Le camere penali contro Bersani
di Dimitri Buffa, da “L’opinione”, 08-03-2013
Inseguire Grillo sulla trasparenza e sulla partecipazione dei cittadini via web, fatta la tara alla demagogia e all’appropriazione indebita di tematiche che sono dei radicali da oltre 50 anni, può persino essere salutare per il malconcio Pd di Bersani. Essere costretti però ad andargli dietro sulle priorità della giustizia può diventare una vera jattura. Specie se negli otto punti (che proprio sulla rete hanno scatenato ironie e sarcasmo, alcuni li definiscono “di sutura”, dopo le botte prese nelle urne) manca un qualsivoglia riferimento alla catastrofe numero uno dell’Italia: la giurisdizione penale e civile.
Per non parlare della inevitabile propaggine carceraria che ormai ci fa condannare una trentina di volte l’anno dalla Corte europea die diritti dell’uomo per trattamenti disumani verso i detenuti. Reati che altrove chiamano “tortura”. Di tutto ciò, di questa infrastruttura non funzionante che riveste per le persone la stessa importanza di una rete autostradale inesistente o degradata, Bersani non parla. Dietro gli slogan di Vendola, Ingroia e da ultimo Grillo, la priorità diventa una nuova legge anti corruzione. Che non si sa bene quali vantaggi dovrebbe portare al paese visto che il reato di corruzione è sempre esistito. E che una nuova legge è stata fatta giusto un mese fa e, da notizie di stampa, si sa’ che è servita sinora solo all’ex braccio destro di Bersani, Filippo Penati, per avviare l’imputazione relativa sulla confortante strada della prescrizione.
E mercoledì, sulle carenze rispetto alla giustizia nel programma di Bersani sciorinato liturgicamente davanti a una caricatura di comitato centrale dell’ex Pci , ha detto la sua con decisione e onestà intellettuale anche il presidente dell’Unione delle camere penali Valerio Spigarelli, peraltro uomo notoriamente progressista, oltre che garantista doc. In un comunicato Spigarelli nota «con viva sorpresa che, tra gli otto punti irrinunciabili di un futuro programma di governo, in tema di giustizia il segretario del PD ha incluso tutto l’armamentario repressivo e nulla di quello che gli stessi esponenti del suo partito – prima, durante e dopo le elezioni – avevano indicato come essenziale: tipo la riforma del sistema sanzionatorio, la riforma dell’ordinamento penitenziario, la riforma della custodia cautelare, la depenalizzazione e, soprattutto, quello che sia dal Quirinale che dall’Europa viene indicato come veramente urgente ed indifferibile, affrontare la scandalosa ed illegale situazione delle carceri.» «Siamo alle solite – sostiene Spigarelli – pur di ramazzare consensi sulla giustizia si solletica sempre la pancia dell’elettorato, a danno del raziocinio e della difesa dei diritti inalienabili.
Peraltro, dimostrando un cattivo concetto delle forze politiche cui evidentemente ci si rivolge, che non possono non comprendere come l’allungamento della prescrizione – e quindi dei processi – sia in contrasto con l’idea di efficienza della pubblica amministrazione. Sulle sponde opposte non va meglio, se è vero che il Pdl si appresta a manifestazioni di piazza chiaramente strumentali a specifiche vicende processuali e non alla soluzione dei problemi generali. La giustizia ha bisogno di interventi strutturali, ma purtroppo resta sempre vittima della demagogia». La suscettibilità del responsabile giustizia del Pd, Andrea Orlando, non ha tardato a manifestarsi con una sorta di “excusatio non petita” che quelli delle Camere penali hanno 1 definito “una difesa di ufficio”. Orlando infatti sostiene che «l’Unione delle Camere Penali fa bene a svolgere il suo lavoro di stimolo nei confronti delle forze politiche incalzandolo sui temi della riforma della giustizia.
Tuttavia con il Pd non coglie nel segno: il nostro programma resta quello presentato in campagna elettorale che prevede un`azione di depenalizzazione e il rilancio delle pene alternative al carcere». «Questo non confligge – dice ancora Orlando – con l’obiettivo di completare la normativa sulla corruzione, un fenomeno che colpisce gravemente il nostro paese e al quale il governo del cambiamento che oggi proponiamo deve dare un colpo significativo. Nelle prossime ore rilanceremo le proposte per affrontare un’altra grave emergenza: le condizioni delle carceri italiane». A margine della querelle tra Orlando, Bersani e l’Ucpi, andrebbe anche detto che il problema giustizia è ormai diventato filosofico. Con uno scoglio ontologico che non si riesce a superare: l’illusione che per risolvere una questione basta fare una legge “anti”. Anti droga, anti stalking, anti mafia, anti femminicidio, anti corruzione. Se bastasse quel prefisso che da il titolo a molte delle leggi speciali della più farraginosa, burocratica e incasinata normativa che l’universo abbia mai visto e che un popolo abbia mai sopportato dal dopoguerra a oggi, l’Italia sarebbe un Bengodi. Invece è il paese che è, appunto l’Italia, pregiudicato europeo numero uno in materia di negazione del diritto e del relativo stato. Pannella, tanto per cambiare, docet.
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