Ancora un’asta flop, Bagnoli non si vende. Queste le ragioni

di Emiliano Dario Esposito, da www.epressonline.net, 16-02-2013

Ancora un’asta andata deserta, o quasi. È la terza volta: Bagnoli, l’area che una volta riqualificata sarebbe dovuta diventare un eldorado turistico, tra ecosostenibilità e balneazione, non si vende.

Al bando per la cessione dei suoli dell’area tematica due, quelli adiacenti alla Porta del Parco, avevano mostrato interesse quattro soggetti: Italrecuperi, CoopCasaBagnoli, l’azienda edile dei Pacifico, un’impresa del vesuviano. Solo quest’ultima pare, alla fine, abbia inviato la busta con l’offerta.
Una cifra però subito dichiarata non idonea dalla commissione di Bagnolifutura, la Società di Trasformazione Urbana partecipata “proprietaria” dei suoli, che aveva indetto l’asta.

Il lotto in vendita ha una superficie di 16mila metri quadri. Il piano urbanistico prevede vengano realizzate su di esso case, uffici, negozi, infrastrutture.

La base d’asta era di 21 milioni, un prezzo utile alla Stu presieduta da Omero Ambrogi per far fronte ai 300 e più milioni di debiti accumulati nel corso delle precedenti gestioni. “L’esito della gara conferma – spiega Ambrogi, ex magistrato – certo il permanere di difficoltà che ancora non rendono pienamente appetibili i lotti messi in gara, ma, a differenza del passato, vi sono state quattro manifestazioni di interesse e un’offerta ritenuta inidonea solo perché formulata con modalità non corrispondenti a quelle previste dal bando”. Aggiungendo che a giorni sarà indetto un nuovo bando di vendita, il quarto, a questo punto, dopo che a nulla è valso frazionare ulteriormente l’area oggetto dell’asta, precedentemente ampia il doppio.

Alla base del flop vi sono molteplici ragioni. 
Da un lato il fatto che i lavori sull’area sono fermi, e le infrastrutture già costruite scivolano da tempo verso la fatiscenza: Turtle Point, Centro Benessere della Porta del Parco, Parco dello Sport, sono da anni stati affidati a privati che ne hanno vinto gli appalti sulla gestione, senza però aver avuto il via libera per l’inizio delle loro attività.

Poi c’è la questione bonifica. Ferma al 65%, e costata circa 82 milioni, è da anni al vaglio della magistratura. Secondo fonti accademiche molto attendibili, si è trattato del procrastinarsi di uno sperpero di denaro pubblico che non ha affatto reso meno insalubre l’area di quella che per un secolo è stata una delle acciaierie più importanti d’Italia.

Infine, la mancanza di progettualità sull’intera area ex-industriale. L’idea di costruire un polo turistico e terziario in una località in cui la balneabilità è una chimera (non c’è ancora nessuna soluzione all’annoso problema della “colmata a mare”) rende – a ragione – scettici gli investitori.

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Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=9846&utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=ancora-unasta-flop-bagnoli-non-si-vende-queste-le-ragioni

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