ex Italsider Metalli pesanti sotterrati nel parco
da “Corriere.it”, 11-04-2013
NAPOLI – Le aree dell’ex Italsider e dell’ex Eternit di Bagnoli sono state sequestrate dai carabinieri nell’ambito di un’indagine della Procura di Napoli che ipotizza il reato di disastro ambientale. Indagati 21 ex dirigenti della società «Bagnoli Futura» e di vari enti locali.

Ecco l’elenco completo: Gianfranco Mascazzini, ex direttore generale del ministero dell’Ambiente; Sabatino Santangelo e Rocco Papa, ex presidenti di Bagnolifutura spa e ex vicesindaci di Napoli; Carlo Borgomeo e Mario Hubler, ex direttori generali di Bagnolifutura; Gianfranco Caligiuri, direttore tecnico di Bagnolifutura; Maria Palumbo, direttore generale del Centro campano Tecnologie e Ambiente (Ccta); Daniela Cavaliere, responsabile del laboratorio Ccta; Federica Caligiuri, autrice dei prelievi per il campionamento; Gaetano Cortellessa, tecnico capocantiere di Bagnolifutura; Emilio De Vizia, amministratore pro tempore della società De Vizia Transfer; Vincenzo De Vizia, amministratore delegato della stessa società; Angelo Marchitelli, capocantiere per le attività di bonifica eseguite dalla De Vizia; Francesco Nigro, ingegnere ambientale e direttore tecnico di cantiere per conto della De Vizia; Claudio Moccia, direttore tecnico e amministratore della società Italrecuperi; Raffaele Iorio, ingegnere preposto alla bonifica e responsabile della verifica avanzamento lavori; Maurizio Iorio, ingegnere responsabile del controllo trattamento e processi di bonifica; Alfonso De Nardo, ex dirigente responsabile del dipartimento provinciale Arpac di Napoli; Maria Teresa Celano, dirigente responsabile Area Ambiente della Provincia di Napoli; Giuseppe Pulli, coordinatore del dipartimento Ambiente del Comune di Napoli; Antonio Ambretti, dirigente Arpac con funzioni di responsabile unico del progetto presso il sito di bonifica di Bagnoli.
IL COLLEGIO DEI GIP - L’inchiesta è condotta dal pm Stefania Buda con il coordinamento dei procuratori aggiunti Francesco Greco e Nunzio Fragliasso. I pm hanno chiesto e ottenuto dal gip in composizione collegiale – l’organico fu istituito in occasione dell’emergenza rifiuti nel Napoletano – , l’emissione di un’ordinanza che dispone il sequestro preventivo di un’ampia area, compresa la cosiddetta «colmata» di Bagnoli. Gli esami tecnici disposti dagli inquirenti hanno accertato un notevole inquinamento dell’area: gli interventi di bonifica – secondo la Procura – avrebbero aggravato la già difficile situazione ambientale.
DENUNCIA DI UNA DONNA AMMALATA - L’inchiesta sarebbe scaturita dalla denuncia da una donna che riteneva di essersi ammalata di tumore per aver vissuto fin dalla nascita nella zona di via Cavalleggeri d’Aosta, alla periferia ovest di Napoli, vicino all’area dell’ex Italsider. La vicenda è accennata nel decreto di sequestro dell’area emesso oggi dal collegio di gip su richiesta dei pm. La donna morì per un cancro ai polmoni nel 2011 pur non essendo – come evidenziano gli inquirenti – un soggetto a rischio dal momento che non era fumatrice e non aveva familiari affetti da analoghe patologie.
CONFLITTO DI INTERESSE – Le vicende legate alla bonifica delle aree di Bagnoli, sostiene la Procura, «sono avvenute in un contesto generalizzato di conflitto d’interesse». Secondo i pm, «tutti gli enti pubblici istituzionalmente preposti al controllo dell’attività di bonifica, quali Arpac, Comune e Provincia di Napoli, si sono venuti a trovare» in una situazione di palese conflitto. Secondo le indagini dei carabinieri del Comando provinciale di Napoli e del Noe, l’interscambio dei ruoli tra controllori e controllati e il conflitto di interessi degli enti pubblici», insieme al comportamento dei soggetti responsabili della vigilanza sulla salvaguardia ambientale hanno determinato «il progressivo scadimento degli obiettivi di bonifica e dei controlli ambientali, causando – secondo l’ipotesi accusatoria – un disastro ambientale». In particolare – sempre secondo l’accusa – gli organismi di vigilanza hanno avallato le scelte procedurali di Bagnolifutura, la società incaricata della bonifica delle aree.
MESSA IN SICUREZZA - Con il provvedimento di sequestro delle aree, il collegio dei gip (presidente Bruno D’Urso, giudici Francesco Chiaromonte e Luigi Giordano) ha disposto «un dettagliato piano di interventi finalizzato a un’adeguata bonifica e messa in sicurezza» delle aree sequestrate. In primo luogo per l’area dell’ex Italsider occorre «un nuovo progetto di bonifica e/o messa in sicurezza permanente che rispetti la destinazione urbanistica come prevista dagli attuali strumenti urbanistici».
RIMOZIONE COLMATA - Tali interventi dovranno essere ultimati in un arco di tempo tra «i sei e i dodici mesi». La rimozione della colmata viene definita «doverosa»; nelle more occorre un «recupero di efficienza del complessivo sistema di messa in sicurezza di emergenza già costruito nel 2002 e in parte implementato nel 2008 funzionale a evitare la dispersione degli inquinanti in area o in mare». Inoltre bisognerà predisporre «un sistema stabile e continuo di controlli di qualità sulle acque in ingresso e in uscita dal sistema depurativo» (in tempi rispettivamente di sei mesi e un mese). Per attuare questi interventi i giudici hanno nominato custode-amministratore l’attuale presidente di Bagnoli Futura, Omero Ambrogi.
LE MORCHIE SOTTERRATE - Un ingente quantitativo di morchie (residui della lavorazione dei metalli pesantemente inquinate da idrocarburi) sono stati mescolati al terreno e sotterrati di nascosto nel Parco dello Sport, una delle struttura dell’ex area industriale di Bagnoli. È uno degli episodi emersi dalle indagini. L’illecito sarebbe avvenuto, secondo la ricostruzione dei magistrati, grazie a false certificazioni che qualificavano le morchie oleose come terreni «di riporto». L’interramento clandestino avvenne nel corso di un fine settimana (sabato 6 domenica 7 ottobre 2007).
SPALMATA LA CONTAMINAZIONE - Gli interventi di bonifica non hanno fatto altro che aggravare la contaminazione dei terreni. Tanto che sussiste un «pericolo ambientale con una immensa capacità diffusiva che coinvolge l’ambiente e l’integrità della salute di un numero non individuabile di persone». È quanto scrivono i magistrati. I pm parlano di «aggravamento dello stato di contaminazione dei terreni all’esito della bonifica rispetto allo status quo ante». Ciò sarebbe avvenuto «in conseguenza dell’accertato miscelamento e della gestione illecita dei rifiuti pericolosi in corso di bonifica che hanno comportato un incremento del rischio e della pericolosità ambientale e per la salute umana». Questo a causa della «maggiore mobilità delle sostanze pericolose che, se aggregate, risultano più stabili» come accertato dalle analisi effettuate sulle aree che risultano bonificate. Si è accertato inoltre «non solo che i terreni non sono stati affatto bonificati ma altresì che la contaminazione, all’origine a macchia di leopardo, è stata spalmata su tutte le aree, alle diverse profondità dei terreni, cagionando un danno ambientale rilevante e irrimediabile». Un danno «ulteriormente aggravato dalla mancata messa in sicurezza con lo strato di terreno superficiale» dal momento che tale strato «è ancora più inquinato dei terreni sottostanti».
IL CANTANTE BENNATO - «Doveva diventare il simbolo della rinascita, ora appare solo l’emblema della disfatta ambientale. È una nuova tegola su questa città». Edoardo Bennato commenta così la decisione dei giudici di sequestrare le aree . «Ma il discorso – aggiunge Bennato – è più complicato, l’analisi più articolata e gli addebiti più diversificati. Ho detto e denunciato sempre, da 40 anni, tutto quello che su Bagnoli c’era da dire e denunciare e ho scritto canzoni sul luogo dove sono nato, come ‘Vendo Bagnolì: ormai sono stanco di dire sempre le stesse cose». «Bagnoli è un tema su cui molto mi sono impegnato e ora – ha concluso il cantautore – non riesco nemmeno ad ascoltare la mia voce che ne parla».
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