Pannella accusa de Magistris e difende Cosentino
di Claudia Sparavigna pubblicato su Roma, il 01/02/13
«Ma quale Napoli Arancione, questa è Napoli zozza». Così Marco Pannella, nel capoluogo partenopeo per aprire la campagna elettorale dei Radicali della lista “Amnistia, giustizia e libertà“, giudica la città amministrata da Luigi de Magistris. «Qui ci stanno rubando anche i colori prosegue – il rosso è andato, il verde è della Lega. Restano il bianco e il nero, ma sceglieranno tutti il nero, il bianco puro non è adatto a nessuno». Poi, spiega Pannella, «non sono deluso da de Magistris, avrei voluto dargli una mano, ma lui ha pensato che volessi raccomandargli qualcuno». Quel qualcuno è Aldo Loris Rossi, che il leader dei Radicali aveva consigliato al sindaco per rivedere alcune questioni urbanistiche, preoccupato anche per i piani di evacuazione in caso di eruzione del Vesuvio. «Non si sa quando – dice Pannella – ma è una cosa che accadrà di certo, ma il piano d’emergenza è fallimentare, non ci sono vie di fuga. La classe dirigente locale e nazionale deve dare priorità a questa battaglia e fare più investimenti tecnologici». C’è anche un’altra questione che sta molto a cuore a Pannella: nel capoluogo campano c’è il carcere più affollato d’Europa, quello di Poggioreale.
E proprio partendo da questo dato, chiede di riaprire il dibattito sull’amnistia, tema cardine della campagna elettorale. «Sono anni che mi arrabbio – dice – perché per realizzare l’aula bunker hanno smantellato due laboratori che furono costruiti nel 1936». Riguardo la condanna all’Italia per l’irragionevole durata dei processi e la condizione ai limiti delle carceri, Pannella spiega: «Siamo uno Stato delinquente, canaglia, nemmeno gli stati fascisti, nazisti e comunisti sono stati condannati così. E c’è l’assenza totale di dibattito su questi temi durante le elezioni-bidone». Restando in tema di giustizia, prende poi le difese dell’ex sottosegretario, Nicola Cosentino. «All’epoca della richiesta di autorizzazione all’arresto – racconta – leggemmo le carte e non trovammo niente. Cercammo anche di parlare con Roberto Saviano, ma non fu possibile perché non era in Italia. Mentre per Alfonso Papa qualcosa nelle carte c’era. Dopo la sua conferenza stampa, ho voluto un pranzo con Cosentino in un ristorante nei pressi del Senato. Ho interrotto lo sciopero della fame perché volevo confrontarmi con lui. Il suo è un processo delicato che dura ormai da due o tre anni».
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