Questa visita porti la grazia
di Rita Bernardini pubblicato su il Giorno – ed. Milano, il 05/02/13
Se il Presidente della Repubblica visitasse San Vittore capirebbe molti dei cosiddetti «eccessi pannelliani» e riuscirebbe a ricredersi sulle «miserevoli polemiche» che attribuisce al leader radicale a causa delle sue quotidiane denunce. Visitando le celle il Presidente scoprirebbe che spesso in quelle di 7 metri quadri sono ristretti tre detenuti e in quelle di 13 ve ne sono 9 o 10 (nemmeno 1,5 mq a testa!).
Scoprirebbe inoltre che lo Stato non fornisce a tutti i detenuti gli sgabelli e i mobili per riporre gli effetti personali perché altrimenti diverrebbe pressoché impossibile muoversi in cella; senza considerare che dentro questi loculi quasi tutti sono costretti a trascorrere almeno 20 ore al giorno nella più completa inattività e spesso privati di cure sanitarie essenziali. D’altra parte le cifre parlano chiaro: a San Vittore oltre 1.600 detenuti sono stipati in 712 posti letto.
Sarà straziante per il Presidente vedere in faccia la realtà specie se si è scelto di non ascoltare gli oltre 130 giuristi capeggiati del Prof. Andrea Pugiotto che a settembre lo scongiuravano di inviare un messaggio alle Camere proprio per responsabilizzare il Parlamento sulla necessità di intervenire con «prepotente urgenza» come ebbe a dire lo stesso Capo dello Stato circa 18 mesi fa ad un convegno radicale – «sul punto critico insostenibile cui è giunta la questione, sotto il profilo della giustizia ritardata e negata, o deviata da conflitti fatali tra politica e magistratura, e sotto il profilo di principi costituzionali e diritti umani negati per le persone ristrette in carcere».
Sarà un dolore lancinante quello che proverà a San Vittore, soprattutto dopo la recente sentenza pilota della Corte europea dei diritti dell’uomo che ha definito «strutturali» i trattamenti inumani e degradanti nelle carceri italiane. Per Strasburgo già 3 metri quadrati a detenuto configurano trattamenti ai limiti della tortura, e a San Vittore siamo ben al di sotto.
Come potrà il Presidente guardare negli occhi quei detenuti ristretti nelle gabbie di uno Stato fuorilegge, lui che lo Stato lo rappresenta al suo massimo vertice? Forse si affretterà a concedere a molti la grazia o la commutazione della pena, come previsto dal comma 11 dell’art. 87 della Costituzione. Non avverrà ma sia almeno concesso di sognarlo.
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