La catastrofe da “un milione di morti”: “segreto di stato” e affari dietro la possibile eruzione del Vesuvio

di Maria Melania Barone, da http://www.you-ng.it, 06-02-2013

Ci fu chi disse che il bradisismo di Pozzuoli “faceva paura”, ma gli esperti affermarono che “era normale”. Qualcuno lanciò l’allarme il 10 marzo 2012 a causa delle 100 scosse registrate in una sola ora sul Vesuvio, ma la stampa nazionale preferì tacere. Il bollettino dell’Osservatorio Vesuviano relativo a quel mese considerava infatti solo 32 eventi sismici. E se qualcuno provava a dire che l’attività della Solfatara potesse essere collegata all’attività eruttiva vesuviana, veniva etichettato come “cialtrone”. Non bastarono nemmeno gli sciami sismici di quest’estate ad allertare l’Osservatorio Vesuviano che continuava con estremo ritardo a pubblicare i risultati delle scosse vagliate in Commissione.

Nel frattempo la Nato ha evacuato il suo quartier generale a Bagnoli (3 Dicembre 2012) dopo 59 anni di attività sul posto, suscitando così la commozione dei politici locali. Poi, dopo ben due mesi, il Vesuvio comincia a fumare… nel silenzio generale.

Riguardo alla chiusura della base NATO di Bagnoli la stampa ha preferito parlarne con un retrogusto poetico, concentrandosi maggiormente sulla vista “di Capri e Posillipo” che sarebbe mancata ai militari una volta rientrati in patria. Ed è di queste vedute pittoresche capaci di sollecitare l’emotività degli americani, che ha preferito dissertare l’Huffington Post Italia, “giornale sponsorizzato da ENI” che di trivelle se ne intende abbastanza, come ci ricorda la Professoressa D’Orsogna nel suo blog. Soltanto Gianni Lannes ha scritto: “questo è un segreto militare, meglio non far sapere nulla ai sudditi italioti”.

Effettivamente, dalla stampa e dagli istituti di ricerca, nessuna parola sui fumi che fuoriescono dal cono vulcanico.

La città partenopea ospita «il più pericoloso complesso vulcanico del mondo», come dichiarò lo stesso Daily Mail nel 2011: si tratta del complesso dei Campi Flegrei circondato a sua volta da un secondo arco vulcanico marino. Come ciliegina sulla torta, Napoli vanta anche il Vesuvio, il vulcano dalle “eruzioni esplosive” più famoso al mondo.

Tutto intorno c’è la speculazione edilizia e ben 800 mila abitanti che guardano ammirati il grande Monte che ancora sembra riposare. Sembra, per l’appunto, perché sono migliaia le scosse registrate durante l’ultimo anno. “Si tratta di un’attività sismica normale quella vesuviana”, afferma l’Osservatorio ma, a destare sospetti, non è tanto l’intensità delle scosse, quanto la sempre crescente frequenza. Intanto le costruzioni sono aumentate quasi del 150% nell’arco di 50 anni (da 73.141 a 187.407 edifici per imperioso che va dal 1951 al 2001). La popolazione è incrementata del 53,6%.

Come se non bastasse arriva il progetto CFDDP deep drilling project a creare ulteriore disagio. Il progetto si propone di trivellare la zona flegrea con dei “pozzi pilota”. Il primo è quello di Bagnoli, la cui costruzione è terminata il 1 Dicembre 2012 raggiungendo una profondità di 502 metri. Altri pozzi sono in fase di progettazione e possono arrivare ad una profondità di 4mila metri.

POZZI GEOTERMICI - Quello che molti non sanno è che, proprio nel territorio campano sono stati costruiti oltre una decina di pozzi geotermici. L’operatore che ha condotto le ricerche è l’AGIP. Tutti i pozzi, pur raggiungendo una profondità di oltre 2600 metri, non sono produttivi.

Il Pozzo di Bagnoli però potrebbe raggiungere una profondità di 4 mila metri. Precisamente dopo aver raggiunto una profondità di 3800 metri, dovrebbe proseguire superando i 4 mila con un’inclinazione verso Pozzuoli. Anche se  il CFDDPè un progetto nato per studiare variazioni della crosta terrestre alle grandi profondità, in modo da prevedere terremoti o eruzioni, c’è chi non esclude che il pozzo possa costituire una prima sperimentazione per un progetto geotermico più vasto da attuare nell’area flegrea.

E’ stato proprio il consigliere Antonio Luongo infatti a parlare di impianti geotermici in quest’area, ma non nella zona di Bagnoli Futura. In verità il consigliere ha fatto riferimento adimpianti geotermici superficiali e non invasivi. Resta quindi da capire cosa si intende con “superficiali” e con “non invasivi”. I lavori nel 2014, dovrebbero proseguire non senza una valutazione della Commissione Grandi Rischi (CGR) se prima non c’è stata almeno la valutazione dell’Osservatorio Vesuviano (OV). Qualora non dovesse pervenire alcuna valutazione (il che, per un progetto così delicato sarebbe di per sè uno scandalo) dovrebbe essere il Sindaco stesso o i comitati locali a richiederla. E’ stato lo stesso INGV infatti a dichiarare che potrebbero esserci degli effetti traducibili in scosse sismiche di media o piccola intensità nelle zone interessate dall’estrazione di flussi geotermali.

Cosa è accaduto nel Dicembre 2012? E’ stato lo stesso Direttore dell’Osservatorio Vesuviano, Marcello Martini, a dire che nel mese di dicembre dello scorso anno sono state registrate “delle variazioni significative dei parametri sismici, geochimici e di deformazione del suolo, rispetto ai livelli standard“.

Nel frattempo si sono avvertite molte scosse nella zona vesuviana, non tutte riportate dall’INGV. Ma la Regione non ha ancora stabilito con la Protezione civile un piano di evacuazione adeguato. Anzi, si pensa che sarà quasi impossibile evacuare anche a causa della caduta dei lapilli e dell’intasamento delle strade. L’eruzione si può prevedere fino a tre giorni di anticipo. Nel frattempo si registrano centinaia di scosse superficiali il cui ipocentro è proprio il condotto magmatico e ai lati del cono ci sono frequenti emissioni di fumo.

Nel ricordare alla Regione Campania e alla Protezione Civile che il periodo di Quiescenza non durerà per sempre, si attende con ansia la delimitazione più precisa della zona rossa che dovrebbe essere pubblicata dalla Regione Campania entro il 31 Marzo 2013, come ha dichiarato il Presidente della Protezione Civile della Campania ed ex capo dei servizi segreti Franco Gabrielli. Solo allora infatti, si potranno conoscere le modalità ed i piani di evacuazione. Si stima infatti che la “grande eruzione” che i geologi attendono da tempo e che sembra essere sempre più vicina potrebbe causare la morte di oltre un milione di persone, non solo a causa dei gas e delle ceneri che investirebbero la città, ma soprattutto per il calore che, con oltre 600 gradi, fagociterebbe i centri abitati fino ad un raggio di 20 km dal cono vulcanico.

ZONA GIALLA: 96 COMUNI 1.100 KM QUADRATI, CIRCA 1.100.000 ABITANTI (tra cui anche alcuni comuni delle zone di Benevento, Avellino e Salerno oltre al centro storico di Napoli)

ZONA ROSSA: 18 COMUNI, 200 KM QUADRATI (da 353.172 a 551.837 abitanti)

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Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=9610&utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=la-catastrofe-da-un-milione-di-morti-segreti-di-stato-e-affari-dietro-la-possibile-eruzione-del-vesuvio

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