Comitato di Radicali Italiani: caro Marco, sicuro che siano “stronzate” gli appelli dei “militonti”?
di Fabrizio Ferrante, da www.epressonilne.net, 02-02-2013
È in corso in questi giorni il Comitato Nazionale di Radicali Italiani. Come ampiamente prevedibile dopo aver seguito la Direzione (clicca qui) l’occasione sta costituendo l’occasione nella quale dirsi pane al pane e vino al vino, rompendo alcuni silenzi che pure dai radicali della nostra città erano vissuti come assordanti. Non appare corretto in questa fase e in questo spazio, tracciare un giudizio finale su un Comitato, il cui unico dato finora certo è l’elezione di Michele Capano alla presidenza. Si segnalano, infine, le dimissioni di Irene Testa dalla Direzione e dal movimento, mentre si fa sempre più strada l’ipotesi di un nuovo congresso radicale, sebbene non sia ancora chiara la natura e la bandiera sotto cui far riunire l’assemblea.
Come anche evocato da interventi in Comitato, la sensazione è quella di vivere una coda dell’ultimo congresso. Tornano – ammesso che siano mai andati via – cavalli di battaglia come il ruolo della Lista Pannella e quello dei vertici di Radicali Italiani, oltre a new entry come le alleanze o la selezione delle candidature. In questo numero dirò la mia, sebbene non si possa omettere di partire da quanto accaduto venerdì scorso a Napoli. Come preannunciato – abbiamo valide fonti – dal Radicale Libero, Marco Pannella è giunto nella nostra città per presentare la lista di scopo “Amnistia, Giustizia e Libertà” oltre che per sostenere alcuni dibattiti in tv su alcune emittenti locali. Pannella e il suo “cerchio magico” hanno omesso di informare i candidati – tra cui chi vi scrive che lo aveva appreso nell’esercizio delle sue funzioni di cronista – del fatto che la lista in cui essi sono inseriti sarebbe stata presentata al pubblico. Sede della conferenza stampa, il Terminus Hotel. Proprio quel Terminus che grazie a tanti incontri pubblici sulla Giustizia organizzati dai Radicali “Per la grande Napoli” ha visto – per altro in sale più grandi e con più persone in platea – la presenza di importanti interlocutori del mondo politico, dell’avvocatura e dell’associazionismo. Ma per la presentazione della lista per l’amnistia, la giustizia e la libertà, i radicali “di strada”, quelli dei 70 presidi a Poggioreale in un anno, quella stessa Poggioreale senza la quale neppure ci si sarebbe presentati in Campania, non erano evidentemente graditi. Qualche giorno prima, io stesso ho parlato con Marco Pannella a Torre Argentina, ricordandogli il nostro lavoro e informandolo di quanto lo richiedessero e lo amassero i parenti dei detenuti che rappresentano la vera base radicale a Napoli, a sostegno dell’associazione Per la grande Napoli.
Niente “Grande Napoli” ma spazio al sempre verde Aldo Loris Rossi, oltre a un nostro concittadino capolista al Senato ma che mai chi vi scrive ha avuto il piacere di conoscere o di vedere in strada negli ultimi due anni – anche se la sua latitanza è ben più datata – e a persone che tutto hanno fatto in queste settimane, meno che contribuire alla presentazione della lista. Naturalmente sarebbe stato eccessivo parlare di carcere aNapoli senza chi ha fatto la lotta e senza un pubblico degno di questo nome – no Mazzotta, no party – e dunque il discorso è virato su un altro ever green pannelliano, il rischio Vesuvio. Nulla di male ma, come maliziosamente sottolineato anche da Rodolfo Viviani in Comitato rivolgendosi a Pannella: “a Napoli abbiamo centinaia di persone per la lotta che soprattutto tu hai voluto e che fai? Vieni qui, non ci inviti e ti metti a parlare del Vesuvio…”. La sgradevolezza e la durezza della risposta di Pannella – che ha bollato come “stronzate” le istanze dei napoletani, espresse in particolare da Roberto Gaudioso – può essere constatata ascoltandola sui siti radicali. In ogni caso, come sottolineato da Luigi Mazzotta, “a Napoli ci sentiamo come i Radicali degli anni ’70″ e non saranno queste piccole beghe interne e partitocratiche – a proposito, avendo un cerchio magico, un po’ di partitocrazia già c’è alle nostre latitudini, per rispondere alla provocazione di un compagno – a modificare l’azione politica e ciò in cui i radicali napoletani credono. Idea spillette docet. Un po’ come faranno le compagne foggiane, che hanno espresso concetti simili di disagio misto a orgoglio radicale attraverso Antonella Soldo, compagna giovane ma decisamente tosta. Un appunto, del tutto personale, sulla formazione delle liste.
Detto del dissenso più totale in rapporto ai capilista – Mazzotta, in una lista pro Amnistia meritava di essere numero uno al Senato in Campania – urge sottolineare lo sgradevole criterio utilizzato per compilare le altre posizioni. L’uso dell’ordine alfabetico è sintomatico di due fattori: il primo è che manca totalmente la lungimiranza e che, a bocce ferme ma prevedendo un voto prima o poi imminente, nessuno si è curato di dare un peso all’attività politica dei singoli militanti. Essendo pochi non sarebbe stato così complicato. Il mio decimo posto in lista alla Camera è, dunque, finto. Esso deriva dall’iniziale del mio cognome, la “F” e non denota un peso, una valutazione. Mi sarebbe piaciuto apparire per ultimo, sapendo che prima di me c’erano persone scelte con criterio o magari non essere candidato, visto che eravamo già pieni di persone con più esperienza e con un maggior contributo da poter garantire. In quel caso, sarei stato felicissimo di svolgere la mia semplice attività di militante. Cosa che, evidentemente, non serve per essere pesati né per stare in posizioni di privilegio che, in casi eccezionali, potrebbero perfino portare a qualche elezione decisamente poco o nulla avente a che fare con la migliore storia radicale. Almeno in Campania. Di conseguenza, il secondo aspetto che emerge è che i militanti sono considerati poco più che una massa informe di cui disporre a proprio piacimento. Non è così e lo dice uno che ha “capito” l’affaire Storace e non tende a gettare la croce solo addosso a Mario Staderini e a Michele De Lucia, responsabili solo in parte di una situazione figlia delle troppe ambiguità sui centri decisionali. Inoltre, tengo a ribadire che la mia tessera 2013 a Radicali Italiani l’ho già acquistata e solo per questo, forse, qualche critica in libertà sarà accolta con qualche sorriso rilassato in più e qualche “vaffa” in meno. Di questi tempi, del resto, anche 200 euro fanno la differenza.
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