Campania, allarme giovani: il 35 per cento non studia e non lavora
da http://napoli.repubblica.it, 25-03-2013
In Campania il 35,2 per cento dei giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni non studia e non lavora, e va a gonfiare le fila dei disoccupati di lunga durata, costituendo così una facile preda per l’arruolamento da parte della criminalità organizzata. Si tratta di un dato molto più alto rispetto alla media nazionale (pari al 22,7 per cento) e superiore anche alla media del Sud (31,9 per cento). Il dato emerge da un’indagine Ocse-Pisa, realizzata nell’ambito del progetto “Abbandono scolastico e bullismo: quali rischi tra i giovani?”, promosso dal Ministero dell’Interno nell’ambito del Pon Sicurezza per lo sviluppo-obiettivo convergenza 2007-2013 e realizzato da un raggruppamento di imprese con capofila il Censis.
Il progetto, che ha avuto una durata di due anni, ha coinvolto oltre 5mila studenti di 9 istituti scolastici collocati nelle quattro regioni più critiche del Mezzogiorno (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia), con attività di ascolto e sostegno, recupero e aiuto allo studio, rivolte a studenti, famiglie, docenti, attraverso l’impiego di una èquipe territoriale con competenze socio-psico-pedagogiche, rappresentando così una buona pratica esportabile in altre scuole e in altri contesti.
In Italia l’11,9 per cento degli iscritti al primo anno delle scuole superiori abbandona gli studi. Se il tasso di abbandono scolastico in Calabria è solo del 6,6 per cento, in Campania la percentuale sale al 13,8 per cento e in Sicilia al 14,6 per cento. Se si guarda all’intero quinquennio, in Italia si ha una media del 26 per cento di studenti che non arrivano alla maturità, con punte massime del 30,7 per cento negli istituti tecnici. Il valore riferito al Mezzogiorno nell’insieme è nella media, con il 27 per cento di abbandoni alle scuole superiori, ma si registrano situazioni più critiche in Campania (29,9 per cento) e Sicilia (30,7 per cento), dove si va delineando uno stato di vera e propria emergenza educativa.
Dall’indagine Ocse-Pisa emerge anche un ritardo nelle competenze di base possedute dai quindicenni italiani che si fa più grave per i ragazzi meridionali. In Italia il 21 per cento dei quindicenni ha competenze solo minime nella lettura (ma al Sud il dato sale al 25,2 per cento e nelle isole è pari al 30,2 per cento), il 25 per cento in matematica (il 31 per cento al Sud e il 35,9 per cento nelle isole) e il 20,6 per cento in scienze (il 26,6 per cento al Sud e il 31,5 per cento nelle isole). Particolarmente critica la situazione in Calabria, dove i livelli di competenze sono anche inferiori rispetto a quelli dei coetanei meridionali.
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