Articolo pubblicato il 11/03/2013 nella sezione Associazioni
Accolto il ricorso dei familiari
Ad uccidere il sovrintendente capo della polizia penitenziaria sarebbe stato lo stress dovuto alle condizioni di lavoro abbinate alle minacce subite dalle Brigate Rosse
Torino:

Il tumore allo stomaco colpisce gli agenti di polizia penitenziaria per le condizioni di stress in cui devono lavorare: si può interpretare così la sentenza con cui il Tar del Piemonte ha riconosciuto «la dipendenza da causa di servizio» per la grave patologia che nel 2009 portò alla morte un sovrintendente capo. I giudici amministrativi piemontesi hanno accolto un ricorso dei familiari dell’agente. In particolare, sarebbe stato lo stress dovuto alle condizioni di lavoro abbinate alle minacce subite dalle Brigate Rosse a causare il tumore allo stomaco . «Questa sentenza - spiega l’avvocato degli eredi dell’agente, Roberto Lamacchia - è il primo passo. Adesso ripartirà la procedura per la valutazione delle implicazioni economiche come gli indennizzi o la pensione». Sin dal 1982 il sovrintendente, in servizio a Torino, venne riconosciuto come portatore di una patologia (un’ulcera) «connessa - scrive il Tar - con fattori ambientali da stress psicofisico in sede lavorativa». Il suo nome, secondo quanto è stato possibile ricostruire, all’epoca era comparso fra gli obiettivi delle Brigate Rosse.
(La Stampa.i)
Fonte: http://www.detenutoignoto.org/2013/03/carceri-tumore-uccise-un-agente-il-tar.html