Una mail di Benedetto Herling e i topi di Camus
di Valter Vecellio, da “notizie Radicali”, 06-03-2013
Nei giorni scorsi su “Notizie Radicali” abbiamo pubblicato alcuni interventi e riflessioni di compagni che a partire dall’esito delle ultime elezioni, cercano di fornire contributi di stimolo e ragionamento sulla situazione in generale, le prospettive e i margini di manovra in questo difficile momento per il paese; e anche il ruolo e il “che fare?” dei radicali, la cui condizione di “solitudine” è palpabile, fuori dalle istituzioni, senza rappresentanti né al Parlamento Europeo né in quello italiano. Riflessioni che ne suscitano altre, anche polemiche; ed è positivo che ciò accada, dimostrazione di un corpo politico che – nonostante sia dato ciclicamente per morto o moribondo – è invece ben vivo, e intenzionato a non darsi per vinto. E dunque grazie a Claudio Radaelli, a Marco Di Salvo ed Emiliano Silvestri, a Diego Sabatinelli, e a tutti coloro che vorranno continuare a riflettere, ragionare, darci il contributo del loro consiglio e della loro critica.
Una delle riflessioni più interessanti mi pare sia quella contenuta in una breve mail di Benedetto Herling, a commento di un intervento di Marco Di Salvo ed Emiliano Silvestri. Breve, la mail di Benedetto, e dunque può essere ripresa integralmente:
Questa metafora di Pannella come il grande Rio Amazzonia è fascinosa: un grande fiume che disseta, un Nilo fonte di nutrimento, un Mississippi che attraversa gli Stati e consente la navigazione a tanti Mark Twain… C’è un luogo comune secondo il quale, giunto a un certo punto, Pannella, preso come da furia e da invidia, si accanisce contro i suoi “figlioli” e li sbrana, li divora come il Dio Crono. Hai voglia a ribattere e cercare di spiegare che, semmai, l’esempio va rovesciato: è il Pannella-Crono che sistematicamente viene azzannato e sbranato da certi suoi figlioli; e che lui per tutta la vita si adopera per dare opportunità, fornire occasioni di crescita, maturazione. Qualche volta l’operazione riesce, spesso l’investimento non riesce; ad ogni modo, c’è un modo sicuro per garantirsi quei quindici minuti di fama che secondo Andy Wharol a nessuno vengono negati: basta polemizzare con Pannella, e accusarlo di qualche nefandezza. Carriera sicura…
Benedetto prende il 1993 come spartiacque. Si può fare un salto indietro, risalire al 1980, e qui ci rifacciamo a una riflessione di Angiolo Bandinelli all’ultima direzione di Radicali Italiani. Quando ha evocato un manifesto che all’epoca qualcuno contestò, trovandolo “massimalista”, e invece aveva qualcosa di profetico. Il manifesto stampato in occasione della campagna dei dieci referendum, e che raffigurava Francesco Cossiga, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, Renato Curcio, Benigno Zaccagnini, Enrico Berlinguer, Giovanni Spadolini, Bettino Craxi, Pietro Longo, Giulio Andreotti, Giorgio Almirante e, per non escluder nessuno, un cronista politico di punta di allora, Emanuele Rocco, autore di cronache parlamentari che definire faziose è un eufemismo. Erano, quegli undici personaggi rappresentati, l’emblema della (s)partitocrazia di allora; e i cittadini venivano invitati a “fermarli, con una firma”. C’era tutto, in quel pacchetto di referendum: le norme repressive sull’ordine pubblico; le norme fasciste eredità del codice Rocco; le centrali nucleari; la depenalizzazione delle droghe leggere; la smilitarizzazione della Guardia di Finanza, l’abolizione dei tribunali militari… Un formidabile pacchetto di “governo” affidato alla biro del cittadino che esercitava il suo diritto a decidere con il referendum. La (s)partitocrazia che si voleva fermare con la “firma”, cioè con uno strumento costituzionale, la legge, il diritto.
Cose lontane, cose remote? Fu una grande stagione di lotta civile e democratica. Una stagione di entusiasmo e di speranza, non di odio e di disprezzo come quella che oggi si coglie, frutto di una disperazione e di una rabbia che si possono comprendere e che ha una sua ragion d’essere. E certo, come dice Benedetto è anche questione di strumenti, di “utensili” di cui dobbiamo dotarci, e che dobbiamo imparare a utilizzare, e che altri sanno usare assai meglio di noi. E’ serio il suo interrogativo: “La gente comune durante il periodo d’oro radicale riceveva abbastanza e oggi quasi zero? Come mai?”. Al tempo stesso, la tecnica, “l’organizzazione” possono spiegare solo in parte. Il cuore del problema, per trovare la risposta a quel “come mai?” che meglio non potrebbe riassumere la situazione in cui ci troviamo, l’alfa e l’omega, sono in quel “libro giallo” che descrive la peste italiana, i cui germi erano stati per tempo individuati e segnalati: “…Le matin du 16 avril, le docteur Bernard Rieux sortit de son cabinet et buta sur un rat mort, au milieu du palier…”.
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