Hub di Grazzanise: 70 anni di promesse non mantenute
da www.denaro.it, 06-02-2012
14 febbraio seduta monotematicadel Consiglio regionale sul progetto del nuovo aeroporto campano. Per Vetrella lo scalo va realizzato ma il Governo non dà fondi
L’aeroporto si farà. Anzi no. La vicenda dello scalo di Grazzanise restituisce come poche altre quanto sia anomala, per dir così, la cognizione del tempo della politica nostrana. E’ dal 1938 (ebbene sì, da settantaquattro anni) che gli amministratori discutono della necessità di dotare la Campania di uno scalo alternativo a quello di Capodichino, già allora ritenuto angusto, pericoloso e inquinante per l’ambiente, insomma non all’altezza di una città come Napoli. Una parola risolutiva (almeno per ora) sarà data in Consiglio regionale martedì 14 febbraio nel corso di una seduta monotematica in cui a rappresentare la Giunta regionale sarà l’assessore regionale ai Trasporti e alle Attività produttive. Sentire cosa avrà da dire l’assessore sarà interessante anche perché non più di venti giorni fa, nel corso della presentazione del Nuovo Piano Regionale dei Trasporti, Vetrella affermava perentorio: “Il nuovo aeroporto di Grazzanise va fatto”. “Per la sicurezza dei miei figli – aggiungeva – non me la sentirei di tenere un aeroporto nel centro di un’area così densamente popolata come Capodichino”. Ma non è solo una questione di sicurezza a spingere l’assessore a puntare sull’infrastruttura casertana. “Il nuovo Hub di Grazzanise serve anche perché Capodichino non è, né può essere, uno scalo commerciale. Con il nuovo aeroporto – concludeva Vetrella – la Campania potrebbe diventare un centro strategico per il trasporto merci per tutto il Mezzogiorno. Si darebbe un senso e degli obiettivi di tutt’altro spessore agli scali interportuali già presenti sul territorio”. Due giorni dopo però interviene sull’argomento il presidente della Regione Campania Stefano Caldoro, che afferma: “L’aeroporto non si farà, non ci sono fondi e l’infrastruttura non rientra tra i progetti strategici del Governo”.
Lo stop arriva dopo una serie di riunioni con il presidente del Consiglio Mario Monti, i ministri competenti e il commissario Ue per le politiche regionali Johannes Hahn. Gli investimenti verranno concentrati sulla metropolitana cittadina, sui porti di Napoli e Salerno e sull’alta velocità Napoli-Bari.
Primi a mobilitarsi, dopo questa notizia sono i sindaci del Basso Volturno, che tengono un comizio unitario a Grazzanise per ribadire il loro “più aperto dissenso a una decisione che potrebbe rappresentare la definitiva perdita dell’ultima chance per una zona che nello scalo aeroportuale aveva riposto le proprie speranze di riscatto economico e sociale”. Sulla questione viene sollevata anche un’interrogazione parlamentare, da parte di Stefano Graziano del Pd, al ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera,nella quale tra l’altro si chiede perché “tenere ferma una grande opera a causa di un iter poco trasparente, opera che avrebbe dovuto essere completata nel 2012”. E invece è tutto fermo. E lo è, come si diceva, dall’ante-guerra. Come ricorda l’ingegnere aeronautico Giovanni Iorio in un dossier di 500 pagine sulla “Maxibeffa di Grazzanise”, l’ipotesi di un nuovo scalo regionale cominciò a ventilarsi già negli anni ‘30, quando avrebbe dovuto realizzarsi a Lago Patria, che nei piani avrebbe dovuto funzionare anche da idroscalo. Poi più nulla, se non una serie indefinita di promesse rinnovate in occasione di ogni campagna elettorale.
Uno scossone sembra esserci nel 1998, quando la Regione Campania decide di rendere l’aeroporto militare di Caserta agibile anche per l’uso civile, prospettando da subito la “necessità” di farne uno scalo intercontinentale in grado sia di decongestionare Capodichino sia di attrarre in Campania nuovi passeggeri dalle altre regioni del Centro e del Mezzogiorno.
Da allora, con cadenza regolare, seguono numerosi incontri “decisivi” col Ministero, due protocolli d’intesa (l’ultimo nel febbraio del 2008), e la concessione alla Gesac, già titolare della gestione dell’aeroporto di Napoli, della titolarità all’ampliamento della concessione di gestione sull’aeroporto casertano. Ma niente si muove. Almeno per quel che riguarda la realizzazione dell’infrastruttura, perché tutt’intorno il mondo cambia, si vola con più facilità, nascono le compagnie low cost e il traffico su Capodichino cresce a dismisura.
In un dossier pubblicato lo scorso giugno l’Enac (l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile), parla apertamente in un dossier di “rischio di saturazione”. “Capodichino – si legge nel dossier – mostra una capacità massima di circa 10-11 milioni di passeggeri, soglia di saturazione che sarà raggiunta entro il 2020-2025”. A complicare le cose intervengono inoltre anche altre criticità, dalla localizzazione in piena area urbana alla sua complessa accessibilità. I punti deboli di Capodichino, secondo il rapporto stilato per l’Enac dalle società Oneworks, Kpmg e Nomisma, “risiedono da un lato nella impossibilità di crescita e di sviluppo all’interno di un tessuto urbano consolidato, che risente dell’impatto acustico generato, e dall’altro nell’inaccessibilità fortemente penalizzata dalle condizioni di circolazione sugli archi autostradali a cui lo scalo si collega”.
Cercasi, insomma, disperatamente un nuovo hub.
• 1939: Progetto di idroscalo a Lago Patria
• 1971: Piano nazionale degli aeroporti
• 1972: Piano regolatore generale di Napoli
• 1986: Piano generale dei trasporti (Dpcm)
• 1993: Piano regionale dei trasporti
• 1998: Delibera regionale sul “riattamento” di Grazzanise all’uso civile
• 1999: Protocollo di intesa Ministero dei Trasporti-Giunta regionale
• 2000: Accordo di programma
• 2008: Secondo protocollo di intesa Ministero dei Trasporti-Giunta Regionale
• 2009: Concessione dell’aeroporto alla Gesac
• 2011: L’Enac riconosce Grazzanise aeroporto strategico
• 2012: Il Governo non ritiene l’aeroporto tra i progetti strategici
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