Lo spreco di Napoli

di Amalia De Simone, da “Corriere.it”, 14-02-2013

Via Gianturco 112. C’è un edificio talmente malridotto che l’unica cosa che si salva, e che nonostante le dimensioni si nota immediatamente, è una piccola madonnina bianca e celeste. Intorno finestre sventrate, porte fradice, immondizia, pneumatici, topi. Alzando lo sguardo si vede in lontananza una struttura in lamiera talmente arrugginita e cadente che sembra quasi un pezzo di archeologia industriale. Per questo rudere, e purtroppo non è l’unico, il comune di Napoli paga un canone. E’ in affitto dal 1962 anche se non lo utilizza, anzi ormai lo ha del tutto abbandonato. Eppure, siccome voleva farci un autoparco per i mezzi della nettezza urbana, ci ha realizzato anche una struttura in lamiera, tra l’altro sembra senza licenza edilizia e quindi di fatto abusiva.

La nettezza urbana in verità non manca: c’è immondizia ovunque tanto che la polizia giudiziaria ha sequestrato la struttura perché qualcuno ha pensato bene di trasformarla in una discarica depositando rifiuti di ogni tipo. Ebbene, per questo immobile il comune fino al 1995 ha pagato oltre un milione e 600 mila euro in seguito ad una sentenza del tribunale di Napoli. Dal 1995 al 2000 deve circa un milione e 300 mila euro a titolo di indennità di occupazione ai proprietari che non lo rivogliono indietro in questo stato. Il debito è stato già riconosciuto fuori bilancio ma non è stato ancora pagato. Infine per il periodo che va dal 2000 al 2012 dovrà spendere oltre 4 milioni e centomila euro che naturalmente graveranno sulla collettività.

Quello appena descritto è solo uno dei casi dei cosiddetti affitti inutili e cioè canoni pagati inutilmente dal comune. Uno spreco insopportabile in una città in cui si fa fatica anche a comprare la benzina per gli autobus. Ma non è finita qui. Ce ne sono altri due che non sono ancora venuti alla luce: il caso di Palazzo Carafa di Montorio, un edificio storico del centro antico, via San Biagio dei Librai, preso in affitto dal comune nel dopoguerra per metterci due scuole. Nel ’44 però ci fu un incendio che danneggiò alcuni appartamenti. Da allora il comune non ha mai provveduto a ricostruire l’immobile e così, fino al 2006, deve ai proprietari quasi 400 mila euro come indennità di occupazione, e un milione e ottocento mila euro per il periodo che va dal 2007 al 2012, risultando il palazzo tuttora nella disponibilità dell’amministrazione.

Dal centro all’area a nord della città: via Filippo Maria Briganti: qui il comune aveva preso in affitto una struttura per la direzione dei servizi di nettezza urbana. Nel 1997 gli uffici sono stati trasferiti ma il comune non ha potuto riconsegnare l’immobile perché lasciato in cattivo stato. E così deve quasi 90 mila euro come indennità di occupazione fino al gennaio 2007 e ben 29 mila euro per la fornitura di energia elettrica. Cioè la collettività paga quasi 30 mila euro di luce non si capisce bene perché e a chi, visto che quegli uffici dovrebbero essere vuoti. A questi soldi vanno aggiunti 170 mila euro di indennità fino a dicembre 2012.

Questi casi sono ancora al vaglio degli inquirenti ma Guardia di Finanza e Corte dei Conti, in pochi mesi, hanno già individuato una serie di episodi del genere calcolando un danno di oltre 6 milioni di euro alle casse dello Stato per i fitti passivi. I magistrati della procura della Corte dei Conti, in particolare, sono riusciti ad ottenere sentenze di condanna per liste di amministratori che negli anni si sono avvicendati nella gestione della macchina comunale con sequestri di beni. Nei provvedimenti veniva sempre in evidenza l’inefficienza della macchina amministrativa. «Il fenomeno che abbiamo scoperto non immaginavamo fosse così esteso – spiega il procuratore regionale della Corte dei Conti Tommaso Cottone – Si tratta di sprechi ingenti e inutili per le casse dello Stato e per la collettività. Tra l’altro ho l’impressione che su questa faccenda così sconcertante, c’è una sorta di gioco delle parti e di intreccio di interessi. Da un lato c’è l’inefficienza del Comune che non ha restituito questi beni e che sta quindi dilapidando le risorse pubbliche, dall’altro lato c’è invece il proprietario che in genere non ha nessun interesse alla restituzione dei beni in quanto dalla mancata restituzione lui riesce ad avere i canoni di affitto originari che rappresentano un’entrata molto appetitosa per loro».

I casi sono tanti e tutti perlopiù esaminati dal procuratore Ferruccio Capalbo e dai finanzieri del nucleo spesa pubblica guidati dal comandante Massimo Gallo e dal comandante del nucleo di Polizia Tributaria della finanza Nicola Altiero. Ad esempio c’è un palazzo in via Ferrante Imparato, zona orientale di Napoli, che fu preso in affitto per sistemarci due scuole ed una biblioteca. Quando però le strutture furono trasferite alcune persone occuparono i vari locali e il comune ha continuato a pagare i canoni di locazione. Un atto di generosità compiuto fino al 2012 e che è costato ai contribuenti 690 mila euro per la scuola Scialoja, 687 mila euro per la scuola media Cortese e 666 euro per la biblioteca Labriola. Storia simile anche per gli uffici della ex circoscrizione di via Poggioreale. Uno dei casi più eclatanti riguarda quello degli uffici del servizio tributi del comune per cui prima furono fittati 4 piani di una torre e poi furono avviati i lavori in un’altra struttura ma il trasferimento non avvenne immediatamente. Questa storia ha causato un danno complessivo all’erario per circa 4 milioni e mezzo di euro.

«Il dirigente che aveva indicato i lavori di ristrutturazione da fare – spiega il comandante Gallo – fece presente, quando era ormai tutto pronto per il trasferimento, una serie di situazioni che aveva dimenticato di individuare prima». «Si è contemporaneamente pagato sia il fitto di tutti e quattro i piani della sede originaria – aggiunge il procuratore Capalbo – sia il fitto per i nuovi piani acquisiti. In un primo periodo i piani acquisiti erano vuoti e quindi il comune pagava due sedi per uno stesso ufficio. In un secondo momento, quando poi c’è stato il trasferimento, si è continuato a pagare il fitto della vecchia sede pur utilizzando un solo piano di quattro per l’archivio. Quello che è paradossale è che quando siamo intervenuti noi e la Guardia di Finanza, il Comune si è ricordato di avere una sede adatta all’archivio, tanto che poi lo ha effettivamente trasferito lì». Quanto tempo dopo è tornata la memoria al comune di Napoli? «Credo che ci siano voluti decenni», conclude Capalbo. Gli sprechi dovuti agli affitti inutili non riguardano solo il Comune di Napoli ma anche l’ente Provincia che ha preso in affitto un edificio per sistemarci una scuola alla periferia nord di Napoli, in via Veneto. Successivamente la scuola è stata trasferita altrove, la struttura è stata occupata e vandalizzata e la provincia dovrà ai proprietari un milione e settecento mila euro. La domanda più banale da porsi è: questi enti hanno banche dati da cui risultano cosa pagano, a chi e perché? Risponde Gallo: «No. Proprio per questo, temo si trovino in questa situazione». E poi annuncia un cattivo presagio: «Lavoreremo ancora sul tema perché crediamo che nella stessa barca si trovino anche altri enti come Regione e Asl».

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Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=9755&utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=lo-spreco-di-napoli

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