Casapound di Napoli, il re della pizza e l’ultrà tra gli alleati dei neonazisti

di Leandro Del Gaudio, da www.ilmattino.it, 26-01-2013
NAPOLI – Quando c’era da menare le mani, lo sbocco era quasi scontato. In piazza, o nel vicolo, all’esterno dell’Università o nei pressi della sezione Berta, c’erano anche loro: i tifosi, o meglio, quelli che si distinguono negli scontri con supporter avversari o con la polizia, in occasione delle partite del Napoli. Neofascisti e teppisti da stadio, c’è un capitolo investigativo che riguarda le cosiddette «bestie», quelli che hanno la fama di picchiatori, allenati alla guerriglia, evidentemente simpatizzanti della causa sostenuta dalla frangia estrema di Casapound.

E non è tutto. Inchiesta in corso, agli atti delle indagini anche i soldi offerti ai militanti napoletani di Casapound da un imprenditore nel ramo della ristorazione, «un camerata che possiede quaranta pizzerie a Napoli e provincia» e i contatti politici tra Roma e la sezione Berta di via Foria.

Partiamo dalla guerriglia di stadio, dall’abbraccio con gli hooligan. È uno dei capitoli dell’inchiesta che vede coinvolti oltre trenta facinorosi di estrema destra, lo sfondo delle indagini napoletane culminate due giorni fa nell’emissione di dieci misure cautelari. Teppisti da stadio, picchiatori di estrema destra, c’è un filone tutto da esplorare alla luce di fotografie e intercettazioni passate al setaccio in questo periodo. Ed è così che tra i 38 indagati spunta il nome di Giustino Zecconi, classe ’74, coinvolto in questa storia per una rissa in via Porta di Massa contro alcuni esponenti dei collettivi studenteschi.

Avrà modo di raccontare la sua storia nel corso del prosieguo delle indagini. Trame nere a Casapound, c’è chi strizza l’occhio agli hooligan: «Sono indisciplinati – dice uno degli arrestati – ma delle bestie quando si tratta di menare le mani». Inchiesta del pm Luigi Musto e dell’aggiunto Rosario Cantelmo, accertamenti in corso: i carabinieri del Ros puntano a definire la zona di contatto tra frange di estremisti in nome di una squadra o di un’ideologia.

E non è tutto. Agli atti altri due punti potenzialmente densi di sviluppo: è il capitolo finanziamento di Casapound, degli sponsor più o meno occulti dei neonazi oggi sotto inchiesta; e quello degli sponsor politici, contatti romani che avrebbero sostenuto la causa del gruppo partenopeo. In cella, sono finiti Enrico Tarantino, Giuseppe Savuto, mentre ai domiciliari Emmanuela Florino, Aiello Fiengo, Giuseppe Guida, Massimo Marchionne, Giovanni Salvatore, con obbligo di dimora per Andrea Coppola, Raffaele Palladino, Alessandro Mennella, si indaga su soldi e politica.

Chi sono gli sponsor dei presunti estremisti di Casapound? A leggere la misura del gip Francesco Cananzi, c’è una intercettazione ritenuta decisiva. È il 15 gennaio del 2015, quando Enrico Tarantino si confida ai presunti soci Giuliano Coda, Andrea Coppola, Giuseppe Savuto, Luigi De Martino e racconta come arrivano i soldi in sezione: «Li vedi questi soldi – dice Tarantino al centro della sezione Berta di via Foria – ce li ha dati un camerata, uno che possiede una quarantina di pizzerie tra Napoli e provincia e ci ha dato un contributo, lui è miliardario e ci ha dato una cosa di soldi».

Poi c’è il legame politico: da Roma arrivano direttive a quelli di Napoli. Poi, alcuni militanti partenopei si sforzano di trovare sponde con esponenti della destra nazionale, per ottenere la legittimazione di un corteo che avrebbe dovuto infiammare Napoli il 26 novembre di due anni fa. A muoversi è Tarantino, che prova a contattare il presidente del Consiglio provinciale Luigi Rispoli, che incarica Emmanuela Florino di contattare Luciano Schifone (anche se non è chiaro se sia avvenuto questo contatto, ndr) e altri esponenti della destra nazionale per ottenere un sostegno, una sponsorizzazione.

Qual è l’obiettivo del gruppo di via Foria? Sfilare nel centro di Napoli («ora De Magistris non può dire di no», si legge), con un obiettivo mirato: un volto pacifico, come a Bolzano («dove sembrava la marcia della pace», dice uno dei militanti) per poi passare ai dati di fatto. Ed è il punto cruciale, che costa arresti e perquisizioni: un appuntamento per il quale Napoli doveva riempirsi di picconi, di mazze ferrate, di bombe incendiarie, almeno a sentire quelli di «macchia nera», i trenta picchiatori di via Foria che leggono Hitler, che intascano soldi da un industriale della pizza, sotto l’ombrello di una copertura politica tutta da esplorare.

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Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=9518&utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=casapound-di-napoli-il-re-della-pizza-e-l%25e2%2580%2599ultra-tra-gli-alleati-dei-neonazisti

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