Così crolla Napoli. Cade ala di un palazzo a Chiaia
da www.chiaiamagazine.it, 04-03-2013
E’ una probabile infiltrazione d’acqua proveniente da una falda acquifera naturale, presente in zona, la causa del crollo del palazzo alla Riviera di Chiaia a Napoli, fanno sapere la polizia municipale, i responsabili dell’Unita’ operativa di Chiaia e i vigili del fuoco. L’acqua avrebbe creato un vuoto sotto l’ala del palazzo provocandone il cedimento. In sostanza si sarebbe creato un torrente sotterraneo di acqua e fango confluito in uno ampio scavo a circa 25 metri dal sottosuolo realizzato nel cantiere della metropolitana di piazza della Repubblica. E’ stato predisposto un sopralluogo nell’ampio scavo della metropolitana da parte dei tecnici.
Per comprendere quali sono i rischi ai quali il territorio è (e sarà) esposto bisogna mettere in relazione quali sono i fattori che regolano gli attuali equilibri geomorfologici ed idrogeologici e quali saranno le modifiche degli equilibri provocate dalla galleria e dalla messa in esercizio. Durante lo scavo della galleria della Linea 6, sono state intercettate, lungo il percorso, 3 tipi di acque sotterranee, che prima erano in equilibrio tra loro: le acque dolci della falda superficiale che dalle colline di Posillipo e del Vomero si versavano in mare con una direzione di flusso perpendicolare alla linea di costa, poi le acque salate della falda di intrusione marina con una direzione di flusso opposta alla precedente e che si rinvenivano al di sotto delle acque dolci perché più pesanti, e infine le acque della falda artesiana profonda, minerale e termominerale, con direzione di flusso dal basso verso l’alto e contenute da uno strato di terreno impermeabile. La galleria della linea 6 e le opere al contorno, sia in fase di realizzazione e sia ad opera ultimata, hanno creato di fatto una diga sotterranea che impedirà il deflusso sotterraneo delle acque della falda superficiale, producendo un enorme lago sotterraneo a monte del tracciato, e quindi, di conseguenza, tutti i fabbricati della Torretta e della Riviera di Chiaia come pure le strade limitrofe oggi si allagano anche in mancanza di precipitazioni abbondanti. Ho notizia che molti edifici della Riviera, dalla Torretta fino a piazza Vittoria, lamentano nei piani terra e nei locali sotto la strada infiltrazioni di acqua, compresa quella delle sorgenti di acqua ferruginosa che è nota anche come acqua delle “mummare”, cioè acqua ferrata del bacino idrotermale che alimenta le sorgenti del Chiatamone. Questo fenomeno è stato documentato anche nella nuova stazione dell’Arco Mirelli ed in quella di piazza San Pasquale, dove, per ovviare al problema, è stata realizzata una serie di pozzi che intercettano la falda artesiana minerale, la quale viene prima raccolta in vasche e poi scaricata (o direttamente in mare o nella rete fognaria). Inoltre la galleria e le opere accessorie di impermeabilizzazione impediscono alle acque dolci di passare sotto la Villa Comunale e sfociare in mare: in questo modo si provoca l’intrusione delle acque salate marine e l’ingresso dell’acqua di mare sotto la Villa Comunale sta provocando la morte di tutti gli alberi secolari e di alto fusto. Basta confrontare le foto di alcuni anni fa con quelle di oggi. Ci sarà pure una ragione se in pochi anni la villa era rigogliosa ed oggi è uno spoglio giardino spennacchiato? A complicare lo scenario idrogeologico e le previsioni dei futuri impatti ambientali è stata la scelta di scendere in profondità con lo scavo della galleria: essa in alcuni tratti ha raggiunto anche i 38 metri sotto il livello del mare e ha sfondato i livelli impermeabili che contengono la falda artesiana termominerale, provocando la risalita in pressione di acque mineralizzate più o meno calde e ricche di sostanze chimiche aggressive che accelereranno i processi di corrosione dei metalli e delle rocce, favorendo così i processi di invecchiamento precoce, principalmente delle strutture in cemento armato. E non basta: queste acque, inoltre, sono ricche di gas quali il radon (gas radioattivo responsabile di patologie tumorali), l’anidride carbonica, gas pesante letale che ristagna nelle zone depresse, e tanti altri gas non meno pericolosi, se liberati in zone altamente popolate. Se, per ovviare a queste problematiche, si pensa di aspirare l’acqua dal sottosuolo in continuo per abbassare il livello di falda, allora, a parte i costi proibitivi di gestione, questa alterazione artificiale di flussi innescherebbe il fenomeno di subsidenza, cioè il lento abbassamento del suolo. In sintesi: se per il problema degli alberi della Villa Comunale non ci sono soluzioni a meno di trasformare la Villa in un giardino con una vegetazione bassa arbustiva, per il dissesto idrogeologico in atto il fenomeno è più complesso da affrontare, alla luce del rischio cui sono esposti il patrimonio edilizio e i residenti di una vasta zona limitrofa al tracciato in questione.È emblematico e molto strano che un documento di primaria importanza e propedeutico per l’elaborazione progettuale, come lo Studio di Impatto Ambientale, sia sparito dagli uffici della Regione il 10 marzo 2009: dopo tale inspiegabile sparizione la Commissione Via ha emesso, dopo un anno, il Decreto n. 343 del 18.03.2010 il quale approvava i lavori anche se questi erano iniziati già da anni: questo per dire che non si capisce come un’opera di tali dimensioni (che produce un notevole impatto ambientale in una zona altamente urbanizzata) non sia stata sottoposta preventivamente ad una seria e corretta procedura di Valutazione d’Impatto Ambientale come prescrive la normativa europea e nazionale.
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